Paradisi fiscali e finanza etica: l’impatto nascosto sulle imprese
Oltre il 50% del commercio globale transita nei paradisi fiscali, causando gravi perdite ai bilanci pubblici
Vorrei parlare oggi di alcune curiosità relative ai paradisi fiscali, alla tassazione degli utili per le imprese che ricorrono ad accorgimenti vari al fine di non far tassare, o di detassare i propri utili.
Le aziende multinazionali utilizzano al meglio le loro competenze legali e amministrative per registrarsi nei paesi con una tassazione a loro più favorevole, per esempio:
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Le aziende di navi da crociera si orientano verso paesi con legislazioni con minori vincoli riguardo i casinò o la somministrazione di alcolici;
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Le aziende che trasportano carichi pericolosi si orientano verso Paesi con legislazioni “deboli” relativamente alle normative ambientali;
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Altre aziende possono orientarsi verso i Paesi con legislazioni più compiacenti verso la sicurezza e gli orari di lavoro.
E così si trovano Paesi dove si registrano un gran numero di società di Hedge Fund o di Compagnie assicurative(stati con agevolazioni finanziarie) o di Compagnie petrolifere.
Esiste poi una sorta di indice di segretezza delle informazioni finanziarie che facilita gli abusi fiscali, il riciclaggio e lo sfruttamento dei diritti umani.
I principali paradisi fiscali
Quali sono i Paesi con più alto indice di segretezza finanziaria (attribuendo pesi e misure con appositi calcoli)?
Usa, Hong Kong, Svizzera, Gran Bretagna, Lussemburgo (fondi di investimento), Germania.
Altre fonti indicano inoltre questi Paesi:
Isole Cayman (nessuna imposta reddito società), Bermuda (tassazione quasi nulla per società straniere), Paesi Bassi(strutture fiscali complesse; sedi di holding), Irlanda (regime agevolati per proprietà intellettuali – sedi di industrie farmaceutiche e tecnologiche), Singapore (sedi di holding), Panama.
Oltre il 50% del commercio mondiale passa attraverso i paradisi fiscali, grazie al fatto che una multinazionale può, in base al principio di tassazione degli utili nel paese dove hanno avuto origine, far transitare gli stessi utili su Paesi con tassazione bassa o nulla.
Un esempio concreto
Un’impresa produce scarpe, per esempio negli Usa (stato A), la produzione avviene in un paese (Corea – stato C) al costo di 10 e rivenduto nei paesi A a 100.
Con un passaggio diretto l’impresa dovrebbe pagare tasse sugli utili pari a 90.
Se però l’impresa apre una filiale (B) in un paradiso fiscale, e crea una triangolazione, vende alla filiale B a 10 e rivende ai paesi A a 100.
Se nel paese B la tassazione è nulla risulta che il profitto è stato realizzato nel paradiso fiscale B.
Le perdite fiscali per l’Italia
Secondo alcune stime, il nostro paese ha una perdita enorme di capitali a seguito del percorso esemplificato prima, si stima pari a 10 Mld di Euro anno le entrate perse a causa di tutto quanto spiegato ora; e questo è dovuto in gran parte a paradisi fiscali in paesi della stessa Europa
Gli argomenti poi spaziano fino al cosiddetto “riciclaggio verde”, ai tentativi della
Comunità internazionale di porre rimedi a questi problemi e all’indicazione delle “reti di cittadini” che spingono verso una lotta ai paradisi fiscali che devono cominciare in casa nostra
Gli stralci di questi argomenti si possono approfondire su: Capire la finanza, i paradisi fiscali, una pubblicazione di Fondazione Finanza Etica.