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Fallimento Iar – Sital: per i creditori “oltre il danno, anche la beffa”
Molte piccole aziende rischiano la crisi per una colpa non loro. L'allarmante dato da un'imprenditrice di Bozzole. In revocatoria chiesto quasi un milione di euro
Molte piccole aziende rischiano la crisi per una colpa non loro. L'allarmante dato da un'imprenditrice di Bozzole. In revocatoria chiesto quasi un milione di euro
La Iar di Ticineto, poi diventata Iar Siltal, era una delle “gemme” del mondo del freddo casalese. Ma a metà dello scorso decennio ha iniziato un crisi che l’ha portata il 16 giugno del 2006 alla amministrazione straordinaria con un decreto firmato dall’allora ministro dello sviluppo economico Bersani e la nomina di tre commissari, Silvano Montaldo, Giovanni Morzenti ed Antonio Rizzi. Iniziò così una cura “dimagrante” impressionante se è vero che i 1286 dipendenti che aveva nel 2005 erano diventati 5 sei anni dopo. E nel marzo dello scorso anno il Tribunale di Casale l’ha dichiarata fallita. Ma, intanto, questa triste vicenda ha generato un altro “mostro”. “I commissari dell’amministrazione straordinaria – spiega Elena Scagliotti, amministratore unico della Decograph di Bozzole, a suo tempo fornitore della Iar Siltal – hanno avviato con i relativi atti di citazione a giudizio davanti al Tribunale di Casale, le azioni revocatorie. In pratica si richiedono indietro i pagamenti che la azienda aveva effettuato a fornitori come noi nel periodo precedente la messa in amministrazione straordinaria. Il che è come dire oltre il danno la beffa. nel senso che, oltre a non prendere quanto ci spetterebbe per il periodo successivo, per cui ci si è insinuati nella procedura, adesso dobbiamo anche restituire quello che si era regolarmente percepito e ci spettava. E non si tratta di piccole somme, sono cifre che in un momento come quello attuale metterebbero in ginocchio un’azienda”. La Decograph d Bozzole non è la sola a trovarsi in questa situazione, ci sono anche altre piccole industrie ed imprese artigiane che, a suo tempo, erano state fornitrici di beni e di servizi per Ial Siltal, una tipografia, un autotrasportatore, una officina meccanica, un’impresa che produce materie plastiche. E questo soltanto se ci si limita al Casalese, ma potrebbero essere molte di più. Complessivamente dovrebbero restituire (ma cifra non è ovviamente esatta nel dettaglio) un milione di euro alla procedura. Alle richieste dei commissari le imprese si sono opposte con i loro legali ed entro il 9 maggio è stato chiesto di trovare con loro una transazione. Ma le imprese non ci stanno e meditano iniziative ad effetto: “Centinaia di piccole aziende già in crisi si trovano ad indebitarsi … per nulla – dice ancora Elena Scagliotti – Stiamo cercando di allearci e vorremo portare alla nostra controparte le buste paga dei nostri dipendenti e, magari anche le chiavi delle aziende”. Si tratta di un effetto collaterale, certamente non meno drammatico, ma sinora meno avvertito che potrebbe anche avere contraccolpi sotto l’aspetto dell’occupazione in una zona – quella del Casalese – che recentemente ha dovuto incassare anche la chiusura dello stabilimento Rdb di Occimiano. Questa volta, invece, lo scenario di rischio è aperto sulle piccole e medie imprese.