Bambini di Chernobyl 30 anni dopo: storie e racconti della solidarietà record
Casale e la provincia di Alessandria hanno un cuore d'oro: 700 bambini bielorussi ospitati negli anni, dopo il disastro di Chernoby di 30 anni fa. Storie e racconti di chi ha vissuto nelle famiglie allargate
Casale e la provincia di Alessandria hanno un cuore d'oro: 700 bambini bielorussi ospitati negli anni, dopo il disastro di Chernoby di 30 anni fa. Storie e racconti di chi ha vissuto nelle famiglie allargate
E’ stata ospitata, poi maggiorenne ha accompagnato i piccoli connazionali sempre in provincia, fino a rimanere qui, legandosi alla famiglia “adottiva” e a trovare l’amore italiano. “Sono stata a Casale dal 1998 al 2004”, racconta, “La mia famiglia italiana mi voleva bene come una figlia e mi insegnava parecchie cose su cucina, casa… mi ha ortato a visitare diverse città italiane, tra cui Torino, Venezia, Pisa, Mantova”.
Alessia è una dei tanti, tantissimi bambini che sono stati portati a Casale, Alessandria, Frascaro e in molte città alessandrine, ospiti delle famiglie che avevano a cuore la loro salute, dopo il disastro nucleare del 1996. L’associazione Noi insieme per Chenobyl nata nel 1996 può vantare un record di solidarietà: con i suoi 80/90 bambini portati qui annualmente, Casale è la città che ha ospitato di più in Italia, in relazione al numero di abitanti.
“Ospitare per un mese i bambini delle zone contaminate dal disastro di Chernobyl ha lo scopo essenziale di fornire ai bambini l’opportunità di ottenere una sensibile riduzione dei livelli di radioattività interna all’organismo”, conferma Massimo Palenzona, referente del forum di associazioni provinciale che coordina i viaggi “La contaminazione avviene attraverso il consumo di cibo prodotto localmente, spesso l’unico a cui i bambini hanno possibilità di accesso.
Una ricerca ha dimostrato che dopo un soggiorno di 30 giorni in Italia i bambini perdono dal 30 al 50% del Cesio-137 assorbito. Inoltre, la permanenza in Italia permette, tramite un’alimentazione equilibrata e nutriente, di accrescere le difese immunitarie dell’organismo. I giovamenti sono in aspettativa di vita, ma anche prospettive di studio e serenità”.
L’associazione si occupa anche di costruire orfanotrofi e strutture lì, in Bielorussia (Chernobyl è in Ucraina, ma la nube tossica ha invaso molto anche il vicino stato sovietico). Non tutti i progetti sono andati in porto (“Problemi burocratici…”) ma comunque l’attenzione non si esaurisce solo per il mese di vacanza.
Massimo Tasinato di Frascaro è uno di quei genitori che ha visto crescere due bambini bielorussi, estate dopo estate. “Lui oggi ha 32 anni e si è sposato, lei 24, studia. Ci teniamo ancora in contatto dopo otto anni accoglienza”. Come gli altri genitori per un mese ha dovuto seguire semplici e basilari regole che potrebbero valere non solo per i bielorussi: soggiorno sobrio, alimentazione sana, armonia famigliare. Il meglio che qualunque bambino potrebbe chiedere dalla vita.
Per informazioni: www.noiinsiemeperchernobyl.it