Junior, è Media Day
La Novipiù incontra la stampa a 24 ore dal vincente debutto contro Oregon. Le prime sensazioni di coach Crespi, capitan Pierich e compagni
La Novipiù incontra la stampa a 24 ore dal vincente debutto contro Oregon. Le prime sensazioni di coach Crespi, capitan Pierich e compagni
Che il basket sia una disciplina con radici, prima di tutto culturali, profondamente diverse dal calcio è un fatto ormai risaputo. Se mai ce ne fosse bisogno, un’ulteriore prova la si è avuta con il “Media Day”, un’iniziativa promossa dalla Junior Casale per farsi conoscere dalla stampa. Un’occasione preziosa, per chi lavora nel settore, di prendere contatto più da vicino con coach Crespi e la ciurma con la quale affronterà l’epica sfida della A1, che ormai è alle porte. In un PalaFerraris in via di ristrutturazione (già di per sé entrare e non vedere più l’antiestetica struttura per le arrampicate fa una certa impressione) i giocatori sfilano uno ad uno davanti a taccuini e microfoni, sempre disponibili a concedere una battuta in più pochi minuti prima del consueto allenamento del sabato. “Un’ iniziativa davvero ben riuscita” – spiega Alessandro Spinoglio, addetto stampa della Junior – “ed in ogni caso questo sarà il primo di una serie di eventi con i quali cercheremo di coinvolgere la città, a partire dalla presentazione ufficiale che con ogni probabilità verrà fatta a giorni in centro (non c’è ancora nessuna ufficialità, ma si pensa al 12 settembre in pieno centro, ndr) e passando per un altro incontro con il pubblico che faremo qui vicino, alla Cittadella”. E’ una Junior che vuole farsi conoscere dunque, e che vuole coinvolgere quanto più possibile una città che, in ogni caso, sta ben rispondendo all’invito a suon di abbonamenti, nonostante la “minaccia” di qualche partita da disputare a Novara. Foto ufficiali per squadra e staff, qualche tiro coinvolgendo anche chi il cestista non lo fa come professione giusto per scaldarsi un po’ e poi quattro chiacchiere con la stampa, per cercare di raccontare quali siano le sensazioni che il gruppo sente alla vigilia di un’avventura così prestigiosa ed importante.
“E’ un qualcosa di incredibilmente emozionante” – spiega capitan Pierich – “soprattutto per me, dato che insieme a Ferrero sono quello che ha più anni di esperienza in questa compagine. Giocare in A1 con questi colori addosso è un’emozione paragonabile a quelle che abbiamo vissuto qui qualche mese fa quando la A1 ce la siamo conquistata con una finale incredibile. Adesso il nostro obiettivo deve essere anzitutto quello di tenerci stretto quello che abbiamo conquistato”. Sulla stessa linea d’onda Ferrero: “Giocare in A1 è un’emozione forte, anche perchè personalmente è il coronamento non solo di un sogno ma anche di un percorso intrapreso, un percorso che ho iniziato anni fa nelle giovanili e che mi ha portato fin qui. Se penso a cos’ero io e a cos’era la Junior qualche anno fa e a cosa siamo ora mi viene solo da dire che faremo di tutto, persino lottare con unghie e denti pur di tenerci questa A1, che sarà un campionato durissimo e pieno di insidie ogni domenica”.
E poi non bisogna scordare che c’è chi è arrivato da pochissimo, da terre molto lontane, e anche se non ha vissuto le emozioni della promozione ha comunque trovato un bellissimo ambiente in cui crescere professionalmente e non solo. Questa è la storia, ad esempio, di Janning (nella foto sotto),che a vederlo sembra un ragazzino nel corpo di un gigante. “Non conoscevo Casale” – spiega l’americano – “ma posso dire di aver trovato una città davvero bella, e confesso che si mangia veramente bene. E’ vero, non conoscevo Casale ma avevo già avuto modo di incontrare coach Crespi in Summer League e ho subito avuto una buonissima impressione. Ho notato che qui in Italia si fa molta attenzione alla preparazione fisica, molto più che in U.S.A., ma anche se devo tararmi su una metodologia diversa direi che qui mi trovo molto bene”. Quella di Temple (nela foto sopra a sinistra), volendo, è una storia ancora più bella, perchè lui pur di giocare in Italia e a Casale ha rinunciato a possibili esperienze in NBA, il campionato dei campionati nel quale lui, comunque, qualche esperienza ha già fatto: “Ho scelto Casale perchè Crespi cercava un giocatore esattamente con la mia mentalità e le mie caratteristiche. Sì, ha ragione Janning, in U.S.A. C’è una filosofia alla base della preparazione molto diversa, ma anch’io mi trovo bene così. Chiaro, preferisco l’allenamento pomeridiano in cui c’è più partita e, dunque, senso di competizione. Dalla stagione mi aspetto grandi sfide, e soprattutto di riuscire a far vedere che possiamo soprendere tutti con la nostra idea di basket”.
Già, l’idea di basket. Quel “basket democratico” che è il motto, il cavallo di battaglia di coach Crespi. Una filosofia, un modo di intendere basket in cui tutti sono parte di un insieme, nella singola partita, nella singola azione, nel singolo allenamento. Così si costruisce il gruppo, la squadra, il risultato. “Il risultato che si intende raggiungere” – spiega il coach dei miracoli – “è quell’idea di basket democratico, un risultato che possiamo ottenere solo ed esclusivamente se tutti crediamo nel lavoro che facciamo insieme. Ed in questo senso è essenziale che il singolo si senta parte di un lavoro, di un progetto collettivo. Facendo un esempio, in questa prima parte di preparazione abbiamo fatto un tipo di lavoro basato molto sulla preparazione fisica, con una metodologia che per i ‘nuovi’ (Janning, Trapani, Temple, Dunigan ndr) è un qualcosa di assolutamente diverso rispetto alle loro abitudini. Eppure ho visto la voglia di adattarsi per il risultato comune, e questo deve essere il nostro punto di forza. Sono soddisfatto di questa prima parte di preseason, e ora ci affacciamo ad un mese di amichevoli importanti: di solito programmavamo 10 amichevoli, quest’anno invece ne abbiamo volute fare 12 di cui 11 contro squadre di A1 perchè è cosi che vogliamo partire, sentendoci subito dentro al contesto, vera e propria parte di questa categoria. Una categoria – conclude il tecnico – che è di livello assoluto, perchè al di là delle tre squadre di Eurolega tutte le restanti possono essere definite grandi”.
Junior inclusa, aggiungiamo noi. Perchè basta un’ora a tu per tu con l’ambiente, con questi giganti dal cuore grande così per capire che qualcosa di speciale bolle in pentola. Con la sola mentalità, è vero, non ci fai risultato ma certamente metti giù il primo mattone del successo. Un successo che l’anno scorso si chiamava promozione e che quest’anno invece prende il nome di salvezza. Tutta da guadagnarsi con le unghie e con i denti.