“Il lavoro va sempre peggio”
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“Il lavoro va sempre peggio”

Nero il quadro occupazionale fornito dalla Cgil. Disoccupazione in aumento, pochi investimenti per il rilancio. Servono politiche con una visione di quello da fare per uscire dalla crisi, ma in provincia per il sindacato sembrano mancare

Nero il quadro occupazionale fornito dalla Cgil. Disoccupazione in aumento, pochi investimenti per il rilancio. Servono politiche con una visione di quello da fare per uscire dalla crisi, ma in provincia per il sindacato sembrano mancare

PROVINCIA – Sembra ancora lontana la via d’uscita dalla crisi. Chi pensava che il peggio fosse passato e si vedesse, seppur non troppo nitidamente, una ripresa all’orizzonte aveva fatto male i calcoli. “Siamo di nuovo in caduta e per il lavoro va sempre peggio”: il quadro sulla situazione occupazionale della provincia di Alessandria presentato dal segretario della Cgil Silvana Tiberti, si è aperto con questo annuncio. 

Come nel 2009, anzi peggio

Tutti i settori lavorativi in provincia perdono colpi rispetto agli scorsi anni. C’è un forte peggioramento nella chimica, nel manifatturiero e nell’edilizia, ma sono stati toccati significativamente anche l’artigianato e il commercio.
La cassa integrazione è arrivata quest’anno al 18%, ben superiore al dato nazionale del 10%. “Siamo, anzi abbiamo superato nel 2012 i livelli del 2009, l’anno che si pensava fosse il top della crisi –commenta Silvana Tiberti- Il dato del 2012 è molto più grave di quello del 2009 perché sono 4 anni di crisi che si accumulano sulle spalle dei lavoratori con una conseguente mancanza di reddito. Si pensi che sommando le ore di questi 4 anni si hanno circa 60 milioni di ore di cassa integrazione”.
A questi numeri vanno aggiunti quelli dei lavoratori in mobilità che sono 4600, di cui 500 sono stati inseriti nel solo ottobre di quest’anno. I disoccupati sono circa 33 mila in tutta la provincia. “Nei nostri sportelli le domande di disoccupazione sono cresciute del 44% . Questo anno cioè sono state fatte circa 3000 domande”.

Deve ancora calare la scure la spending review e farsi sentire il dissesto
A rendere ancora più drammatici i numeri forniti il fatto che in essi non pesano ancora gli effetti della spending review e del dissesto del Comune di Alessandria.
“La spending review non ci lascia capire in quale direzione ricadranno i tagli, è poco trasparente e non offre né visioni né certezze – prosegue il segretario Cgil – Uno su tutti: saranno fatti tagli alla sanità e ai consorzi ma nessuno sa dove vanno a cadere. Ci sono stati consegnati dati e statistiche fermi al 2008”.
Emblematica in questa analisi, la situazione del Cissaca: “Sarà tagliato 1 milione di euro al Cissaca. Unitamente agli enormi problemi di bilancio per mancati trasferimenti del Comune di Alessandria temiamo per gli stipendi dei dipendenti (che potranno essere garantiti forse fino a gennaio) e per il futuro delle cooperative che ruotano intorno al consorzio. Non sappiamo però questi tagli come e dove verranno fatti e non si ha ancora un piano di rientro dal debito di 13 milioni di euro”.
Il dissesto del Comune di Alessandria sta invece scoperchiando il problema dell’universo partecipate e dei dipendenti comunali. “Abbiamo tavoli aperti per tutto il sistema delle partecipate e stiamo cercando di vedere se i piani industriali hanno senso o no. Faremo valutazioni solo dopo che avremmo approfondito nel merito”. Rimangono però ferme per il sindacato due priorità: la salvaguardia dei posti di lavoro e gli stipendi. “Per noi tutti i 1900 dipendenti che ruotano intorno al Comune, quelli di Aristor compresi, sono da salvare e quindi è da salvare il loro posto di lavoro. Dopodiché siamo disponibili a entrare nel merito di qualunque piano industriale e a parlare delle riorganizzazioni che saranno necessarie”.

Guardiamo alle fabbriche non solo al Comune


La situazione di Palazzo Rosso è grave ed è giusto dargli attenzione, ma non bisogna far spegnere la luce su tutto il mondo del lavoro restante, l’allarme lanciato della Cgil. Portato ad esempio il caso della Michelin dove gli 800 dipendenti sono in cassa integrazione a 0 ore da alcuni mesi, con lo stabilimento che ha anche chiuso per dei periodi. E la Solvay, l’azienda che va meglio in tutta la provincia, dal 2005 al 2012 non ha aumentato il numero dei suoi lavoratori, anzi ne ha qualcuno in meno. “Si deve allargare il perimetro e guardare dentro i cancelli delle fabbriche. Bisogna preoccuparsi di mantenere gli insediamenti industriali che ancora abbiamo. Non è il Ponte Meier che crea occupazione e occasioni di sviluppo per la città e il territorio di Alessandria”.
Tra i motivi principali delle crisi aziendali c’è anche una mancanza di liquidità, spiega il sindacato, con imprese cha hanno ordinativi ma non riescono a comprare la materia prima per produrre in quanto le banche non prestano soldi.

La mancanza di una politica provinciale
Nell’obiettivo di attuare una politica che miri a mantenere gli investimenti e a mettere sul piatto una visione unitaria per fermare la crisi e rilanciare lo sviluppo, il comportamento tenuto negli ultimi periodi dall’Ente provinciale è andato in tutt’altra direzione, per la Cgil. In particolare si contesta la scelta del cambio dell’assessore al lavoro. “Non è tanto una questione della persona a cui è stata data la carica- spiega il segretario Tiberti- quanto il fatto che in un momento come questo si decide proprio di toccare il settore del lavoro. Cambiare assessore significa fermare tutta l’attività avviata e far ripartire da zero quello fatto fino ad ora, una scelta irresponsabile. In questi mesi la Provincia pensa ad altro e di fatto ha anticipato il processo di smantellamento delle Province voluto dal Governo, rinunciando a funzioni fondamentali come quella del lavoro”.
Non si fermano qui le critiche alla Provincia di Alessandria. Si spiega anzitutto come Palazzo Ghilini fosse stata il primo a ad avere fatto un accordo per l’anticipo di cassa in deroga, poi seguito da tutte le altre Province. Adesso si rischia di perdere l’accordo nel silenzio generale perché non viene rinnovato.
Altro caso sono le opportunità che non si stanno sfruttando, neo non solo dell’Ente provinciale ma di altre amministrazioni.

Le opportunità da non perdere

Non tutto è perduto, dice la Cgil; ci sono situazioni da sfruttare al meglio per garantire lavoro e occasioni di sviluppo per il territorio.
La prima è il Terzo Valico. “La Regione Piemonte è totalmente assente, a differenza della Liguria. La Provincia di Alessandria ha un comportamento che ad oggi ci rende impossibile capire cosa intende fare e che opinione ha sui due punti fondamentali: le garanzie per l’ambiente e le ricadute economiche dell’opera. La Provincia è di fatto ferma, ma ci auguriamo che si vada avanti almeno sulle questioni dell’acqua e dell’amianto. SI dovrebbe condurre tutta la partita in modo trasparente ed esercitando un ruolo ma la Provincia non lo sta facendo. Le garanzie per l’ambiente secondo noi non sono sufficienti per bucare una montagna –prosegue Silvana Tiberti- Si deve avere anche una visione precisa di quelle che sono le ricadute di sviluppo per il territorio. Ci auguriamo che il sistema imprenditoriale alessandrino manifesti interesse e colga gli stimoli per dire cosa può essere il Terzo Valico per il territorio. In assenza di un piano di sviluppo prenderemo le distanze nei confronti della sua realizzazione”.
La seconda occasione da non perdere riguarda il Sistema Terme dell’acquese, attorno a cui ruotano circa 500 persone. Una gestione pubblica fallimentare è quella che ci sarebbe stata secondo la Cgil. Questa non sarebbe stata capace né di passare a una privatizzazione delle Terme né tanto meno di gestirle. “Noi oggi a questo punto siamo per una buona privatizzazione. Siamo totalmente contrari, visto quanto fatto fino ad ora, a dare in gestione diretta pubblica il Grand Hotel Terme. Si deve fare una buona privatizzazione, cioè che non miri a una speculazione immobiliare o a qualcosa di analogo, ma che abbia un piano industriale chiaro”.

La ricetta Monti produce povertà per i prossimi 20 anni

Come uscire da questa crisi, al di là delle opportunità da sfruttare non è facile capirlo. Di certo la strada intrapresa del Governo Monti non sembra essere la migliore, a meno di essere disposti a grandi sacrifici, secondo l’opinione di Silvana Tiberti: “La politica ha accelerato la crisi, in parte per quanto imposto dall’Unione Europea, in parte per una precisa dottrina economica che si segue. Se si vuole seguire la ricetta di Monti perché abbia successo è ben avere presente che potrà averlo solo nel raggio di 15-20 anni e passando per una fase di povertà pesantissima. Ma la madre di tutti i problemi e la distribuzione della ricchezza, e questo non lo si sta affrontando”.

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