Palla al centro, del Paese.
In Monferrato si torna a praticare gli sport locali, che riservano più di una sorpresa tra le pieghe della storia e della società.
In Monferrato si torna a praticare gli sport locali, che riservano più di una sorpresa tra le pieghe della storia e della società.
Anzi, molti: si chiamamo “sport sferistici” e si giocano con una palla, due squadre e un campo di terra battuta. Assistere a una partita di questo genere fa stupore, per l’insieme di elementi a cui non siamo abituati.
Innanzitutto, il luogo. Si gioca in mezzo alle case, perché questi giochi, cresciuti insieme ai paesi, ne hanno modellato la fisionomia: a Moncalvo come a Vignale, a San Giorgio come a Portacomaro, lo spazio è sempre uno slargo tra l’intreccio delle vie, circondato da alte mura di mattoni rossi, e nel mezzo un campo in terra battuta. Il campo da gioco degli sport locali ha un nome da film della Marvel, ma è lungo, stretto e autentico come i romanzi di Stefano Benni: si chiama “sferisterio”.
Uno dei più famosi è il campo di Vignale, dove oggi si disputa la finale di bracciale giovanile, una variante della pallapugno. Come si gioca? “Le tipologie di gioco sono due” – chiarisce Mauro Bellero, coordinatore federale di tamburello e palla pugno – “alla caccia o al cordino. La prima tipologia è quella della palla pugno (e del bracciale), in cui si gioca a tutto campo; la seconda quella del tamburello (e del tennis) in cui lo scopo è mandare la palla al di là della linea di mezzeria, su rimbalzo o al volo.” Curioso è il modo di colpire la palla: con un bracciale in legno (da cui il nome della disciplina in campo oggi), con un tamburello, o con fasciature più o meno elaborate. Il gesto del lancio è sempre scenografico, dovendo mandare la palla a distanze che raggiungono gli 80 metri!
Si gioca all’aperto ma anche nelle palestre, e non è una novità: quando nel 1789 il Terzo Stato diede inizio alla Rivoluzione Francese, si riunì nelle celebre Sala della Pallacorda. Nient’altro che un campo di gioco per gli sport sferistici! Ma l’origine è ancora più antica: al tempo dei Romani si giocava ad una sorta di pelota in tutto l’impero. Nel Medioevo, poi, ogni città sviluppò delle differenze, da cui la grande varietà di sport sferistici diffusi in tutti i Paesi latini – Francia, Spagna e Italia – tra il ‘500 e l’800. Nel XX secolo gli sport inglesi presero il sopravvento e questi giochi furono messi in secondo piano, ma sopravvissero a livello locale.
Qual è la situazione oggi? “Negli ultimi 10 anni la diffusione di questi sport è cresciuta. Grazie all’impegno di molti, grazie all’attività nelle scuole e grazie a siti web come www.losferisterio.it e www.tambass.org”, ci spiega sempre Mauro. “Il Piemonte è la Regione leader, con circa 100 società, seguito da Trentino, Lombardia, Veneto e Liguria. Nel Monferrato il trend è in crescita e sono coinvolte più di mille persone!” Difficile non cogliere il valore di un gioco che è anche cultura e si intreccia inestricabilmente alla valorizzazione dell’identità locale, tanto quanto il vino o le costruzioni in blocchi di tufo.
Casale, però, è lontana: “C’era una grande tradizione in questi sport. All’inizio del ‘900 a Casale assistevano alle partite migliaia di persone. Ma un po’ di presunzione e il basso livello dei dirigenti fino agli anni ’70 hanno fatto sì che altri sport scalzassero i giochi tradizionali dalla città, lasciandoli solo nei paesi. Mentre città come Alba ed Asti sono state più attente, a Casale si è lasciato estinguere tutto.”
Perché un giovane dovrebbe accostarsi a queste discipline? “Perché riflettono la sua sensibilità! Sotto i quindici anni, i ragazzi non amano più gli sport di contatto aggressivo. Gli stessi videogame a cui sono abituati, favoriscono nei bambini il confronto di testa, più che di corpo. E questi sono sport dove prevale appunto la tecnica, sulla prestanza fisica. In altre parole: qui di prepotenza non vinci.” La filosofia dello sport contemporaneo, per Mauro Bellero, è dunque questa: “Gli sport finora più in voga, come il calcio o il basket, hanno alle spalle un’organizzazione anglosassone, ma anche una filosofia prussiana: lo sport serviva per preparare i giovani alla guerra. Questa fu la filosofia del ‘900, e gli sport vi si adeguavano. Oggi invece torna l’arte del gioco senza gli estremi di prestazione fisica, senza gli spintoni. E’ la filosofia del domani, e fa ben sperare.”
Ma prima che a parole, la palla pugno e le sue varianti sono epidermicamente genuine. Si tratta di levare il superfluo: niente veline, niente telecamere; né fari, né sponsor di fama. Niente giri di soldi e di potere. Il gesto di colpire la palla sa delle cose semplici che appartenevano anche al calcio prima che diventasse spettacolo. Si sente il gusto del gioco. E il gioco ha un pregio: si gioca, appunto, e ci si sente protagonisti più che spettatori. E’ una lezione già nota: “Il più grande spettacolo…?”, Siamo noi!