Processo Eternit, la difesa: “De Cartier va assolto”
Continua il Processo Eternit che vede imputato il barone De Cartier e il magnate svizzero Schmidheiny. Le difese chiedono l'assoluzione dei loro assistiti e contestano le accuse mosse dai magistrati
Continua il Processo Eternit che vede imputato il barone De Cartier e il magnate svizzero Schmidheiny. Le difese chiedono l'assoluzione dei loro assistiti e contestano le accuse mosse dai magistrati
I motivi che adduce l’avvocato per l’assoluzione del suo assistito sono che “prima del 1971 il barone de Cartier è stato solo amministratore di una società che aveva la partecipazione del 21% in Eternit, ma non c’é prova di alcuna ingerenza da parte sua nella gestione della multinazionale. Quell’anno lui diventò amministratore della Eternit ma non aveva nessuna delega: era soltanto un normale componente del cda che peraltro stava a mille chilometri di distanza. Infine se anche de Cartier avesse avuto una qualche possibilità di ingerenza all’interno della gestione delle fabbriche, quando è arrivato, secondo i dati epidemiologici consolidati, la gente avrebbe probabilmente già contratto le malattie per l’esposizione all’amianto, visto che ci si ammala oltre 30 anni dopo”.
Dopo la difesa di De Cartier è stato il turno dell’avvocato Astolfo Di Amato, difensore di Stephan Schmidheiny. Di Amato ha chiesto per il suo assistito che “venga sottoposto in via pregiudiziale alla Corte europea di Giustizia” perché, come si legge dal quotidiano La Stampa, “ha significativamente integrato i profili di reato del disastro ambientale e delle omissioni dolose di norme antinfortunitistiche, esattamente le accuse a Schmidheiny e a de Cartier”.
Il pool di magistrati coordinati dal sostituto procuratore di Torino Raffaele Guariniello, aveva chiesto una condanna di 20 anni per il magnate belga e l’ex dirigente dell’azienda Stephan Schmidheiny. I reati a loro contestati sono di disastro ambientale (per l’inquinamento e la dispersione nell’ambiente delle fibre di amianto) e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche negli stabilimenti di Cavagnolo (To) Casale Monferrato (Al) Rubiera (Re) e Bagnoli (Na).
Una sentenza dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno o i primi mesi del 2012