Provincia: giunta sciolta a fine anno. Altri tagli in arrivo?
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Provincia: giunta sciolta a fine anno. Altri tagli in arrivo?

In attesa della sentenza della Corte costituzionale prevista per martedì (e che potrebbe rimettere tutto in discussione), a Palazzo Ghilini ridotte le retribuzioni ai dirigenti, e preoccupazioni per il futuro del personale. Filippi: “è un decreto di stampo fascista, opera di un governo di cooptati che cancellano organi democraticamente eletti”. E sul suo futuro politico dice…

In attesa della sentenza della Corte costituzionale prevista per martedì (e che potrebbe rimettere tutto in discussione), a Palazzo Ghilini ridotte le retribuzioni ai dirigenti, e preoccupazioni per il futuro del personale. Filippi: ?è un decreto di stampo fascista, opera di un governo di cooptati che cancellano organi democraticamente eletti?. E sul suo futuro politico dice?

PROVINCIA – Dunque il titolo di capoluogo nella nuova provincia Alessandria/Asti spetterà “al comune, tra quelli già capoluogo, avente maggior popolazione residente”. Lo stabilisce una frase dell’articolo tre del testo approvato nei giorni scorsi dal consiglio dei ministri, secondo qualcuno aggiunta “in zona Cesarini”. Sia come sia, Alessandria vince, Asti perde. Ma questo è in fondo aspetto marginale, e di folklore, così come lo sono le interviste (vere e false) ai personaggi noti che dicono la loro, nella logica mai superata dell’Italia dei mille campanili. La sostanza, invece, è che la riforma delle Province è ancora tutta da fare, e i punti interrogativi sono più numerosi delle certezze. Paolo Filippi, che dal piano nobile di Palazzo Ghilini non smette di monitorare la situazione (spesso esternando le sue riflessioni in tempo reale sui social network, tramite inseparabile iPad), da un po’ di tempo non ama le mezze misure: “alla fine il Governo tecnico dei cooptati ha partorito il taglio delle province. Non entro nel merito. Segnalo solo che con Decreto Legge vengono cancellati prima della scadenza organi democraticamente eletti. Un provvedimento di stampo fascista, autoritario ed antidemocratico”. A proposito di toni soft. Ma, se si entra nel merito, il presidente della Provincia di Alessandria è in realtà assai meno tranchant, e aperto alla riflessione: “ci sono tanti aspetti ancora non chiariti, e in merito ai quali attendiamo appunto di vederci più chiaro: al momento, se non subentreranno modifiche o nuovi pronunciamenti, l’attuale giunta cessa la propria attività dal 1 gennaio 2013. Si parla della possibilità di nominare tre consiglieri delegati, ma è appunto una facoltà e non un obbligo. Vedremo”. Da gennaio a ottobre 2013, insomma, la Provincia di Alessandria dovrebbe essere guidata, a livello di organi politici, dal solo Filippi e dal consiglio provinciale (mentre ad Asti, essendosi la presidente Armosino dimessa qualche settimana fa, il compito toccherà ad un commissario): poi, a novembre, nuove elezioni con regole ancora da definire dovrebbero portare alla costituzione, da gennaio 2014, della nuova Provincia Alessandria/Asti. Riportando di fatto l’orologio della storia al 1935, anno in cui i due territori furono “separati” dal punto di vista amministrativo, con deliberazione del consiglio dei ministri e regio decreto.

Al riguardo il Pd alessandrino, per voce del suo segretario provinciale Daniele Borioli, e del responsabile enti locali Domenico Ravetti (sindaco di Castellazzo Bormida) ha preso fermamente posizione: sì alla riduzione del numero delle province, no assoluto all’imminente taglio delle giunte: “Inaccettabile e prevaricatoria è, infatti, la norma che prevede la soppressione delle Giunte a decorrere dal 1° gennaio, e la sua sostituzione con una sorta di balzano “direttorio” costituito dal Presidente e da tre Consiglieri delegati, che dovrebbero guidare l’ente fino alle elezioni del 2013. Un pasticcio amministrativo: esattamente il contrario di ciò che servirebbe, vale a dire la piena operatività delle Giunte provinciali, proprio nel guidare la transizione dai vecchi ai nuovi enti”. E ancora: “Nel caso di Alessandria, questa misura appare per di più connotata da una concezione “autoritaria” del rapporto tra Governo centrale e Autonomie locali, del tutto irrispettosa della prova di responsabilità di cui, in primo luogo il Presidente Filippi, e in secondo luogo tutta la maggioranza che lo sostiene, hanno dato prova nelle scorse settimane, decidendo di rimanere al loro posto, nonostante i molti rischi, non solo politici, e procedendo in poche ore a ridurre, con una scelta difficile e dolorosa, alla riduzione del numero degli assessori, anche per dare un segnale sul fronte del contenimento dei costi della politica”. In attesa di capire se l’iter parlamentare potrà portare a sostanziali modifiche del decreto governativo, non resta però che farci i conti.

Intanto a Palazzo Ghilini si continua a lavorare nella direzione del riequilibrio del bilancio 2012: e in attesa di capire se arriveranno davvero introiti sostanziali dalle dismissioni di immobili (in primis la colonia di Arenzano, la cui seconda asta, con base di 7.832.610 euro, è stata indetta per il 21 novembre, con offerte entro il 20), si fanno i conti con i costi dei dirigenti. “Abbiamo tagliato – spiega Filippi – le loro indennità di risultato in maniera ingente, 500 mila euro fra 2011 e 2012, e abbiamo abbassato a tutti di una fascia l’indennità di posizione (circa 5.000 euro lordi a testa)”. Il presidente non dice, e lo verificheremo nei prossimi mesi, se sia prevista anche qualche licenziamento dirigenziale, come da voci di corridoio. Quel che è certo è che la legge di stabilità prevede, per il 2013, ulteriori ingenti tagli di bilancio per la Provincia di Alessandria: “sono passati da 5,5 a 7,7 milioni di euro: semplicemente una follia, considerati gli sforzi già messi in atto sin qui. E quanto alla riorganizzazione degli uffici e del personale in funzione della nascita della nuova Provincia unificata, attendiamo chiarimenti. Anche perché per il 6 novembre è attesa la sentenza della Corte costituzionale sui ricorsi presentati, e che hanno come oggetto proprio questa riforma. Mi sembra difficile però immaginare che il tutto avvenga senza esuberi”.

Sul suo futuro politico, infine, Paolo Filippi è laconico: “Non potrei ricandidarmi, e neanche lo vorrei. Ma gli eletti non si dimettono, mai. Per principio. Del doman invece non c’e certezza, è il bello della vita…”.

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