Dove “l’altro” è a casa
Alla scoperta di Serydarth, anomala e intraprendente associazione casalese di ospitalità e intercultura. A pochi giorni dal comunicato che ne paventa la chiusura. Ma è vero? Intanto il 6 luglio è già tutto pronto per il prossimo appuntamento
Alla scoperta di Serydarth, anomala e intraprendente associazione casalese di ospitalità e intercultura. A pochi giorni dal comunicato che ne paventa la chiusura. Ma è vero? Intanto il 6 luglio è già tutto pronto per il prossimo appuntamento
Serydarth: è questa la meta di molti giovani, e meno giovani, che ogni tanto si vedono transitare, zaini in spalla, nel tragitto dalla Stazione a via Caccia. Ragazzi e ragazze, di nazionalità diverse, giunti qui per passaparola o tramite un contatto via internet, attratti da una cosa che sa di internazionale e locale al tempo stesso.
Ma che cos’è Serydarth? “Un progetto, originale fin dal nome [nato battendo… a caso i tasti sulla tastiera], di ospitalità per i viaggiatori e di scambio tra le culture in un’ottica il più possibile aperta”, risponde Cristhian, anima dell’associazione fin dal 2006.
In quell’anno l’associazione prende forma con l’organizzazione di attività culturali, di campi di volontariato e di un blog (www.serydarth.wordpress.com).
Segue nel 2007 la nascita di una sorta di agenzia di stampa dal basso, volta a promuovere e a mettere “in rete” – in tutti i sensi – le iniziative delle diverse associazioni presenti a Casale: col sito dedicato. Proseguono intanto le occasioni di festa, le cene e insieme l’ospitalità per i “viaggiatori” che trovano, dal 2009, una nuova sistemazione ad essi dedicati [prima erano ospiti in una casa privata]: l’alloggio al piano terra di Via Caccia 5, che si trasforma in “Piccolo Spazio Interculturale”.
Tre stanze, sostanzialmente; oggi tutte piene di attività: una cucina, in cui Cristian (nella foto), Margherita ed Elisa rilasciano l’intervista; una sala, dove vari esponenti di associazioni stanno presentando la Festa dei Popoli prevista a Casale per il 22-23-24 giugno prossimi, e una saletta secondaria, affollata di ragazzi e adulti immersi nella lezione di lingua inglese “per conversazione” tenuta da Anita, volontaria slovena. A questi locali va aggiunta la camera da letto, con i tipici letti a castello per gli ospiti.
Chi sono questi viaggiatori? “Le persone che, tramite una semplice mail, chiedono di soggiornare qui possono essere semplici ospiti, che si fermano magari una notte o due [sul modello del couch surfing], oppure volontari, per una settimana, un mese o anche più.” Cosa fanno una volta giunti qui? “A tutti si chiede di prendersi cura dello spazio, per le pulizie e per la cucina, oltre che delle persone che vi transitano. Soprattutto, si chiede loro di star bene e di divertirsi! Questo, infatti, vuole essere soprattutto un luogo che crea occasioni di contatto, in modo non strutturato. Gli ospiti hanno la possibilità di mettere a disposizione le loro doti e i loro interessi, organizzando eventi, piccoli concerti o quant’altro, in un’ottica di condivisione e di scambio. Ognuno, inoltre, viene accolto per quello che è, e non costretto ad adattarsi ad un’altra cultura o stile di vita”.
L’accoglienza, però, avviene gratuitamente; come vi finanziate? “Questo è il punto più critico e insieme più forte del nostro spazio: gli ospiti dormono gratis. Le attività che loro, insieme con noi, organizzano ci permettono di raccogliere delle donazioni per il mantenimento della struttura. Mentre dal Comune e dalla Provincia riceviamo ogni tanto qualche finanziamento, che però non copre tutte le spese, peraltro ridottissime”.
Serydarth, in effetti, è anche un laboratorio di stili di vita alternativi. Lo si intuisce già dal rapporto con il denaro e dall’arredo dello Spazio, fatto con mobili di seconda mano e decorato “artigianalmente” dai viaggiatori. Anche un’altra iniziativa è emblematica: il progetto “un sogno nel cassonetto”, nato nel 2011 e volto al recupero di spazzatura e di oggetti usati da riconvertire e reinventare con l’aiuto dei volontari. Un garage in fondo a via Caccia è stato per l’occasione adibito a laboratorio.
Un concentrato di attività, persone e idee nuove e forse anomale per la città di Casale e per gli stessi “vicini di casa” dell’associazione. Come è stata la reazione della città? “La risposta delle gente del posto è sempre stata positiva, sia come partecipazione, sia come voglia di incontrare i viaggiatori, di imparare una lingua, di confrontarsi con altre mentalità! Anche i vicini più prossimi, gli abitanti di via Caccia, che all’inizio magari ci guardavano con un po’ di diffidenza, rapidamente hanno imparato ad apprezzare il movimento di giovani e le occasioni offerte da questo spazio, la cui porta è sempre aperta.”
Dall’ingresso, mentre parliamo, entra una signora francese di mezza età: “Ho conosciuto Cristhian in Tailandia, e sentendolo parlare di Serydarth mi ha acceso la curiosità. Così, è la seconda volta che vengo a Casale, attirata dalle tante iniziative e realtà che vi si possono trovare”. A patto, però, di avere una buona guida, qualcuno che ti permetta di farti “entrare” nel microcosmo locale e di confrontarsi con esso.
Tutto questo rischia di andar perso. Ma la chiusura è inevitabile? “Ci preme valutare se esiste una soluzione”, dicono i sostenitori di Serydart, “dopo il comunicato abbiamo ricevuto qualche donazione che ci dà tranquillità per alcuni mesi. Ma la vera svolta sarebbe trovare altri, un’associazione magari, interessati a condividere questo spazio dividendone i costi. Desideriamo che questo spazio continui a vivere, anche se in forme diverse”. Per chi volesse conoscere o sostenere Serydarth, lo può fare via internet (serydarth@yahoo.it), telefono (3495250560) o conto corrente postale 1261217 (intestato ad Associazione Serydarth)!
E adesso? “Il prossimo appuntamento è il 6 luglio, con la seconda edizione della Festa di via Caccia”. Nell’insondabile intreccio tra la dimensione locale-popolare ed il respiro globale, di chi fa del mondo casa sua. O viceversa!