Uccide il padre e brucia il cadavere: convalida del fermo
"Il ragazzo è molto provato, traumatizzato", spiega il suo legale. Forse un taglierino l'arma usata dal 23enne
CASALE – E’ stato convalidato il fermo di Guglielmo Beccuti, 23 anni, accusato di aver ucciso il padre, Pietro (61 anni), e di aver dato fuoco al cadavere nel giardino della loro villetta. Il ragazzo è difeso dall’avvocato Paolo Antonio Missineo: “E’ molto provato, traumatizzato da quello che è successo – ha spiegato il legale – Le indagini sono ancora in corso, si tratta di una situazione molto delicata, un dramma familiare che lo ha travolto”. Alla base della tragedia ci sarebbe una lite col padre poi degenerata. L’arma del delitto potrebbe essere un taglierino.
Le indagini sono affidate alla Polizia, diretta dalla Procura di Vercelli nella persona del sostituto procuratore Mariaserena Iozzo. Molti, ancora, gli aspetti da definire. Le tensioni tra padre e figlio potrebbero essere riferite a futili motivi, e ai continui rimproveri del 61enne.
Sarà l’autopsia a dover definire con certezza l’arma con cui è stato ucciso Pietro Beccuti, e quando siano state appiccate le fiamme. L’esame autoptico e le indagini di polizia scientifica dovranno confermare quanto raccontato dal giovane ai magistrati. Sembra esclusa l’ipotesi di altre persone coinvolte nel delitto.
Sul posto del delitto sono intervenuti gli agenti del Commissariato di Casale e i colleghi della Squadra Mobile di Alessandria.