Quei quattro cocci sparsi per la Provincia
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21 Luglio 2016
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Quei quattro cocci sparsi per la Provincia

Spiace constatare che, oltre a non partire con nuovi progetti, si lascino andare in malora opere già realizzate, anche con fondi di Comuni e di Fondazioni bancarie, Ancor di più spiace vedere scavi richiusi in fretta e veri e propri scempi al buon senso e al buon gusto

Spiace constatare che, oltre a non partire con nuovi progetti, si lascino andare in malora opere già realizzate, anche con fondi di Comuni e di Fondazioni bancarie, Ancor di più spiace vedere scavi richiusi in fretta e veri e propri scempi al buon senso e al buon gusto

OPINIONI – Se vi interessa, parliamo di archeologia, di archeologia locale. La nostra provincia, come il Piemonte, come gran parte dell’Italia, è estremamente ricca ed interessante da questo punto di vista. Da sempre si sottolinea il fatto che il nostro territorio possiede un bene sotterraneo che non è il petrolio  e che, se valorizzato, potrebbe costituire una risorsa economica importante in quel settore decisamente mal valorizzato che è il turismo.

È un discorso fin troppo reiterato, ma a cui non seguono interventi seri e programmati e in cui non si investono adeguate risorse economiche, tranne che per i grandi siti, anche questi comunque in sofferenza. Mi si dirà che c’è la crisi e ci sono priorità urgenti, ma in questo modo il nostro “petrolio” resta lì, non sfruttato. Tutto questo spiace e spiace ancor di più constatare che, oltre a non partire con nuovi progetti, si lascino andare in malora opere già realizzate, anche con fondi di Comuni e di Fondazioni bancarie, Ancor di più spiace vedere scavi richiusi in fretta e veri e propri scempi al buon senso e al buon gusto.

Fatta questa premessa forse è il caso di fare una panoramica della situazione attuale e dei suoi possibili sviluppi.

Bisogna partire da lontano, cioè da quattro importanti città romane e dalle vie di comunicazione che le mettevano in relazione tra di loro e con le principali direttrici del commercio dell’epoca. Parlo di Libarna, di Dertona, di Forum Fulvii (Villa del Foro presso Alessandria) e di Aquae Statiellae (l’odierna Acqui Terme) e delle Vie Postumia, Aemilia Scaurii, Fulvia.

La prima collegava Genua con Aquileia attraversando tutta la Valle Padana fino all’Adriatico e intersecava Libarna e Dertona. La seconda partiva da Vada Sabatia (Vado Ligure) e passando per Aquae Statiellae si dirigeva a Dertona dove si incrociava con la Postumia. La terza, che confluiva a Dertona, attraversava Forum Fulvii, Hastae (Asti), Augusta Taurinorum (Torino) e dirigeva ad Augusta (Aosta) e di lì nelle Gallie.

Stiamo parlando di epoca romana e di città ricche di patrimonio archeologico, anche se la nostra provincia custodisce inoltre reperti di epoca preistorica (uomo di Neanderthal ad Acqui) con abbondanza di ritrovamenti di epoca neolitica e protostorica, in particolare delle civiltà dei Celto-Liguri e degli Etruschi.

Partiamo in ordine di importanza da Libarna, l’unico vero sito con una compattezza territoriale e con una organizzazione di eventi e visite superiore a  tutte le altre località citate. Siamo felici delle recenti iniziative e dei continui, anche se lenti progressi negli studi e nella ricostruzione di un’idea di città che piano piano si sta delineando, ma l’impressione è quella di un sito ancora poco valorizzato rispetto al potenziale Intanto manca un museo in loco, esiste una sala espositiva presso il Comune di Serravalle con alcuni reperti interessanti, ma si tratta della punta dell’iceberg dei ritrovamenti di Libarna.

Se si fa un piccolo confronto con una realtà simile, quella di Luni in Toscana, si notano immediatamente grandi differenze. Luni , oltre agli scavi visitabili tutti i giorni, ha un ricco Museo (ingresso 2 euro) ed inoltre, durante l’estate, ospita continuamente eventi, spettacoli e manifestazioni..

Veniamo a Dertona, oggi Tortona, che non ha una zona di scavi perchè la città attuale sorge su quella romana, ma che ad ogni intervento edilizio non smette di stupire per la ricchezza e per l”imponderabilità dei ritrovamenti che continuano a far mutare l’immagine di quella che doveva essere la città romana. Tortona aveva un Museo romano, forse lo riavrà, non smettiamo di sperare. Allo stato attuale risulta smantellato ed i reperti più importanti sono nel Museo Archeologico di Torino. C’è una freccia compresa in un totem di indicazioni con una certa pretesa stilistica, ma il turista che dovesse seguirla si troverebbe di fronte una grande delusione.

Sparse qui e là vi sono testimonianze murarie sul Castello e in alcuni punti della città, spalle di ponte, qualche pezzo del possente acquedotto, ma sembra una caccia al tesoro. Non esiste una mappa, non esiste cartellonistica, queste testimonianze le trovano solo gli appassionati che le cercano a ragion veduta e basta.

Un pavimento di una villa del II° secolo d. C. risulta immurato senza alcun criterio a fianco della scala mobile dell’Iper Oasi, dico senza alcun criterio, visto che è stato rinvenuto in Piazza delle Erbe, non propriamente vicino al centro commerciale.

È sempre rimanendo in merito ai centri commerciali che dire del mirabolante rinvenimento di un porto canale che dalla Scrivia e dal Po portava le merci in città e dei magazzini per lo stoccaggio ad esso annessi finiti sotto il calcestruzzo dell’Esselunga? Che dire? Stendiamo un pietoso velo e con umorismo evidenziamo che i magazzini lì c’erano in epoca romana e quindi ci sono, per continuità anche oggi, ma è un umorismo che ci risparmieremmo volentieri.

Lasciamo Tortona e dirigiamoci a Villa del Foro, oggi paesino presso Alessandria, ma in epoca romana ed anche precedente sede, sempre attraverso le vie fluviali, di un sito di grande importanza mercantile diventato poi città romana come testimonia ancor oggi il toponimo.

Villa del Foro è il sito meno approfondito di tutti, essendo zona agricola ci sono stati ritrovamenti casuali dopo le arature, qualche scavo isolato, ma sicuramente una grande quantità di materiale archeologico è ancora sotto terra.

Qualche anno fa nell’ambito di un progetto della Sovritendenza era stato costituito un piccolo Antiquarium con alcuni interessanti reperti. Nell’ambito del progetto che prevedeva delle mostre temporanee (di tre anni se non sbaglio) di materiali archeologici trovati in loco erano state aperte alcune sale museali, oltre a quella di Villa del Foro, quella di Villaromagnano (altro toponimo d’origine latina) e quella di Brignano Frascata. Le piccole sale, realizzate con i fondi delle fondazioni degli istituti di credito e con fondi comunali, erano gestite da volontari che assicuravano le aperture durante i festivi e su prenotazione.

Si trattava di attrazioni turistiche non di poco conto e forse dovevano diventare strutture permanenti, costituendo un punto organizzativo per le ricerche sul territorio, valorizzando i volontari che più di tutti conoscono i propri luoghi e possono fornire un aiuto indispensabile per gli archeologi che vengono catapultati negli scavi senza conoscere le storie di quelle zolle tra cui lavorano.

Invece le mostre temporanee sono state smantellate ed i piccoli musei oggi sono chiusi. I reperti sono stati portati via o stoccati in sedi provvisorie. Allo stato attuale non si sa dove è come saranno nuovamente esposti.

Al prossimo venturo Museo archeologico di Tortona, sempre che venga realizzato? In queste sale museali erano custoditi reperti molto interessanti, a Brignano, ad esempio, si trovava il manufatto litico più antico del Basso Piemonte.

Ci piacerebbe vederle nuovamente esposte queste testimonianze, così come sarebbe bello poter ammirare il tesoretto di gioielli e il corredo funebre delle tombe gotiche ritrovate all’inizio di Via Bandello a Tortona.

Ritornando alla premessa, è un vero peccato non aver conservato questi spazi espositivi nei piccoli centri. Le mostre temporanee potevano essere trasformate in Antiquarium a disposizione di turisti e scolaresche.

Capita di frequente che turisti stranieri arrivino a Villa del Foro in cerca di un museo che non c’è (l’edificio è ora in precarie condizioni) o di scavi che non esistono, un vero peccato, occasioni perse.

Nel quadro poco confortante che ho delineato l’eccezione è costituita da Acqui Terme. Qui ci sono i resti dell’imponente acquedotto con un sentiero e una pista ciclabile nelle vicinanze, ci sono gli scavi visitabili di una piscina termale e soprattutto c’è un ricco Museo archeologico ospitato tra l’altro nel Castello dei Paleologi, una location più che indicata.

Viene da chiedersi come mai Acqui, dove sicuramente la situazione archeologica potrebbe essere ancora migliorata, abbia condizioni più favorevoli del resto della provincia. Amministrazioni più attente? Cittadinanza più collaborativa? Non so rispondere, ma viene da pensare che lì alcuni fattori abbiano reso possibile ciò che da altre parti non lo è stato.

Chissà che qualcosa si possa muovere a partire dal Museo archeologico di Tortona. Ce lo auguriamo di cuore, perchè la valorizzazione del territorio, diciamolo, non può essere solo Montebore e Timorasso (che peraltro gradisco moltissimo).

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