Va in scena la Scienza
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Stefano Musso - redazione@alessandrianews.it  
15 Maggio 2013
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Va in scena la Scienza

Nuovo appuntamento, lunedì 13 maggio a Terruggia, della rassegna “Scienza e Teatro”: sul palco, gli allievi del Leardi con la compagnia Teatrò hanno re-intepretato “La vita di Galileo” di B. Brecht. Preceduti dal prof. Banucci, a riflettere su scienza e coscienza.

Nuovo appuntamento, lunedì 13 maggio a Terruggia, della rassegna ?Scienza e Teatro?: sul palco, gli allievi del Leardi con la compagnia Teatrò hanno re-intepretato ?La vita di Galileo? di B. Brecht. Preceduti dal prof. Banucci, a riflettere su scienza e coscienza.

TERRUGGIA – Teatro e scienza, tragedia e pop: serata di dissonanze ieri al Teatro di Terruggia, dove si sono alternate una relazione su “scienza antica e moderna” e uno spettacolo teatrale, dal “Galileo” di Bertolt Brecht.
Nella relazione di Pietro Bianucci, giornalista e professore universitario, si è parlato del rapporto tra scienza e razionalità, alla luce della vita di Galileo: uomo a tutto tondo, amante del bel vivere e delle donne, oltre che scienziato tra i più grandi dell’era moderna. Il metodo scientifico da lui introdotto ha scardinato la prassi di far dipendere la conoscenza dai testi degli antichi, per dare spazio all’esperimento, che verifica o smentisce qualunque teoria. Per aver messo in discussione le conoscenze sul moto degli astri, grazie all’uso del cannocchiale, Galileo fu però inquisito dalla Chiesa e costretto ad abiurare le proprie idee.
Qui entra in gioco il teatro, che con “La vita di Galileo” di Brecht ha messo in scena l’intimo dramma – umano ed etico – di quell’esperienza: Galileo traditore o astuto innovatore? O ancora semplice uomo esposto alla debolezza? L’interpretazione è sempre diversa per ogni riscrittura che Brecht ha fatto dell’opera.
Come nuova è stata la versione offerta dalla compagnia “Teatrò”, insieme agli allievi dell’Istituo Leardi, al Teatro delle Muse di Terruggia: ai momenti drammatici del processo e dell’abiura, accompagnati dalla musica classica della violinista Erika Mello, si sono sovrapposti le fasi più esaltanti e divertenti della vita dello scienziato, con inserti di danza moderna, su musiche contemporanee.
Le tre ore dell’opera di Brecht, si sono risolte in un’ora dall’intenso ritmo narrativo: filo conduttore, l’amara decisione di Galileo davanti al Tribunale di Roma, con l’attore in ginocchio a occhi sbarrati, e l’inserimento di scene sul periodo precedente delle scoperte, con gli amici e gli affetti su cui basa la sua scelta.

Una versione forte, a tratti forse forzata ma sempre emozionante, che ha intrattenuto il pubblico in sala. Certamente una prova di maturità per gli attori e i più giovani studenti alle prese con la simbiosi tra scienza ed emozione; non solo a teatro.

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