Gli alimentaristi in sciopero
Rottura delle trattative per il rinnovo del contratto. E così in aziende come Pernigotti, Elah-Dufour, Mangini e Campari a Novi Ligure, Saiwa a Capriata dOrba, Pastificio Moccagatta a Ovada e Bistefani a Casale Monferrato ci si prepara allo sciopero nazionale di otto ore indetto per il 29 gennaio
Rottura delle trattative per il rinnovo del contratto. E così in aziende come Pernigotti, Elah-Dufour, Mangini e Campari a Novi Ligure, Saiwa a Capriata d?Orba, Pastificio Moccagatta a Ovada e Bistefani a Casale Monferrato ci si prepara allo sciopero nazionale di otto ore indetto per il 29 gennaio
ECONOMIA E LAVORO – È scontro tra imprese dell’industria alimentare e i sindacati. La settimana scorsa si è consumata la rottura per il rinnovo del contratto nazionale, scaduto il 30 novembre e che interessa circa 400 mila lavoratori. E così in aziende come Pernigotti, Elah-Dufour, Mangini e Campari a Novi Ligure, Saiwa a Capriata d’Orba, Pastificio Moccagatta a Ovada e Bistefani a Casale Monferrato ci si prepara allo sciopero nazionale di otto ore indetto per il 29 gennaio. Lo sciopero nazionale sarà anticipato da assemblee sindacali e da astensioni dal lavoro di quattro ore che si svolgeranno con modalità diverse in ciascuna azienda.
La reazione dei sindacati al blocco delle trattative è stata dura: oltre agli scioperi è stato proclamato lo stato di agitazione del settore, con l’immediato stop agli straordinari.
Le sigle Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil hanno giudicato insoddisfacenti le risposte fornite dagli industriali sul tema del salario. “È inaccettabile la pretesa di Federalimentare di voler concludere un accordo basato esclusivamente sulla penalizzazione delle retribuzioni a partire dal blocco degli scatti di anzianità e dall’eliminazione dei premi di produzione”, dice Tiziano Crocco, segretario provinciale della Uila.
“E questo nonostante il buon andamento del settore, testimoniato dai dati economici più recenti”, aggiunge la dose Crocco. Secondo l’ultima indagine congiunturale sull’economia piemontese, infatti, nell’ultimo anno il comparto alimentare è cresciuto dell’1,9 per cento. Un risultato ottenuto soprattutto grazie agli ordinativi dall’estero, cresciuti del 7,3 per cento (la domanda interna invece cala dello 0,6 per cento).
Dal fronte opposto il vice presidente di Federalimentare, Leonardo Colavita, ritiene “del tutto incomprensibile” l’abbandono del tavolo negoziale da parte dei sindacati. “Siamo pronti ad entrare nella fase decisiva del confronto e ad approfondire i nodi contrattuali ancora da sciogliere, compreso il salario”. I sindacati chiedono 150 euro mensili in più in quattro anni, ma per Federalimentare la richiesta di aumento del salario non può essere slegata dai parametri di produttività.