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Il Comitato vertenza amianto boccia ogni ipotesi di ritiro della parte civile
Pesce: tardiva alla vigilia della sentenza, doveva arrivare semmai molti anni fa. Demezzi: su un tema così cruciale sarà nostro dovere informare i cittadini e il Consiglio comunale e condividere con loro i prossimi eventuali passi da affrontare. Dura presa di posizione anche dei Democratici per Casale
Pesce: ?tardiva alla vigilia della sentenza, doveva arrivare semmai molti anni fa?. Demezzi: ?su un tema così cruciale sarà nostro dovere informare i cittadini e il Consiglio comunale e condividere con loro i prossimi eventuali passi da affrontare?. Dura presa di posizione anche dei Democratici per Casale
“Non siamo stati nè informati, nè coinvolti, quindi dovrò parlare al condizionale perché non sappiamo niente se non quello che abbiamo letto sui giornali”. Bruno Pesce del Comitato vertenza amianto (nella foto) così commenta le notizie apparse nei giorni scorsi sulla proposta che sarebbe stata avanzata dai legali di Stephan Schmidheiny, uno dei due imputati nel processo Eternit in via di conclusione al Tribunale di Torino (l’ultima udienza, salvo colpi di scena dell’ultima ora, è fissata per il 21 novembre prossimo) affinché il Comune di Casale, come era già avvenuto qualche mese fa per Cavagnolo, ritiri la costituzione di parte civile. Si tratterebbe di un “ragionamento” tra gli avvocati delle due parti che, però, dovrebbe venire approvato dall’amministrazione comunale casalese. Il sindaco Giorgio Demezzi, in una dichiarazione ha comunque detto che “su un tema così cruciale sarà nostro dovere informare i cittadini e il Consiglio Comunale e condividere con loro i prossimi eventuali passi da affrontare”. Ma, a prescindere da ogni uso del condizionale, ogni ragionamento o discussione o trattativa viene bocciata dal Comitato vertenza amianto e dall’Associazione familiari vittime amianto. Su questo punto Bruno Pesce è netto: “Non siamo informati e ne siamo stupiti. Comunque qualunque proposta possa o meno essere stata avanzata, alla vigilia della conclusione di questo processo è tardiva, diverso sarebbe stato il significato se fosse stata avanzata molti anni fa. Casale è la città martire dell’amianto e l’amministrazione deve fare molta attenzione a prendere delle decisioni nel merito”.
A prescindere da ogni considerazione etica quali sarebbero i termini della proposta?
Il Comune di Casale si è costituito parte civile nel processo penale contro Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis De Cartier, chiedendo un risarcimento danni pari a 30 milioni di euro complessivi (9 sono le spese documentate per la bonifica, il resto quello che è l’intervento stimato per le casse comunali per arrivare ad una città deamiantizzata ). I legali del magnate svizzero avrebbero offerto, secondo fonti di stampa, peraltro non smentite, 18 – 20 milioni al Comune affinché ritiri la parte civile. Ovviamente se accordo ci fosse questo riguarderebbe soltanto uno dei due imputati, non nobile belga, e non avrebbe influenza su una eventuale condanna penale. Certamente è un argomento che a Casale, molto più che altrove, è assolutamente sentito dalla popolazione. E il consigliere comunale Pietro Calonico, in un suo intervento commenta che “il dolore dei familiari delle vittime non potrà mai essere risarcito, non vi sarà mai nessuna somma di denaro che possa minimamente alleviare dolore e sofferenza”.
La possibilità che via sia anche solo un “ragionamento” (magari ipotizzato) tra gli avvocati di Schmidheiny e l’amministrazione comunale per il ritiro della costituzione di parte civile ai Democratici per Casale (gruppo rappresentato a palazzo San Giorgio dall’ex presidente del consiglio comunale Maria Merlo) proprio non va giù. Così hanno preso carta e penna e scritto di una nota, piuttosto dura, nella quale, partendo alla avvenuta transazione con il Comune di Cavagnolo, dove la condizione per una conclusione positiva della trattativa era il segreto, sottolineano che “il sindaco di un piccolo paese o di una grande città non può non sapere che il suo ruolo pubblico non gli permette di affrontare un argomento di tale gravità come se fosse una faccenda private”, tanto più che il sindaco di Casale è capofila dei 48 comuni che insieme lavorano per bonificare il territorio dall’amianto. Di qui la richiesta al primo cittadino casalse di “fare assoluta chiarezza e trasparenza su questa vicenda”. Evidentemente le dichiarazioni rese da Giorgio Demezzi nei giorni scorsi non sono state sufficientemente chiare a questa forza di opposizione.
A prescindere da ogni considerazione etica quali sarebbero i termini della proposta?
Il Comune di Casale si è costituito parte civile nel processo penale contro Stephan Schmidheiny e il barone belga Louis De Cartier, chiedendo un risarcimento danni pari a 30 milioni di euro complessivi (9 sono le spese documentate per la bonifica, il resto quello che è l’intervento stimato per le casse comunali per arrivare ad una città deamiantizzata ). I legali del magnate svizzero avrebbero offerto, secondo fonti di stampa, peraltro non smentite, 18 – 20 milioni al Comune affinché ritiri la parte civile. Ovviamente se accordo ci fosse questo riguarderebbe soltanto uno dei due imputati, non nobile belga, e non avrebbe influenza su una eventuale condanna penale. Certamente è un argomento che a Casale, molto più che altrove, è assolutamente sentito dalla popolazione. E il consigliere comunale Pietro Calonico, in un suo intervento commenta che “il dolore dei familiari delle vittime non potrà mai essere risarcito, non vi sarà mai nessuna somma di denaro che possa minimamente alleviare dolore e sofferenza”.
La possibilità che via sia anche solo un “ragionamento” (magari ipotizzato) tra gli avvocati di Schmidheiny e l’amministrazione comunale per il ritiro della costituzione di parte civile ai Democratici per Casale (gruppo rappresentato a palazzo San Giorgio dall’ex presidente del consiglio comunale Maria Merlo) proprio non va giù. Così hanno preso carta e penna e scritto di una nota, piuttosto dura, nella quale, partendo alla avvenuta transazione con il Comune di Cavagnolo, dove la condizione per una conclusione positiva della trattativa era il segreto, sottolineano che “il sindaco di un piccolo paese o di una grande città non può non sapere che il suo ruolo pubblico non gli permette di affrontare un argomento di tale gravità come se fosse una faccenda private”, tanto più che il sindaco di Casale è capofila dei 48 comuni che insieme lavorano per bonificare il territorio dall’amianto. Di qui la richiesta al primo cittadino casalse di “fare assoluta chiarezza e trasparenza su questa vicenda”. Evidentemente le dichiarazioni rese da Giorgio Demezzi nei giorni scorsi non sono state sufficientemente chiare a questa forza di opposizione.