In 2500 a Casale Monferrato. “Noi non ci arrendiamo”
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In 2500 a Casale Monferrato. “Noi non ci arrendiamo”

Una città in lutto che ha spento le luci dei negozi, abbassato le serrande e ha acceso "le luci" della speranza con un corteo di 2500 persone per le strade silenziose del centro storico di Casale Monferrato. Autorità e cittadini: in testa alla fiaccolata i bambini delle scuole. Numerosi i rappresentanti delle delegazioni straniere

Una città in lutto che ha spento le luci dei negozi, abbassato le serrande e ha acceso "le luci" della speranza con un corteo di 2500 persone per le strade silenziose del centro storico di Casale Monferrato. Autorità e cittadini: in testa alla fiaccolata i bambini delle scuole. Numerosi i rappresentanti delle delegazioni straniere

 CASALE MONFERRATO – Quello che si ode è il silenzio della dignità, della commozione. Quelle che si vedono sono le luci dei lampioni delle vie del centro storico di Casale Monferrato e le 2500 fiaccole accese che sfilano in corteo. Oltre alle luci ad intermittenza di flash e telecamere. Perché a testimoniare il “lutto cittadino” dei casalesi dopo la sentenza in Cassazione del processo Eternit c’erano televisioni e fotografi davvero da tutto il mondo.

Una città in lutto che è scesa in piazza – come ha ricordato Bruno Pesce dell’associazione Afeva – non in segno di rassegnazione, ma di lotta”. Perché dalle voci di tutta la città il messaggio è arrivato chiaro: “noi non ci arrendiamo. E andiamo avanti”. L’indignazione e la rabbia per la prescrizione del reato di danno ambientale doloso e l’annullamento della sentenza del processo d’Appello di Torino ieri sera per le vie della città si è trasformata in nuova speranza, in voglia di crederci ancora, di grande dignità. La dignità di una città e del suo popolo: lungo le strade del centro storico negozi con le serrande abbassate e le luci spente. Tante le persone ferme a guardare la fiaccolata, con gli occhi lucidi e pieni di lacrime, ai bordi della strada. Ma anche tanta gioia nel credere che la “guerra non è stata persa” negli sguardi dei bambini delle scuole di Casale Monferrato che erano in testa al corteo. Due piantine di margherite bianche sono state depositate da due bambine accompagnate dal primo cittadino vicino al monumento – vestito a lutto per l’occasione, con un drappo nero a terra, tanti fiori e tanti cartelli con scritto “Eternit: quante volte ci volete ancora uccidere?” – in piazza Mazzini.

Poi le autorità, con il sindaco di casale Titti Palazzetti, il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, della Provincia Rita Rossa, le rappresentanze sindacali e i sindaci dei numerosi comuni del territorio casalese. Poi le delegazioni straniere, di tutti i Paesi del mondo che hanno sempre preso Casale Monferrato come “capofila” in questa lotta, in questa battaglia. E ovviamente loro, i parenti delle vittime dell’amianto. Coloro che con questa sentenza sono stati pugnalati due volte. Ma il silenzio della dignità di Casale che si percepiva e che aleggiava nell’atmosfera è il silenzio di una città che sembra non voler più sprecare parole, ma agire. Andare avanti, perchè chi deve pagare non resti impunito, perchè le vittime, i parenti delle vittime, i malati di mesotelioma, ma anche le nuove generazioni possano avere giustizia. A soli due giorni dalla sentenza che ha spiazzato tutti, che è stata “una doccia fredda” per tutti, altre tre sono state le vittime dell’amianto: Maria Luisa Dellavalle, Emilio Pentassuglia e il maresciallo Vincenzo Spataro. Altri due componenti della cosiddetta “multinazionale delle vittime dell’amianto” che non smette di combattere contro l’altra multinazionale, l’Eternit.

Una fiaccolata come simbolo di una Casale “non città dell’amianto”, ma di “riscossa” a questa assurda storia.
Sulla quale i casalesi credono ancora di poter mettere un punto, di poter scrivere il capitolo finale. Tanto dolore, ma tanta voglia ancora di reagire. E questa forza d’animo nessuno potrà mai “mandarla in prescrizione” e archiviarla.

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