Parole, passione e luoghi
Leditoria locale alla sfida della modernità. Tra tradizione e innovazione, ricostruiamo il filo rosso che lega le case editrici casalesi, allindomani della Fiera del Libro di Torino
L?editoria locale alla sfida della modernità. Tra tradizione e innovazione, ricostruiamo il filo rosso che lega le case editrici casalesi, all?indomani della Fiera del Libro di Torino
Dove si trova, innanzitutto, l’editoria a Casale? Non ci sono segni sul ponte, preceduto da un’immane rotativa a celebrare altre glorie cittadine. Forse vive un po’ dimessa, come certe passioni che non si osano dire, quasi fossero un lusso.
La troviamo in un ufficio, una prima casa editrice di Casale. In via Salandri. Qui opera l’editore Valterza, già grafico di professione, attirato al mestiere dalla “passione per l’odore del piombo” e passato dalle antiche macchine a carattere mobile, alla foto unità (tra i primi in Italia), fino agli attuali computer.
Di cosa si occupa l’editore Valterza? “Di riviste soprattutto, del settore industriale: Industria&Formazione e AAA Informazioni sono due periodici d’esempio, l’uno dedicato al settore del freddo e l’altro alla pubblica amministrazione”. I libri “sono una parte della nostra attività”, in ambito naturalistico e di storia locale, ma l’ultima pubblicazione è a fumetti: Come Silvio Piola, romanzo illustrato sul grande calciatore. Le difficoltà per i piccoli – “o meglio per i piccolissimi” – editori non mancano e sono legate principalmente alla diffusione, “per la quota pesante richiesta dai distributori sul costo di copertina”. Ma la soddisfazione “è quella di vedere, anche dopo anni, la pubblicazione in vendita sulle bancarella dei mercatini d’antiquariato”.
Le storie delle aziende che incontriamo, però, non riguardano solo vicende individuali: esse parlano di relazioni, come nel caso di un altro settore rilevante in città, quello religioso. La Portalupi Editore, sita in Strada Valenza, ha all’attivo un catalogo rigorosamente incentrato sul settore: vite di Santi, storia della chiesa, riflessioni su di una spiritualità al passo con i tempi. Una scelta e una vocazione, per il suo fondatore che ora è parroco di una nota chiesa cittadina. Nel filone della letteratura religiosa, inoltre, rientra anche una casa editrice dall’antico passato che è transitata tra le “mura” cittadine, per spostarsi poi altrove, non prima di aver lasciato dei segni che ancora oggi generano cultura.
Si tratta della casa editrice Marietti, nata a Torino nel lontano 1820 per iniziativa di Giacinto Marietti ed eredi, anch’essa dedita fin dalle origini ad una produzione religiosa – poi diversificata – e transitata a metà del ‘900 a Casale, fino al 1986. In questa data, l’attività si è spostata a Genova (e nel 2002 a Milano), ma è a questo punto che gli intrecci di persone si fanno più sorprendenti.
Piemme è un marchio noto nell’editoria nazionale e molti ricordano ancora la sua sede in via del Carmine, a Casale. Ma da cosa prende il nome? Dalle iniziali di Pietro Marietti, membro della famiglia di editori piemontesi, che inaugura questa nuova azienda nel 1982, arricchita poi con l’arrivo nel 1999 di Elisabetta Dani, esperta in editoria per ragazzi. Ecco così definiti i due rami in cui questa casa editrice vanta un indiscusso prestigio: i libri di argomento religioso e quelli per ragazzi, con la collana Il battello a vapore e soprattutto con Geronimo Stilton, divenuto un fenomeno mediatico anche fuori dai confini italiani. Tanto successo attira grandi interessi: la Mondadori acquista l’editore nel 2003 e la sede si sposta a Milano. Fine della storia?
Non ancora. Per seguirne gli sviluppi occorre tornare al 1988, quando nasce a Torino la casa editrice Sonda. A crearla è un giovane di 25 anni, Antonio Monaco, nato a Casale, dove ha frequentato il Liceo Scientifico e ha collaborato con la casa editrice Marietti appunto, sin dal 1974 (una passione di lunga data!). Monaco fa poi studi a Torino, fonda durante il servizio civile le Edizioni del Gruppo Abele, anno 1983. Lui e i suoi collaboratori “sondano” per anni la realtà editoriale italiana in un momento cruciale di rinnovamento, gli anni ’80 in cui vengono introdotte le nuove tecniche informatiche, e si orientano verso una scelta innovativa, per contenuti, per tipologia, per target: “sognavo un editore che elaborasse un progetto e si confrontasse con gli autori per realizzare un’idea comune” .
Nel 2003 Edizioni Sonda approda a Casale, ma non si tratta di editoria locale: “interagiamo con il territorio, collaboriamo in attività culturali, ma è al mercato nazionale che ci rivolgiamo”. E sulla collocazione in una città di provincia, l’editore dice: “una casa editrice nazionale, secondo noi, in provincia non può nascere, per un problema di massa critica; ma può vivere [questa la metafora del loro itinerario] se mantiene però i contatti con i centri metropolitani”. Ritroviamo anche qui una specializzazione nel campo dell’editoria per ragazzi (del cui settore Monaco è presidente nazionale), affiancato da un filone “animalista” e da una serie di pubblicazioni di carattere vario: guide, manuali, ricettari.
Sul sito c’è una pagina dedicata agli e-book. “Primavera digitale” si chiamava quest’anno la Fiera del Libro di Torino, incentrata su di una rivoluzione tecnologica della parola scritta che, secondo alcuni, ha un paragone solo nel passaggio dai manoscritti alla stampa a caratteri mobili all’inizio dell’era moderna. Cosa cambia, allora, signor Monaco? “Il libro digitale cambia tre cose: il supporto materiale, i confini territoriali, la lingua. Per ora tutta l’attenzione è concentrata sul primo aspetto, ma secondo noi sono gli altri due che produrranno più conseguenze”, legate all’abolizione delle distanze spaziali e a un confronto linguistico a livello planetario. La possibilità di pubblicare autonomamente le opere in rete, mina l’importanza degli editori? “Il self publishing a ben vedere esisteva già, con i libri autoprodotti. Il compito di un editore è curare la selezione, la valutazione e la diffusione delle opere: anche se cambiano certe cose, la funzione resta”. La vostra soddisfazione principale? “Incontrare casualmente in treno lettori che godono del tuo lavoro, e pensare di aver messo in circolazione stimoli ed idee, partecipando al cambiamento!”.
Ed è forse questa, in conclusione, la morale della storia.