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Iannini si discolpa, e contrattacca
Nella mattinata di venerdi il centrocampista sfoga il proprio disagio in una conferenza stampa alla quale partecipano anche Peluso, Capellupo, Vignati, Gonnella e capitan Taddei
Nella mattinata di venerdi il centrocampista sfoga il proprio disagio in una conferenza stampa alla quale partecipano anche Peluso, Capellupo, Vignati, Gonnella e capitan Taddei
Quattro anni di Daspo, una pena pesantissima che si aggiunge alle tre giornate di squalifica. E’ questo l’amaro bottino raccolto da Gaetano Iannini alla luce di quanto è accaduto al termine di Casale-Virtus Entella, gara che ai nerostellati è costata la finale per salire di categoria. E’ successo di tutto, sia in campo che poco più tardi negli spogliatoi, e del resto ci si aspettava provvedimenti severi. “Non ho usato violenza contro i poliziotti, i comportamenti violenti non mi appartengono”, cosi esordisce il mediano seduto ad uno dei tavolini del Bar Sainz, locale spesso frequentato durante la settimana da diversi giocatori nerostellati. Insieme a lui ci sono anche i compagni di sempre, Capellupo, Gonnella, Vignati, Ciccomascolo e capitan Taddei. Giustifica le proprie azioni, il centrocampista, nella maniera più schietta possibile: “Ho sfondato il cordone di Polizia – ammette Iannini – ma solo perchè volevo raggiungere gli spogliatoi intimorito da quello che stava succedendo in campo, con l’invasione in atto, e comunque ho usato forza, non violenza”. Iannini fa anche chiarezza relativamente all’episodio della telecamera, contestatogli per aver ostruito violentemente un agente di Polizia mentre stava filmando gli eventi che hanno macchiato il post-gara di Casale-Entella: “La persona che stava filmando non era munita di distintivo, pensavo si trattasse di un giornalista non autorizzato, e in ogni caso ho solo messo una mano davanti all’obiettivo senza buttare nessuno a terra”
IANNINI LEGGE IL SUO COMUNICATO – Quanto finora detto è fondamentalmente il riassunto del comunicato ufficiale che il giocatore ha letto, davanti a giornalisti e compagni: “I comportamenti violenti non mi appartengono, mi sono stati attribuiti atti contro le forze di Polizia che non ho fatto. Nella mia famiglia mio padre è un Vigilie del Fuoco, quindi il rispetto per la divisa è fondamentale. Ci sono stati errori, equivoci e travisamenti del fatto. Ben presto le immagini mi daranno ragione: ho avuto spavento e pericolo per l’incolumità personale, per questo ho forzato il cordine di Polizia per andare negli spogliatoi. Ho usato forza, ma non violenza, perché pensavo che i militari impedissero ai tifosi di entrare nella rampa degli spogliatoi, non a noi tesserati. Poi è vero, ho messo le mani sulla telecamera, impedendo che il poliziotto facesse le riprese, ma credevo fosse un giornalista non autorizzato, visto che non aveva nessun distintivo. Anche un militare che era lì me l’ha confermato, infatti da quel momento non l’ho più toccato. Per questa serie di motivi rifiuto di essere sbattuto in prima pagina, è la mia storia da uomo e calciatore che lo dice: solo 3 ammonizioni in 40 partite quest’anno e una giornata di squalifica, oltre alle tre dopo Casale-Entella, che non contesto assolutamente perché qualche spintone con qualche giocatore ligure c’è stato. Ciò che mi amareggia di più è il divieto di entrare allo stadio, per questo ho dato atto ai miei legali (l’avvocato Gianluca Pucciero del foro di Napoli) di tutelarmi in tutte le sedi opportune. Sono napoletano doc, vengo da una città difficile ma non ho mai fatto nulla di male: non vorrei che in questo caso sia andato per luoghi comuni. Sono andato a salutare i tifosi, ho dato la maglia a loro, intanto gli arbitri erano scesi negli spogliatoi e dopo 50 secondi ho voluto andare giù. La cosa della telecamera è successa quasi un’ora dopo, qualcuno ci ha offeso, è arrivata la Polizia ed è successo il tutto. Mi hanno dato 4 anni come i peggiori ultras, non lo posso accettare: farò ricorso, andrò fino in fondo. Se è sbagliato è giusto che paghi, ma le immagini mi daranno ragione. Ora andrò a casa, mi dispiace terminare la mia storia a Casale così dopo due anni”.