Un mestiere cucito addosso
A fronte del moltiplicarsi di centri commerciali e della crisi, come cambia il lavoro artigiano? Intervista a Giorgio Spinoglio, uno dei pochi autori del vestito su misura a Casale
A fronte del moltiplicarsi di centri commerciali e della crisi, come cambia il lavoro artigiano? Intervista a Giorgio Spinoglio, uno dei pochi autori del vestito su misura a Casale
L’Italia produce vestiti da sempre: nel Medioevo le stoffe di Firenze e Venezia invadevano il mondo, mentre oggi (o ieri) le case di moda “made in Italy” sono un simbolo dell’eleganza globale. Certo, la crisi (occidentale) ha seminato macerie anche qui, ma resta un diffuso orgoglio per il prodotto tessile nostrano. Spesso più industriale, però, che artigiano.
Per sapere cosa è rimasto del lavoro “in bottega”, abbiamo visitato il laboratorio di via d’Azeglio (o meglio di Vicolo Berbero, ad esso prospiciente), in centro a Casale. Un ambiente che conserva le tracce del tempo e gli strumenti di un lavoro in parte dimenticato.
Com’è cambiato, signor Spinoglio, il mestiere del sarto? “
La concorrenza della confezione industriale, certo, è forte. Inoltre, si sono molto raffinate il tipo di elaborazione e la professionalità necessaria. Anche l’artigiano, mi permetto di dire, ha imparato qualcosa dal processo di fabbrica, nel taglio e nelle rifiniture”.
Ma qual è (se c’è) la differenza? “Un capo di abbigliamento di sartoria è fatto a mano, su misura. Un vestito industriale è un oggetto fatto in serie, con le macchine. Si può dire che la differenza è quella tra un dipinto, ed una foto.
Giorgio Spinoglio è un commerciante affabile, dai modi e dai toni umili e garbati. Com’è nata la sua attività?
Vengo da una famiglia di contadini, e il mio destino era quello. Poi, per una casualità – comune a molti giovani di quel tempo – mi ammalai di poliomelite e restai paralizzato a una gamba. Così, i miei genitori mi indirizzarono ad un mestiere adatto alle mie possibilità”. Il giovane viene quindi mandato a Torino, come apprendista in una sartoria e allievo della scuola di taglio. Dopo dieci anni, torna a Casale, presso la celebre sartoria di Ettore Berardi. Dieci anni ancora e: “mi sono messo in proprio, prima in via Roma, poi nella sede attuale.
Ma – tra manichini, bancone e scaffali – vogliamo sapere i segreti del mestiere: come si fa un abito?
Il cliente – spiega il sarto – sceglie il tessuto (lana, cotone, velluto) su un campionario, quindi il sarto consiglia un modello, e prende le misure. Ad accordo trovato si comincia: si lavorano le stoffe, si effettua il tracciato e il taglio del primo abito in prova. Dopo aver incontrato il cliente, segue l’abito in seconda prova, e poi il pezzo finale.
I costi? Per un abito su misura, il prezzo si aggira dagli 800-1000 € per prodotti dignitosi, a salire. Ai tanti che non possono permetterselo, o che non amano i tempi della sartoria artigianale, Spinoglio dà un consiglio: “si acquisti pure un abito confezionato, ma può valer la pena farlo adattare da un sarto, perché lo personalizza sulla singola persona”. Per questo, lui si mostra fiducioso verso il futuro.
E guardando indietro, quali sono stati i maggiori successi e gli insuccessi professionali?
Le soddisfazioni maggiori le sto raccogliendo oggi, dopo tanti anni di lavoro [mostra il premio San Vas 2002, l’Oscar per l’Eleganza 2001 e il Premio Artigiani nel 2006]; mentre gli insuccessi ci sono stati all’inizio, per mancanza di esperienza, anche nel gestire la clientela. Adesso, ecco, mi sento in grado di gestire e soddisfare il cliente; ed è questo che conta: fare un abito che soddisfa il cliente e lo rappresenta”.
Per avvicinarsi a questo mondo, la sartoria organizza corsi di taglio e cucito in orario serale (telefono 0142 74228). Requisiti? La stoffa giusta.