Dopo pranzi e cenoni, la “cultura del riciclo”
Sulle tavole tornano i piatti del giorno dopo per una coscienza green. Grande attenzione alle informazioni in etichetta. Coldiretti: “ha stravinto la frutta Made in Italy”
SOCIETA’ – Ogni anno la storia si ripete: troppo cibo e tanti avanzi, pari a mezzo miliardo, rimasti sulle tavole imbandite per le feste di fine anno che nella stragrande maggioranza delle famiglie vengono riciclati in cucina anche per una crescente sensibilità verso il taglio degli sprechi per motivi economici, etici ed ambientali.
In base ad una analisi Coldiretti/Ixe’ otto italiani su dieci dopo la grande festa mettono a casa nel piatto gli avanzi dei cenoni. Solo il 15% delle famiglie è stata oculata e dichiara di non avanzare niente mentre il 2% dona in beneficenza e nessuno sostiene di buttare il cibo nel bidone.
“Sulle tavole degli italiani – ha affermato il presidente di Coldiretti Alessandria Mauro Bianco – sono tornati i piatti del giorno dopo, per evitare gli sprechi e sottolineare una coscienza green. Ricette che non sono solo un’ottima soluzione per non gettare nella spazzatura gli avanzi, ma aiutano anche a non far sparire tradizioni culinarie del passato secondo una usanza molto diffusa che ha dato origine a piatti diventati simbolo della cultura enogastronomica italiana”.
Per molti continua dunque il tour de force in cucina con polpette o polpettoni a base di carne o tartare di pesce che sono una ottima soluzione per recuperare il cibo del giorno prima, ma anche le frittate possono dare un gusto nuovo ai piatti di verdura o di pasta, senza dimenticare la ratatouille.
La frutta secca in più può essere facilmente caramellata per diventare un ottimo “torrone” mentre con quella fresca si ottengono pasticciate, marmellate o macedonie. E per dare un nuovo sapore ai dolci più tradizionali, come il pandoro o il panettone, si ricorre spesso alla farcitura con creme.
“Recuperare il cibo è una scelta che – ha aggiunto il direttore di Coldiretti Alessandria Roberto Rampazzo – fa bene all’economia e all’ambiente anche con una minore produzione di rifiuti. Non dobbiamo dimenticare che lo spreco di cibo procapite ammonta a circa 36 chilogrammi. Non si tratta quindi solo di un problema etico ma che determina anche effetti sul piano economico/ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti”.
Per il tradizionale appuntamento di fine anno con la tavola gli italiani hanno speso 2,4 miliardi di euro, il 14% in più rispetto allo scorso anno. Con il Capodanno si stima che siano state stappate in Italia circa 74 milioni di bottiglie di spumante, ma durante la notte più lunga dell’anno sono stati consumati anche 6 milioni di chili di cotechini e zamponi serviti assieme a milioni di chili di lenticchie, “chiamate” secondo tradizione a portar fortuna.
Anche per la spesa di pranzi e cenoni grande attenzione è stata rivolta alle informazioni fornite in etichetta con riguardo alla scadenza dei prodotti dove, per la frutta ha stravinto quella Made in Italy a partire dall’uva presente nel 66% delle tavole anche per motivi scaramantici mentre per il 42% resiste ancora la ricerca dell’ esotico.