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Un tribunale internazionale per Schmidheiny
L'idea è emersa nell'incontro di questa mattina alla Camera del lavoro di Casale Monferrato. Presenti rappresentanti di associazioni di mezzo mondo. Ancora molte difficoltà per combattere l'amianto. Il ruolo dell'Inail nei prossimi mesi
L'idea è emersa nell'incontro di questa mattina alla Camera del lavoro di Casale Monferrato. Presenti rappresentanti di associazioni di mezzo mondo. Ancora molte difficoltà per combattere l'amianto. Il ruolo dell'Inail nei prossimi mesi
Un tribunale etico internazionale che giudichi Stephan Schmidheiny per quello che rappresenta e per quello che ha fatto. L’idea è stata sollevata dal un giornalista spagnolo, Paco Puce, che da anni segue il problema dell’amianto nel corso dell’incontro che si è svolto questa mattina in Camera del Lavoro a Casale.
E’ stata una occasione per uno scambio di riflessioni, fatto davanti agli organi di informazione, tra i vari movimenti ed associazioni che si occupano di lotta all’amianto e di familiari di vittime del mortale manufatto. A riprenderla è stato anche Giuseppe Turedda, componente del Comitato di sorveglianza dell’Inail – dove, ha specificato, rappresenta i sindacati dei lavoratori – che si è soffermato anche sul fatto che mercoledì prossimo il Comitato voterà un ordine del giorno che conterrà la previsione di agire contro le aziende ritenute responsabili di avre omesso le misure di sicurezza e prevederà lo stanziamento del 30% delle regressioni per la ricerca contro il mesotelioma.
Inoltre per il 28 aprile, giornata internazionale delle vittime dell’amianto, l’Istituto presenterà un piano integrato sull’amianto, che si fonderà su quattro pilastri: la mappatura storica dell’amianto in Italia, il Registro nazionale degli esposti amianto, quali criteri adottare per la sorveglianza sanitaria e la ricerca e la cura basati su quattro centri in Italia, uno in Veneto, uno in Piemonte (“qui a Casale si sfonda una porta aperta”), uno in centro Italia e uno in Puglia. L’incontro, oltre ad un doveroso tributo da parte di tutti per il comitato Vertenza amianto, l’Afeva e le organizzazioni sindacali che hanno coronato così una lotta durata 30 anni (e tutti sono ben consci che si tratta di un punto di partenza e non di arrivo) è stato anche l’occasione per fare il punto delle difficoltà che nei vari continenti si trovano nel contrastare l’amianto per via dei fortissimi interessi che muove l’industria.
Nei Paesi latino – americani, ad esempio, è stata creata da Schmidheiny una Fondazione che, come ha evidenziato l’ospite spagnolo, talvolta intreccia il proprio percorso con quello di associazioni e di movimenti ambientalisti e non, andando così a condizionarli. “Occorrerà che chi ha ricevuto dei soldi, direttamente o indirettamente, li restituisca e chieda scusa alle vittime dell’amianto ed ai loro familiari”. E’ stato anche sottolineato che oggi i morti all’anno di amianto sono 150mila in tutto il mondo e che l’industria è sulla difensiva. E per questo non bisogna allentare, proprio ora, la tensione. Giovedì Afeva ed organizzazioni sindacali terranno, alle ore 17, un’assemblea all’auditorium San Filippo. Sarà il primo momento pubblico di confronto dopo la storica sentenza di Torino.
E’ stata una occasione per uno scambio di riflessioni, fatto davanti agli organi di informazione, tra i vari movimenti ed associazioni che si occupano di lotta all’amianto e di familiari di vittime del mortale manufatto. A riprenderla è stato anche Giuseppe Turedda, componente del Comitato di sorveglianza dell’Inail – dove, ha specificato, rappresenta i sindacati dei lavoratori – che si è soffermato anche sul fatto che mercoledì prossimo il Comitato voterà un ordine del giorno che conterrà la previsione di agire contro le aziende ritenute responsabili di avre omesso le misure di sicurezza e prevederà lo stanziamento del 30% delle regressioni per la ricerca contro il mesotelioma.
Inoltre per il 28 aprile, giornata internazionale delle vittime dell’amianto, l’Istituto presenterà un piano integrato sull’amianto, che si fonderà su quattro pilastri: la mappatura storica dell’amianto in Italia, il Registro nazionale degli esposti amianto, quali criteri adottare per la sorveglianza sanitaria e la ricerca e la cura basati su quattro centri in Italia, uno in Veneto, uno in Piemonte (“qui a Casale si sfonda una porta aperta”), uno in centro Italia e uno in Puglia. L’incontro, oltre ad un doveroso tributo da parte di tutti per il comitato Vertenza amianto, l’Afeva e le organizzazioni sindacali che hanno coronato così una lotta durata 30 anni (e tutti sono ben consci che si tratta di un punto di partenza e non di arrivo) è stato anche l’occasione per fare il punto delle difficoltà che nei vari continenti si trovano nel contrastare l’amianto per via dei fortissimi interessi che muove l’industria.
Nei Paesi latino – americani, ad esempio, è stata creata da Schmidheiny una Fondazione che, come ha evidenziato l’ospite spagnolo, talvolta intreccia il proprio percorso con quello di associazioni e di movimenti ambientalisti e non, andando così a condizionarli. “Occorrerà che chi ha ricevuto dei soldi, direttamente o indirettamente, li restituisca e chieda scusa alle vittime dell’amianto ed ai loro familiari”. E’ stato anche sottolineato che oggi i morti all’anno di amianto sono 150mila in tutto il mondo e che l’industria è sulla difensiva. E per questo non bisogna allentare, proprio ora, la tensione. Giovedì Afeva ed organizzazioni sindacali terranno, alle ore 17, un’assemblea all’auditorium San Filippo. Sarà il primo momento pubblico di confronto dopo la storica sentenza di Torino.