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Dopo il deposito della sentenza Eternit i legali dell’Afeva studiano le impugnazioni in Appello
"In appello per tutti quelli che non hanno ottenuto il risascimento o sono stati rimandati alla causa civile" dice Bruno Pesce (Afeva)
"In appello per tutti quelli che non hanno ottenuto il risascimento o sono stati rimandati alla causa civile" dice Bruno Pesce (Afeva)
Settecentotredici pagine ed un elenco di nomi che ne occupa quasi duecento. In estrema sintesi è il “cuore” della motivazione della sentenza del processo Eternit depositata ieri, lunedì 14 maggio, nella cancelleria penale del Tirbunale di Torino. Il presidente Casalbore ed i due giudici a latere hanno ripercorso minuziosamente i quasi due anni di cammino giudiziario che ha portato il 13 febbraio scorso alla condanna in primo grado a 16 anni di reclusione nei confronti dei due vertici della società proprietaria della “fabbrica della morte” di Casale Monferrato e della Saca di Cavagnolo, il “benefattore” svizzero Stephan Schmidheiny ed il barone belga De Cartier De Marchienne. Per avere un commento reale nel merito del provvedimento giudiziario ovviamente occorrerà qualche tempo perché la sentenza, messa immediatamente in internet sul sito dell’Afeva, l’Associazione dei familiari vittime dell’amianto (e qui in allegato), è piuttosto corposa. Tecnicamente, però, ci sono due considerazioni da fare quasi all’istante: decorrono da ieri i termini per la presentazione di eventuali atti di impugnazione, sia da parte della difesa dei due imputati (condannati in primo grado), che delle parti civili, che del pubblico ministero. E, sempre da ieri, è possibile per le parti in favore delle quali sono state inflitte a Schmidheiny ed a De Cartier De Marchienne ed alle società loro collegate, delle provvisionali immediatamente esecutive, esigerle.
“I nostri legali nei prossimi giorni – dice il coordinatore della Vertenza amianto, Bruno Pesce – valuteranno il da farsi per la effettuazione dell’appello della sentenza di Torino riguardo alle parti civili che sono state escluse dal risarcimento dei danni, per quelle per le quali è stato rimandato alla causa civile il risarcimento dei danni senza la determinazione di una provvisionale perché non c’erano elementi sufficienti per determinarne l’entità, e per quelle per le quali è stata fissata una provvisionale immediatamente esecutiva che viene ritenuta troppo bassa”.
C’è poi un secondo momento e riguarderà le eventuali azioni da mettere in campo per il recupero delle somme, ingenti, determinate in primo grado a favore sia dei privati cittadini, sia delle associazioni come l’Afeva e Medicina Democratica, sia del Comune di Casale Monferrato che di altri comuni costituiti parte civile, che della Regione Piemonte. Proprio sotto questo aspetto c’era stato alcune settimane fa un primo confronto in municipio a Casale tra il sindaco Giorgio Demezzi e l’assessore al legale della Regione, il vice presidente Ugo Cavallera, di carattere strettamente tecnico e si era detto che ce ne sarebbe stato un secondo dopo il deposito della sentenza di Torino. E anche Bruno Pesce evidenzia che “adesso sarà necessario sederci attorno ad un tavolo e vedere quello che sarà il percorso da seguire, sempre che i due condannati non siano del parere di adempiere volontariamente”.
“I nostri legali nei prossimi giorni – dice il coordinatore della Vertenza amianto, Bruno Pesce – valuteranno il da farsi per la effettuazione dell’appello della sentenza di Torino riguardo alle parti civili che sono state escluse dal risarcimento dei danni, per quelle per le quali è stato rimandato alla causa civile il risarcimento dei danni senza la determinazione di una provvisionale perché non c’erano elementi sufficienti per determinarne l’entità, e per quelle per le quali è stata fissata una provvisionale immediatamente esecutiva che viene ritenuta troppo bassa”.
C’è poi un secondo momento e riguarderà le eventuali azioni da mettere in campo per il recupero delle somme, ingenti, determinate in primo grado a favore sia dei privati cittadini, sia delle associazioni come l’Afeva e Medicina Democratica, sia del Comune di Casale Monferrato che di altri comuni costituiti parte civile, che della Regione Piemonte. Proprio sotto questo aspetto c’era stato alcune settimane fa un primo confronto in municipio a Casale tra il sindaco Giorgio Demezzi e l’assessore al legale della Regione, il vice presidente Ugo Cavallera, di carattere strettamente tecnico e si era detto che ce ne sarebbe stato un secondo dopo il deposito della sentenza di Torino. E anche Bruno Pesce evidenzia che “adesso sarà necessario sederci attorno ad un tavolo e vedere quello che sarà il percorso da seguire, sempre che i due condannati non siano del parere di adempiere volontariamente”.
Quindi chiusa una pagina se ne apre un’altra, con l’Eternit bis sullo sfondo.