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Casale accetta i 18 milioni di Schmidheiny, ma la città si divide
Via libera alle 3.30 del mattino all'offerta di Stephan Schmidheiny dopo sei ore e mezza di dibattito acceso. Con il centro destra votano Udc e Nuove Frontiere. Contro sinistra e centro sinistra. Per Romana Blasotti Pavesi dell'Afeva "un brutto giorno". Marco Botta (Pdl): "Accellerare da subito bonifiche e ricerca" (VIDEO ALL'INTERNO)
Via libera alle 3.30 del mattino all'offerta di Stephan Schmidheiny dopo sei ore e mezza di dibattito acceso. Con il centro destra votano Udc e Nuove Frontiere. Contro sinistra e centro sinistra. Per Romana Blasotti Pavesi dell'Afeva "un brutto giorno". Marco Botta (Pdl): "Accellerare da subito bonifiche e ricerca" (VIDEO ALL'INTERNO)
Sei ore e mezzo di dibattito, a tratti anche acceso, ma sempre rispettoso dei ruoli dei consiglieri hanno portato alle 3.30 del mattino di oggi, sabato, il consiglio comunale ad accettare l’atto di indirizzo proposto dall’amministrazione comunale con il quale si dà il disco verde per sottoscrivere la transazione con la società Becon, quindi con l’imputato svizzero del processo Eternit, Stephan Schmidheiny. A favore hanno votato – dopo una lunga maratona oratoria che ha visto protagonisti tutti i gruppi consiglieri ed il sindaco con un intervento nel quale spiegava i contenuti dell’atto ed una replica a braccio – la maggioranza di centro destra, la lista civica Nuove Frontiere e l’Udc. Contro Partito democratico, Sel – Sinistra Casalese, la lista civica Casale si cambia e i Democratici per Casale.
“E’ stato rotto il fronte di lotta all’amianto” ha commentato il capogruppo del Pd Davide Sandalo, ed effettivamente sulla questione del risarcimento si è spaccato un clima che era (quasi) sempre stato unitario negli anni passati. Due le angolature dalle quali leggere il problema che ha portato, come è stato ribadito da tutti i consiglieri, coloro che dovevano decidere ad una attenta riflessione: da un lato la ragione di “real politic” espressa dal sindaco e dal centro – destra che, pur condannando senza mezzi termini lo svizzero (il leghista Capra lo ha definito “criminale” anche se si è in attesa del giudizio di primo grado), ha messo in risalto quelle che sarebbero le difficoltà per cercare di venire a capo di una eventuale somma determinata dal tribunale di Torino per il risarcimento del danno. E, con questi soldi, unitamente a quelli già depositati dai circa 800 cittadini che hanno transato la loro posizione privatamente prima del processo, si potrà velocizzare sia la ricerca, sia la bonifica, come ha detto senza mezzi termini il capogruppo del Pdl Marco Botta. Il provvedimento è stato sostenuto anche da Carlo Caire di Nuove Frontiere (“è una vicenda nata male e finita male, Casale è stata lasciata da sola dallo Stato, sarei contrario ma, da pragmatico, appoggerò questa delibera) e da Giuseppe Primatesta che ha chiesto (e non ottenuto) che venisse scritto nell’atto che bonifica e ricerca erano prioritarie e i fondi sarebbero stati destinati solo ad esse, e che sia costituita una commissione indipendente che controlli l’utilizzo di questi fondi (richiesta accolta dal consiglio, il sindaco ha parlato in un Comitato di saggi).
Duri, e corretti, i toni delle opposizioni, da Fabio Lavagno di Sinistra Casalese – Sel, a Bargero, Iurato, Titti Palazzetti e Di Cosmo del Pd, Gilardino e Scagliotti di Casale si cambia, Maria Merlo dei Dermocratici per Casale. All’amministrazione sono state rinfacciati il diniego al consiglio comunale aperto, la trattativa con Schmidheiny, soprattutto prima della sentenza di primo grado, il poco dialogo. Il tutto in un clima non facile, data la presenza di numerosi giovani, anche dei centri sociali, e cittadini che hanno scandito slogan e gridato “Vergogna”, “Non vogliamo i soldi” ed altro, portando a diverse interruzioni della seduta con il presidente Grazia Bocca che ha ripetuto più volte “prego le forze dell’ordine di voler chiudere la porta”. E il consigliere di minoranza Lavagno a chiedere, a chi presente tra il pubblico di rispettare le opinioni di chi interveniva e di rispettare il suo ruolo. Infine, prima della dichiarazione di voto Romana Blasotti Pavesi, presidente Afeva, ha espresso la sua contrarietà all’intesa, in questo momento ed a queste condizioni, con un intervento dettato dalla passione di chi ha perso molti familiari per il mesotelioma ricordando che “proprio a febbraio sono 30 anni che mio marito Mario si è ammalato. Chi ha votato si non risponde alla sua coscienza. Io la mia l’ho pulita”. E fuori dall’aula è stata accolta da un coro “Romana, Romana”. Il sindaco Demezzi, che aveva chiesto di valutare l’offerta senza lasciarsi trasportare dalle emozioni, ancora forti, ha annunciato che al termine del mandato non si ricandiderà. Oggi si ricomincia e niente sarà più come prima.
“E’ stato rotto il fronte di lotta all’amianto” ha commentato il capogruppo del Pd Davide Sandalo, ed effettivamente sulla questione del risarcimento si è spaccato un clima che era (quasi) sempre stato unitario negli anni passati. Due le angolature dalle quali leggere il problema che ha portato, come è stato ribadito da tutti i consiglieri, coloro che dovevano decidere ad una attenta riflessione: da un lato la ragione di “real politic” espressa dal sindaco e dal centro – destra che, pur condannando senza mezzi termini lo svizzero (il leghista Capra lo ha definito “criminale” anche se si è in attesa del giudizio di primo grado), ha messo in risalto quelle che sarebbero le difficoltà per cercare di venire a capo di una eventuale somma determinata dal tribunale di Torino per il risarcimento del danno. E, con questi soldi, unitamente a quelli già depositati dai circa 800 cittadini che hanno transato la loro posizione privatamente prima del processo, si potrà velocizzare sia la ricerca, sia la bonifica, come ha detto senza mezzi termini il capogruppo del Pdl Marco Botta. Il provvedimento è stato sostenuto anche da Carlo Caire di Nuove Frontiere (“è una vicenda nata male e finita male, Casale è stata lasciata da sola dallo Stato, sarei contrario ma, da pragmatico, appoggerò questa delibera) e da Giuseppe Primatesta che ha chiesto (e non ottenuto) che venisse scritto nell’atto che bonifica e ricerca erano prioritarie e i fondi sarebbero stati destinati solo ad esse, e che sia costituita una commissione indipendente che controlli l’utilizzo di questi fondi (richiesta accolta dal consiglio, il sindaco ha parlato in un Comitato di saggi).
Duri, e corretti, i toni delle opposizioni, da Fabio Lavagno di Sinistra Casalese – Sel, a Bargero, Iurato, Titti Palazzetti e Di Cosmo del Pd, Gilardino e Scagliotti di Casale si cambia, Maria Merlo dei Dermocratici per Casale. All’amministrazione sono state rinfacciati il diniego al consiglio comunale aperto, la trattativa con Schmidheiny, soprattutto prima della sentenza di primo grado, il poco dialogo. Il tutto in un clima non facile, data la presenza di numerosi giovani, anche dei centri sociali, e cittadini che hanno scandito slogan e gridato “Vergogna”, “Non vogliamo i soldi” ed altro, portando a diverse interruzioni della seduta con il presidente Grazia Bocca che ha ripetuto più volte “prego le forze dell’ordine di voler chiudere la porta”. E il consigliere di minoranza Lavagno a chiedere, a chi presente tra il pubblico di rispettare le opinioni di chi interveniva e di rispettare il suo ruolo. Infine, prima della dichiarazione di voto Romana Blasotti Pavesi, presidente Afeva, ha espresso la sua contrarietà all’intesa, in questo momento ed a queste condizioni, con un intervento dettato dalla passione di chi ha perso molti familiari per il mesotelioma ricordando che “proprio a febbraio sono 30 anni che mio marito Mario si è ammalato. Chi ha votato si non risponde alla sua coscienza. Io la mia l’ho pulita”. E fuori dall’aula è stata accolta da un coro “Romana, Romana”. Il sindaco Demezzi, che aveva chiesto di valutare l’offerta senza lasciarsi trasportare dalle emozioni, ancora forti, ha annunciato che al termine del mandato non si ricandiderà. Oggi si ricomincia e niente sarà più come prima.
(Si ringrazia Alessandriainmovimento per i video e le foto)