Indagati in Regione, a breve i primi interrogatori. Il Pd:”chiariremo tutto”
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Indagati in Regione, a breve i primi interrogatori. Il Pd:”chiariremo tutto”

Confronto oggi in Regione tra i consiglieri del gruppo Pd dopo la notizia degli avvisi di garanzia a 52 consiglieri regionali, tra cui l'alessandrino Rocchino Muliere (Pd) che dichiara: “Sono tranquillo, mi viene contestata una cifra di 3.800 euro in due anni, nessuna spesa personale”. Tra gli indagati anche Marco Botta (Fratelli d'Italia), che non commenta, e Michele Formagnana (Pdl)

Confronto oggi in Regione tra i consiglieri del gruppo Pd dopo la notizia degli avvisi di garanzia a 52 consiglieri regionali, tra cui l'alessandrino Rocchino Muliere (Pd) che dichiara: “Sono tranquillo, mi viene contestata una cifra di 3.800 euro in due anni, nessuna spesa personale”. Tra gli indagati anche Marco Botta (Fratelli d'Italia), che non commenta, e Michele Formagnana (Pdl)

TORINO – Lunedì da “resa dei conti” a palazzo Lascaris. Dopo le notifiche della scorsa settimana da parte della procura della Repubblica a 52 consiglieri regionali, tra cui gli alessandrini Rocchino Muliere (Pd), Marco Botta (Fratelli d’Italia), Michele Formagnana e Cristiano Bussola (Pdl), l’aria in consiglio regionale era decisamente più tesa. La regola del “mal comune mezzo gaudio”, visto che implicati ci sono praticamente tutti i gruppi consiliari, non è bastata a distendere gli animi.
I grillini fremono (anche Davide Bono è finito nelle maglie dell’indagine della procura e qualcuno dalla base chiede la testa del primo consigliere indagato), il Pdl promette di restituire i soldi, il Pd fa i conti al proprio interno. Subito dopo la notifica degli avvisi, il capogruppo del Pd in consiglio regionale Aldo Reschigna, gioca la carta della dimissioni.
“Sono state respinte – dice però l’alessandrino Rocco Muliere – ed è stata riconfermata la fiducia da parte del gruppo”. La parola d’ordine è “aspettare”, per avere un quadro più chiaro della situazione e delle accuse che, al momento, sono quelle di peculato e di finanziamento illecito dei partiti. Sollevano gli animi le parole del procuratore capo Giancarlo Caselli sulla necessità di “valutare le singole posizioni perchè ci sono diversi livelli di gravità e responsabilità”.
“Per quanto mi riguarda – dice Muliere (nalla foto a destra) – ho verificato dagli atti come mi venga contestata una somma di 3.700 euro circa. Posso dire con estrema serenità che si tratta tutte di spese inerenti all’attività di consigliere, nel periodo tra il giugno 2010 e il dicembre 2012. Nessuna spesa folle, nessuna spesa di tipo personale. Ci sono, ad esempio, una serie di pernottamenti peraltro in hotel convenzionati con il consiglio quando le sedute sono terminate a tarda ora. Chi mi conosce sa che non un euro è stato intascato da me. Ho la massima fiducia nella magistratura e non è una frase fatta. Sono certo che durante l’interrogatorio ci sarà la possibilità di chiarire tutto”.
Tutti gli indagati saranno infatti ascoltati dalla magistratura nel giro di pochi giorni.
La linea di “difesa” comune è che la legge regionale sui rimborsi delle spese di rappresentanza era piuttosto nebulosa prima del giro di vite introdotto con la legge nazionale del dicembre 2012. Non sarebbe stato chiaro quali spese erano ammissibili al rimborso e quanto fosse elastico il concetto di “spese di rappresentanza”. Così, dentro, ci sono finiti gli scontrini per ristoranti, macellerie, borse e cravatte. “Nel mese di maggio saremo ascoltati e ci sono le basi per un chiarimento”, conferma il consigliere del Pd che, tuttavia, non nasconde certo l’amarezza. “La magistratura ha fatto il suo dovere, io ho la massima fiducia”, ripete, come un mantra.
Preferisce non rilasciare dichiarazioni Marco Botta di Fratelli d’Italia fino a che l’indagine non sarà conclusa.
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