Home
I Dust a Pantagruel
Sabato 7 aprile la band a Casale Monferrato con una formula di acustico già sperimentata ed estremamente suggestiva che prevede la rotazione degli elementi e la presentazione di arrangiamenti delicati e intimistici
Sabato 7 aprile la band a Casale Monferrato con una formula di acustico già sperimentata ed estremamente suggestiva che prevede la rotazione degli elementi e la presentazione di arrangiamenti delicati e intimistici
I Dust si esibiscono sabato 7 aprile alle 22 al circolo Arci Pantagruel di Casale Monferrato (via Lanza 28) con una formula di acustico già sperimentata ed estremamente suggestiva che prevede la rotazione degli elementi della band e la presentazione di arrangiamenti delicati e intimistici.
“Una matrice ‘settantesca’ infonde in parte il lavoro dei Dust, nonostante la giovane età già alla soglia di una sorprendente maturità, sia nel confezionamento dei brani sia nella tensione fra ricerca melodica e irruenza rock. Con intelligenza e provocazione definiscono la loro musica ‘rock inglese sulle rive del Mississippi’, un paradosso in apparenza che riassume invece, con una buona approssimazione, le diverse anime della band […] Da qualche parte fra Nick Cave e l’indie rock più attuale […] Assolutamente promettenti e fuori dagli schemi preconfezionati di monti gruppi indie di oggi” scrive Fabio Cerbone su Rootshighway.it, a testimonianza di una commistione fra rock americano e umore tipicamente british riscontrabile anche nelle liriche visionarie i cui protagonisti sono sempre persone comuni e mai eroi.
I Dust infatti incarnano i suoni e l’immaginario di una band che ha stabilito casa fra gli Appalachi e il Mississippi affiancando però, all’immensità spaziale della Highway 61, uno sguardo fugace e rassicurante rivolto verso Big Ben e Tamigi, in un vero e proprio melting- pot fra classico e moderno.
Tra la fine del 2009 e il 2011 i Dust diventano qualcosa di più che un semplice sogno adolescenziale: suonano alla Casa 139 di Milano, al Fabrik Free Festival in apertura a The Niro, tengono una memorabile performance di tre ore al Paso di Bellinzona, aprono per Enrico Gabrielli e il suo progetto Der Maurer, per gli italo-olandesi The Filmakers e per i The Black Atlantic al Tambourine di Seregno. Fanno la propria focosa apparizione alla serata Milano Brucia del Magnolia prima di chiudersi in studio di registrazione per il loro primo vero prodotto discografico Kind che presentano in anteprima di fronte a centinaia di persone nel settembre scorso al Carroponte di Sesto San Giovanni. Lo scorso novembre, in piena onda malinconica autunnale, hanno aperto con delicatezza e poesia il concerto dei Green Like July all’interno della rassegna Hang the Electric Guitar che ha sede presso La Scighera di Milano. In seguito alla serata di presentazione ufficiale del disco all’Agorà di Cusano Milanino che ha contato circa 350 presenze, il sestetto ha collezionato altre due importanti occasioni per sfoderare il proprio repertorio migliore con le esibizioni acustiche a Vinilmania del 12 febbraio e al Matinèe di Santeria il 18 febbraio.
È proprio l’ep Kind il punto di arrivo e di partenza del sestetto. Registrato al Mono Studio di Milano e prodotto da Matteo Cantaluppi (The Record’s, Punkreas, Canadians) con l’aiuto di Matteo Sandri (Sananda Maitreya, Il Genio), esso vanta due tracce mixate da Paolo Alberta (Negrita) all’Hollywood Garage di Arezzo ed è stato masterizzato all’Ithil World Studio di Imperia da Giovanni Nebbia. Si compone di cinque canzoni inedite, dirette ed avvolgenti in cui l’urgenza del rock americano e l’approccio prettamente pop di umore british si intrecciano all’interno di una forma canzone moderna e senza tempo.
“Una matrice ‘settantesca’ infonde in parte il lavoro dei Dust, nonostante la giovane età già alla soglia di una sorprendente maturità, sia nel confezionamento dei brani sia nella tensione fra ricerca melodica e irruenza rock. Con intelligenza e provocazione definiscono la loro musica ‘rock inglese sulle rive del Mississippi’, un paradosso in apparenza che riassume invece, con una buona approssimazione, le diverse anime della band […] Da qualche parte fra Nick Cave e l’indie rock più attuale […] Assolutamente promettenti e fuori dagli schemi preconfezionati di monti gruppi indie di oggi” scrive Fabio Cerbone su Rootshighway.it, a testimonianza di una commistione fra rock americano e umore tipicamente british riscontrabile anche nelle liriche visionarie i cui protagonisti sono sempre persone comuni e mai eroi.
I Dust infatti incarnano i suoni e l’immaginario di una band che ha stabilito casa fra gli Appalachi e il Mississippi affiancando però, all’immensità spaziale della Highway 61, uno sguardo fugace e rassicurante rivolto verso Big Ben e Tamigi, in un vero e proprio melting- pot fra classico e moderno.
Tra la fine del 2009 e il 2011 i Dust diventano qualcosa di più che un semplice sogno adolescenziale: suonano alla Casa 139 di Milano, al Fabrik Free Festival in apertura a The Niro, tengono una memorabile performance di tre ore al Paso di Bellinzona, aprono per Enrico Gabrielli e il suo progetto Der Maurer, per gli italo-olandesi The Filmakers e per i The Black Atlantic al Tambourine di Seregno. Fanno la propria focosa apparizione alla serata Milano Brucia del Magnolia prima di chiudersi in studio di registrazione per il loro primo vero prodotto discografico Kind che presentano in anteprima di fronte a centinaia di persone nel settembre scorso al Carroponte di Sesto San Giovanni. Lo scorso novembre, in piena onda malinconica autunnale, hanno aperto con delicatezza e poesia il concerto dei Green Like July all’interno della rassegna Hang the Electric Guitar che ha sede presso La Scighera di Milano. In seguito alla serata di presentazione ufficiale del disco all’Agorà di Cusano Milanino che ha contato circa 350 presenze, il sestetto ha collezionato altre due importanti occasioni per sfoderare il proprio repertorio migliore con le esibizioni acustiche a Vinilmania del 12 febbraio e al Matinèe di Santeria il 18 febbraio.
È proprio l’ep Kind il punto di arrivo e di partenza del sestetto. Registrato al Mono Studio di Milano e prodotto da Matteo Cantaluppi (The Record’s, Punkreas, Canadians) con l’aiuto di Matteo Sandri (Sananda Maitreya, Il Genio), esso vanta due tracce mixate da Paolo Alberta (Negrita) all’Hollywood Garage di Arezzo ed è stato masterizzato all’Ithil World Studio di Imperia da Giovanni Nebbia. Si compone di cinque canzoni inedite, dirette ed avvolgenti in cui l’urgenza del rock americano e l’approccio prettamente pop di umore british si intrecciano all’interno di una forma canzone moderna e senza tempo.