È morto Roberto Gambino, il ricordo del Parco del Po
Padre del piano di salvaguardia del Po
Se n’è andato all’età di 84 anni, il Professor Gambino, Professore Emerito di Urbanistica, già direttore del Dipartimento Interateneo Territorio al Politecnico di Torino, dove fu chiamato nel 1981 come professore ordinario.
La sua scomparsa, dopo una vita dedicata agli studi sulla pianificazione territoriale con un’attenzione specifica alla custodia del patrimonio naturale ha destato vasto cordoglio nel mondo dei parchi naturali, incluso l’Ente di gestione delle Aree protette del Po vercellese-alessandrino.
Roberto Gambino fu fondatore del Centro Europeo di Documentazione della Pianificazione dei Parchi Naturali e attivo in gruppi di lavoro IUCN sui paesaggi protetti; contribuì al recepimento della Convenzione Europea del Paesaggio anche attraverso la fondazione delle reti europee RECEP-ENELC e UNISCAPE e dedicò ai “Parchi e paesaggi d’Europa” anche la sua Lectio Magistralis nel 2009.
I suoi lavori hanno segnato la cultura italiana nel campo, e hanno rappresentato sperimentazioni di nuovi temi e approcci: i piani dei parchi, tra i quali quelli del Cilento e dei Monti Sibillini; i piani territoriali e paesaggistici; Val d’Aosta nel 1998 e Piemonte nel 2009; ma anche piani urbanistici e per i centri storici: Casale Monferrato e Asti.
Lo strumento di pianificazione del piano d’area del Po in Piemonte nel 2009/2010 vinse l’”8th European Urban and Regional Planning Award 2009/2010” dell’ECTP-CEU. Fu un lavoro fondamentale per la salvaguardia del Grande Fiume, precursore di tutte le progettazioni che sono venute in seguito, come la ciclovia Vento, la futura gestione unica del Parco del Po Piemontese, fino al 2020 in carico a due singoli enti, le riserve della biosfera UNESCO; delta del Po, Monviso, Po Grande e Collina Po che legano il fiume dalle sorgenti alla foce in un unico disegno strategico.
Il Professor Gambino coordinò per il Politecnico di Torino “Corona Verde”. Il progetto nacque negli anni ‘90 da un’idea degli enti di gestione dei Parchi che, assieme alla Regione Piemonte, elaborarono una nuova modalità di sviluppo territoriale per un equilibrio più armonico tra città e natura; una rete ecologica e paesaggistica degli spazi verdi che abbraccia la città di Torino col Parco Naturale di Superga e il fiume Po, i boschi di Stupinigi, della Mandria, della Vauda, fino a estendersi ai margini del Canavese e ai laghi di Avigliana, al Colle del Lys, al Monte San Giorgio e ai torrenti Stura di Lanzo e Ceronda.
Una “rete di reti”, ecologica, agricola, storica e fruitiva, che include ripristini di aree naturali, con la ricostruzione di acquitrini, canneti e boschetti e percorsi ciclabili che connettono le aree naturali, la città e le Regge Sabaude.