Cerutti, una soluzione la cessione di altre aziende del gruppo?

CASALE MONFERRATO – L’assemblea dei lavoratori delle Officine Meccaniche Cerutti che si è tenuta ieri pomeriggio è stata, nonostante l’applicazione dei contratti di solidarietà (e pertanto con un numero di persone in fabbrica inferiore all’organico effettivo) piuttosto partecipata con circa duecento persone che vi hanno preso parte. E non poteva essere altrimenti vista l’importanza dell’argomento sul tappeto, cioè la richiesta fatta dall’azienda di essere ammessa al concordato preventivo con riserva, prevista dalla normativa entrata in vigore nel settembre dello scorso anno. Adesso, se la richiesta di concordato mette in sicurezza l’azienda per il periodo di 120 giorni, entro i quali dovrà venire presentato il nuovo piano industriale, perché congela tutte le esposizioni debitorie, tuttavia il concordato una volta approvato dai creditori ed omologato dal giudice dovrà consentire il rispetto degli impegni presi nell’arco dei tre anni previsti. “E’ essenziale l’accordo bancario per la ristritturazione del debito – commenta Mirko Oliaro, segretario provinciale della Fiom Cgil – come pure che vengano rispettati tutti i passaggi, ossia che l’azienda resti sul mercato, sblocchi gli ordini con i fornitori e continui a produrre”. Condizione irrinunciabile e punto di non ritorno è che la stessa abbia la liquidità necessaria per fare fronte agli impegni che andrà a prendere. Una soluzione sul tappeto potrebbe essere la cessione di altre aziende del gruppo. “A domanda diretta – aggiunge Oliaro – il dottor Cerutti ha detto che in questa direzione vi è una manifestazione di interesse concreto, senza però aggiungere altro”. Azienda e sindacati saranno entro il prossimo mese di marzo a Roma per discutere al ministero del lavoro un percorso, che da partre delle organizzazioni sindacali ci si augura sia il più lungo possibile, per gli ammortizzatori sociali, mentre il secondo importante momento nel prossimo futuro sarà la presentazione del piano industriale. Ma in ogni caso il puno è e resta quello indicato da Oliaro, la ristrutturazione del debito con gli istituti bancari, vero e proprio cuore della vicenda.