Coloris: “vogliamo un Pd sempre più vicino alla gente”
Dalle Feste estive del Partito Democratico (tuttaltro che abolite), alla necessità di dialogo con gli alessandrini, per ripensare lo sviluppo del territorio, oltre il dissesto. Con il nuovo segretario cittadino del Pd parliamo anche di trasporti, di lavoro e del futuro del quartiere Cristo
Dalle Feste estive del Partito Democratico (?tutt?altro che abolite?), alla necessità di dialogo con gli alessandrini, per ripensare lo sviluppo del territorio, oltre il dissesto. Con il nuovo segretario cittadino del Pd parliamo anche di trasporti, di lavoro e del futuro del quartiere Cristo
Segretario Coloris, alla fine l’allarmismo di chi diceva che le Feste del Pd (per tanti ancora Feste dell’Unità) erano state abolite si è rivelato eccessivo….
Decisamente: io naturalmente posso parlare per l’area di mia competenza, che è Alessandria e dintorni: la Festa di Fubine è andata benissimo. A metà settembre ci sarà l’appuntamento di San Giuliano Nuovo, che si rivolge a tutta la Fraschetta. E a luglio c’è stata la Festa del Cristo: insomma, ci siamo eccome. Sicuramente il modello è stato un po’ ripensato, e va diversificato e modulato sul territorio: ma il Pd tra la gente intende esserci sempre di più, questo è certo.
Le sezioni però sono vuote, e gli iscritti languono…o no?
Immagine eccessiva: gli iscritti del Pd ad Alessandria sono circa 400. Pochi, certamente, rispetto ad altre epoche, quando i partiti potevano contare davvero su una militanza di massa. Ma è così per tutti, non solo per noi, e non solo ad Alessandria. Qui, semmai, assistiamo ad un fenomeno interessante: in alcune sezioni (e cito certamente la Ceriana del Cristo, per esperienza diretta) c’è una forte apertura, una frequentazione quotidiana di persone, che sono simpatizzanti sempre pronti a dare una mano e a partecipare a dibattiti o iniziative: e se anche per motivi rispettabili preferiscono non tesserarsi, sono comunque persone con le quali esiste un dialogo prezioso.
E del dissesto e dintorni cosa dicono, i vostri militanti?
Questo è un punto nodale: non solo pensando a militanti e simpatizzanti, ma a tutta la cittadinanza. A fronte di una vera emergenza come quella cittadina, la nostra intenzione, come Pd, è dialogare il più possibile con gli alessandrini, per spiegare loro cosa è successo davvero, ma soprattutto che, tutti insieme, ne usciremo. Le confesso che io sono tra coloro che, nel partito, hanno insistito per realizzare manifesti che comunicassero alla città che il dissesto è stato generato dalle scelte scriteriate dell’amministrazione Fabbio, e che noi non avevamo altra strada che prenderne atto, perché era nei numeri. Ora dobbiamo ripartire però, guardare avanti.
Il rischio, in effetti, è che per cinque anni da un lato si chiedano alla cittadinanza sforzi finanziari importanti, e dall’altro saltino magari anche servizi essenziali, come la spalatura della neve il prossimo inverno.
No, questi credo siano allarmismi eccessivi. Ma è indubbio che, pur dando priorità assoluta alle emergenze come gli stipendi dei lavoratori, non possiamo rinunciare a una prospettiva di sviluppo per la città, anche a fronte di risorse oggettivamente scarse. Per quanto mi riguarda, in consiglio comunale faccio parte di due commissioni delicate, ossia Territorio e Ambiente. Sono due leve assolutamente prioritarie su cui lavorare.
Lei è anche responsabile Trasporti del Pd, e negli anni scorsi si è occupato del settore come sindacalista Cgil: quali sono le criticità su questo fronte?
Di mestiere io faccio il capostazione, quindi in effetti i trasporti sono il mio pane da sempre: e ad Alessandria c’è davvero tanto da fare. Puntando, a mio avviso, su un’integrazione tra rotaia e gomma che è sempre rimasta sulla carta. Eppure, anche se pochi lo sanno, siamo un comune che ha altre 5 stazioni ferroviarie, oltre a quella principale: mi riferisco allo scalo merci del Cristo, ma anche a Cantalupo, San Giuliano, Spinetta e Valmadonna. Se il Comune riuscisse a trovare un accordo con le Ferrovie, per potenziare il trasporto locale comunale, integrandolo con autobus piccoli e moderni, a basso livello di inquinamento, probabilmente potremmo fare seri passi in avanti.
A proposito di trasporto pubblico, c’è il grande punto interrogativo di Atm…
Azienda preziosa, e decisamente mal gestita nel tempo: non vorrei passare per quello che ce l’ha particolarmente con Fabbio, ma insomma basta dare un’occhiata ai bilanci aziendali per capire che, dal 2008 in poi, le perdite sono diventate ingenti. Non credo peraltro che l’attuale presidente Cabella, arrivato a disastro avvenuto, abbia colpe particolari: certamente è un’azienda da rifondare, e con risorse al lumicino. Per fortuna siamo riusciti a fermare l’appalto per il parcheggio sotterraneo in piazza Garibaldi, che per le variabili contrattuali che erano state inserite negli ultimi mesi avrebbe come noto inferto all’Atm una mazzata decisiva, privandola di un introito essenziale per la sua sopravvivenza. E il sindaco Rossa nelle scorse settimane ha individuato la soluzione di emergenza per garantire i pagamenti degli stipendi ai lavoratori di Atm, come di Amiu e Aspal. E’ indubbio però che, guardando al futuro, l’assetto di Atm va ripensato: una riorganizzazione che metta però il trasporto pubblico cittadino sempre più al centro: altro che ridimensionarlo…
Consigliere Coloris, lei conosce a fondo il quartiere Cristo: è una città nella città, con problematiche tutte sue?
Direi di sì, e le principali si chiamano viabilità e lavoro. Il Cristo oggi è senz’altro un quartiere vivibile, in cui certi stereotipi del passato sono definitivamente superati. Ma qualcuno l’ha definito “una trappola tra i binari”, e tutto sommato è così. Lo scalo ferroviario un tempo era una realtà che dava lavoro a circa 500 persone, e oggi saranno ancora 60 o 70. Ma la struttura c’è, attraversa tutto il Cristo dal cavalcavia a Casalbagliano, e rappresenta certamente da un lato una grande occasione perduta (speriamo non definitivamente) sul piano dei trasporti e della logistica, dall’altro un “tappo” sul piano della viabilità. Poi ci sono i diversi passaggi a livello spesso chiusi, come in via Casalcermelli, e i due “imbuti” di collegamento con la città, ossia il cavalcavia di viale Brigate Ravenna e il sottopasso di via Maggioli, nelle ore di punta spesso impercorribili. Aggiungiamoci una zona 30 in Corso Acqui che, così strutturata, tra dossi e fioriere diventa davvero una sorta di corsa ad ostacoli.
Un bel quadretto: un territorio da ripensare?
Certamente serve un progetto, una visione d’insieme rivolta al futuro, in termini di viabilità “vivibile” e funzionale. Penso non solo alla famosa passerella pedonale, che comunque non risolverebbe tutti i problemi, ma ad una riorganizzazione complessiva della viabilità, ad un migliore collegamento con la D3 e altro ancora. Naturalmente non dimentico il capitolo risorse scarse: ma anche così, alcuni miglioramenti certamente si possono realizzare.
Ancora un cenno al Pd alessandrino segretario Coloris: com’è che da tanti anni ormai il suo partito (nella sua evoluzione di “marchi” e persone) appare subalterno ad altre aree della Provincia? Insomma, a quando un parlamentare alessandrino doc, anziché novese o ovadese?
Non la metterei così sul campanilistico: però c’è del vero nel fatto che ad Alessandria dobbiamo tornare a crescere, a rafforzare la nostra presenza sul territorio e fra la gente. Se ci riusciremo, esprimere anche dei parlamentari o consiglieri regionali “mandrogni” credo che sarà una conseguenza inevitabile. E in tutto questo, essere tornati ad amministrare la città in un momento così difficile, e con un sindaco come Rita Rossa, credo che rappresenterà un tassello importante del percorso.