Cronaca
Le indagini
La Polizia sta indagando su una dozzina di persone, residenti per lo più nel Napoletano
2 Aprile 2025
ore
10:11
CASALE MONFERRATO – Si stringe ulteriormente il cerchio attorno agli autori del colpo da 15 milioni di euro (tra denaro contante, oro, orologi e altri beni) messo a segno nel caveau della filiale Intesa Sanpaolo di Casale Monferrato. A distanza di un anno e mezzo dal colpo, la Procura della Repubblica di Vercelli sta indagando su undici persone, tutte di nazionalità italiana, sospettate di aver preso parte al colpo che, nel novembre 2023, portò al saccheggio di 253 cassette di sicurezza su 1.440 contenute nei locali blindati dell’istituto bancario. Secondo la ricostruzione investigativa, i ladri sono entrati nel caveau tramite un tunnel sotterraneo scavato partendo da un immobile situato al fondo di via Lanza, passando per la rete fognaria cittadina e riuscendo infine a violare la camera blindata dopo aver forzato le pareti. La ricostruzione degli inquirenti Su chi sta indagando la Polizia? Secondo la Procura, Marco Scutto avrebbe avuto un ruolo primario nella pianificazione e nella direzione del colpo, organizzando le operazioni e dirigendo le attività degli altri indagati. Gennaro Russo e Giuseppe Russo, sarebbero stati incaricati della vigilanza esterna, e avrebbero svolto funzione di controllo per evitare l’intervento delle forze dell’ordine. Mario Palma potrebbe essere colui che affittò i locali commerciali utilizzati come base logistica e punto di accesso al tunnel, predisponendo anche il materiale necessario per lo scavo. Giuseppe Semerano, Francesco Saponaro e Angelo Laveneziana sarebbero ritenuti responsabili delle attività tecniche legate alla realizzazione del tunnel, operando con attenzione per non destare sospetti. Sofia Yannakos, Gennaro Esposito e Giuseppe Esposito avrebbero partecipato in fasi diverse alle operazioni di effrazione, trasporto e gestione dei materiali. Andrea Cerbone, infine, avrebbe fornito supporto nella fase di redistribuzione del bottino in altre regioni, in particolare in Campania. La maggior parte dei soggetti coinvolti risulta residente in Campania e Puglia, solo alcuni hanno abitato per qualche tempo in Piemonte o nel Lazio. Cinque degli indagati sono residenti in diversi quartieri di Napoli. Questo dato rafforza l’ipotesi investigativa secondo cui il nucleo centrale del gruppo abbia origini partenopee, con contatti e legami operativi consolidati nel territorio. Dalla Puglia provengono invece tre soggetti, mentre due indagati risultano domiciliati nel Lazio. Solo una delle persone indagate, Mario Palma, aveva residenza ufficiale a Casale Monferrato, pur mantenendo un domicilio anche a Napoli. Le indagini hanno documentato l’uso di mezzi noleggiati – tra cui un Fiat Doblò, una Peugeot Partner e un Ford Transit – utilizzati per il trasporto del materiale da scavo e del bottino. Le tracce biologiche Nel corso dei sopralluoghi, gli investigatori avevano rinvenuto tracce biologiche sia nel tunnel che all’interno del caveau. E la Polizia Scientifica è stata incaricata di effettuare accertamenti genetici sul mate...