Dal Sobrero al Cern di Ginevra
Quattro classi del liceo scienze applicate
GINEVRA – Venerdì 22 novembre quattro classi del liceo scienze applicate del Sobrero si sono recate a Ginevra, in Svizzera, per una visita al complesso dell’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare, noto come Cern.
Dal 1954, anno della sua fondazione, il Cern accoglie scienziati provenienti da tutto il mondo e si propone come laboratorio sperimentale a disposizione di coloro i quali si occupano dello studio dell’ambito più affascinante e misterioso della fisica, quello che indaga sulle origini dell’Universo, sui suoi primi istanti di vita e su ciò che costituisce la base della materia come noi la conosciamo.
Ciò che rende famosa questa istituzione, diretta attualmente dall’italiana Fabiola Gianotti, è sicuramente Lhc, acronimo con il quale ci si riferisce al Large Hadron Collider, il Grande Collisore di Adroni. Questo circuito circolare, sotterraneo ed enorme con una circonferenza di ben 27 km, viene utilizzato per accelerare fasci di protoni e successivamente causare lo scontro tra essi, liberando quantità enormi di energia che si convertono, secondo la celeberrima formula E= mc2, nelle particelle fondamentali, rilevate dai diversi impianti collocati lungo la circonferenza. Operativo dal 2008, Lhc si trova attualmente in una fase di manutenzione e upgrade che durerà fino al 2021, durante la quale l’inoperatività del sistema consentirà una breve apertura al pubblico.
La visita si è svolta durante la mattinata nel plesso principale del Cern, dove i ragazzi hanno visitato dei due piccoli musei nei quali viene spiegato nel minimo dettaglio come vengono condotti gli esperimenti, la storia del Cern e l’effettivo funzionamento dell’acceleratore. Gli studenti hanno potuto fruire anche della mensa che, come riportato dalla guida, è l’insolito cuore pulsante del CERN. Entrati, infatti, si rimane stupiti non solo della gran quantità di persone al suo interno, ma anche della calma e concentrazione di alcuni tavoli, dove sesso nascono le idee migliori.
Dopo questa pausa ricostituente, le classi hanno visitato il sito del centro di ricerca, chiamato Alice. Prima di entrare nel cuore della ricerca, gli studenti sono stati accolti da un esperto con il quale hanno preso parte a una breve presentazione introduttiva all’acceleratore stesso e al progetto Alice. A Large Ion Collider Experiment, Alice appunto, è uno dei diversi rilevatori collocati all’interno del complesso, frutto di un progetto che vede collaborare da diversi anni circa 90 istituzioni diverse, unite dall’obiettivo comune di studiare il plasma di quark e gluoni, una sorta di “brodo primordiale” di particelle elementari prodotto poche frazioni di secondi dopo il Big Bang. A rendere possibile lo studio di una fase di materia così particolare è la strumentazione avanzata di cui Alice è equipaggiata, in grado di determinare energia, traiettoria e carica di ciascuna particella e quindi di identificare tutti i prodotti della collisione.
Una volta entrati, i ragazzi sono stati divisi in gruppi e hanno ricevuto ulteriori nozioni sul progetto e sulla sua inimmaginabile grandezza. Ma se per caso l’immaginazione e le due piccole lezioni non fossero bastate, i gruppi hanno avuto la più unica che rara occasione di vedere con i loro occhi, non solo il rilevatore in tutta la sua imponenza, diversi metri sotto i piedi delle centinaia di ricercatori che, ormai, vivono li, ma anche una sezione dell’anello in cui corrono e collidono i fasci di protoni.
Dopo essere risalite in superficie, le classi si sono riunite e hanno fatto ritorno a Casale.
«Da parte mia ciò che desideravo di piú è che i ragazzi vedessero e “toccassero con mano” cosa significa oggi fare fisica ad alto livello e quali sono le frontiere della conoscenza a cui sta lavorando l’uomo oggi» afferma soddisfatta la professoressa di fisica di 5cl Alessia Balanzino. «Il confronto con il mondo della ricerca, gli eventuali sbocchi lavorativi per gli appassionati, nonché l’enorme lavoro di squadra dietro a tutto questo, sono sicuramente aspetti fondamentali – continua – La giornata è stata sicuramente molto positiva, ho visto gli studenti curiosi e interessati; le loro domande e il loro feedback, dal mio punto di vista, sono il miglior risultato di un esperimento da ripetere».