Sacchetti rifiuti col chip: ora la sperimentazione a Valenza… poi Alessandria?
In alcuni comuni gestiti dalla Amv di Valenza è già attiva la fase sperimentale della raccolta dei rifiuti (indifferenziati) in sacchetti col microchip così da avere una "tariffa puntuale" e pagare in base a quanto si butta. Un anno di raccolta dati e di "collaborazione" dei cittadini per partire con una bolletta meno cara nel 2017. E Alessandria aspetta di vedere i risultati...
In alcuni comuni gestiti dalla Amv di Valenza è già attiva la fase sperimentale della raccolta dei rifiuti (indifferenziati) in sacchetti col microchip così da avere una "tariffa puntuale" e pagare in base a quanto si butta. Un anno di raccolta dati e di "collaborazione" dei cittadini per partire con una bolletta meno cara nel 2017. E Alessandria aspetta di vedere i risultati...
Come funziona lo ha spiegato l’amministratore unico di Amv Srl, Roberto Contotto. “Noi oggi abbiamo acquistato una partita di sacchetti col chip che vengono distribuiti ai cittadini attraverso il Comune. Sacchetti registrati: ad ogni utente corrisponde un codice identificativo che è applicato appunto al sacchetto della spazzatura”. Anche il parco mezzi si è dovuto adeguare, ma con una spesa contenuta e meno invasiva di quanto non si possa pensare. “Nessun cambio mezzi. Abbiamo comprato delle antenne da applicare al mezzo, che leggono a distanza il codice e lo trasmettono per mezzo di una sim alla centrale”. E il gioco è fatto. Le antenne oggi a disposizione dell’azienda sono tre (per un costo di circa 1500 euro l’una) che vengono spostate da un mezzo all’altro a seconda dell’esigenza e del servizio. Questa spesa si aggiunge a quella dei sacchetti, per un investimento complessivo di circa 50 mila euro, come ha confermato l’ad Contotto. “Un investimento possibile, molto meno costoso di tanti altri, come ad esempio quello dei cestelli utilizzato in altri comuni della provincia. A volte si sottovalutano i costi…”
Una sperimentazione che va seguita e veicolata, soprattutto nei confronti dei cittadini. “Noi stiamo provando per valutare quali sono gli errori, quali migliorativi apportare. E il primo è sui sacchetti”. La valutazione dell’azienda è che non si possono avere solo sacchetti microchippati di una dimensione (esempio di 80 litri come quelli utilizzati oggi), perché magari sono troppo grandi per un nucleo familiare di poche persone o viceversa troppo piccoli per altre famiglie. Anche la comunicazione e quindi successiva “collaborazione” da parte della gente non è così immediata. “Ma questo anno di prova vuole proprio servire a ciò, a far comprendere come una buona raccolta differenziata torna poi a vantaggio della città e dei suoi abitanti, con un ritorno di risorse al Comune”.
Un banco di prova che funzionerà anche come “modello” per l’Amag Ambiente di Alessandria? Sembra proprio essere così. L’Amv fa parte del Consorzio e “la sperimentazione con raccolta dati, errori e miglioramenti possibili, per ridurre anche i costi, non può che essere per noi un’occasione per non ripetere gli stessi sbagli e arrivare preparati su Alessandria e i sobborghi” ha spiegato l’ingegner Righetti, amministratore delegato dell’azienda di raccolta rifiuti alessandrina. Tariffa puntale quindi all’orizzonte, anche se ancora non troppo vicino.
Intanto, nel resto della provincia, in vista un profondo cambiamento nel sistema della raccolta differenziata, che avrà un costo non indifferente per l’adeguamento delle strutture, tra i 15 e i 20 milioni di euro in dieci anni. E ora i Comuni sono preoccupati per le possibili ricadute sui bilanci. [LEGGI “IL RISIKO DEI RIFIUTI CHE PREOCCUPA I SINDACI”]