Signor Sindaco, ma perché sulla offerta di Schmidheiny non facciamo un referendum?
La richiesta a Demezzi da due forze esterne al consiglio comunale. Ma è difficile che venga accolta, i tempi sono troppo stretti
La richiesta a Demezzi da due forze esterne al consiglio comunale. Ma è difficile che venga accolta, i tempi sono troppo stretti
La proposta arriva da due forze fuori dal consiglio comunale, gli Uniti per Casale, lista civica nata per impulso di Mario Oddone, uno tra i principali navigatori della politica casalese da oltre 40 anni (è stato vicesindaco, poi sindaco, poi consigliere di opposizione e con lui il Psi arrivà nel 1984 al traguardo del 25%, massimo storico raggiunto) e del Nuovo Psi. In sostanza viene chiesto a Giorgio Demezzi di sottoporre ad uno strumento di democrazia diretta la decisione se accettare o meno la proposta di 18 milioni e 300mila euro, contro il ritiro della costituzione di parte civile nel procedimento di Torino a suo carico. C’è, però, un problema, ovvero la procedura stabilita dal Comune di Casale per indire un referendum di tipo consultivo come quello proposto è piuttosto lunga e i tempi andrebbero oltre la data della sentenza di primo grado avanzata dai legali di Stephan Schmidheiny. Non sarebbe comunque la prima volta che i cittadini casalesi verrebbero convocati per una consultazione riguardante la vita della città. In un passato prossimo (erano gli anni Ottanta) si votò per dire si o no al nucleare ed alla chiusura del centro storico. E, in questo secondo caso, il risultato favorevole è stato alla base delle successive decisioni che hanno portato alla attuale zona a traffico limitato