8 morti in 7 giorni. Il dramma della casa di riposo S. Domenico a Casale
Lo comunica la direttrice Cinzia Poggio
CASALE – «Nel giro di una settimana sono deceduti otto ospiti. Nove dipendenti sono in malattia (senza sapere se hanno fatto il tampone, senza sapere se si tratta di malattia riconducibile a covid o per ansia o per paura)». È questo il passaggio più drammatico nelle parole di Cinzia Poggio, direttrice della Struttura San Domenico, Casa di Riposo di Casale.
La dottoressa ripercorre le tappe di un’Odissea, quella che lei e le sue colleghe, unitamente agli anziani ospiti, stanno vivendo in questo periodo. Dall’8 marzo la struttura è chiusa alle visite di parenti e amici degli ospiti. Il primo ricoverato è stato portato al Santo Spirito il 14 marzo (dove è morto 6 giorni dopo). Da qui l’escalation di ricoveri e decessi, mentre mascherine e materiale di protezione arrivano da Comune e Protezione Civile. Gli ospiti vengono messi in isolamento, intanto le risposte dalle autorità sanitarie sono poche e frammentarie, spiega la Poggio.
«Io sto facendo di tutto, direttrice, oss, infermiera e ausiliaria, coach motivazionale… La struttura si adopera comunque nel dare informazioni ai parenti sullo stato di saluti dei propri cari, facciamo collegare e parlare via telefono gli ospiti con i parenti. Poi nel mezzo delle brutte notizie e del senso di abbandono, c’è anche chi, tra i dipendenti fa il doppio turno, chi lavora per più notti consecutive e chi da la completa disponibilità trasferendosi completamente in struttura. Tra i medici di base (M.M.G.) sono pochi quelli che vengono in struttura poiché privi di adeguati D.P.I. e rispondono solo al telefono raccomandando di non inviare i malati al Pronto Soccorso ormai saturo» dice.
Il tono non è polemico ma trasuda tristezza «per queste vite umane che anche se alla fine del loro cammino non meritano di essere abbandonate, ma hanno diritto di vivere e nelle peggiori ipotesi il diritto di spegnersi senza troppo dolore causato da inefficienze. Spero di resistere per loro e per tutte gli operatori che ringrazio di cuore e che sono rimasti e che rimangono con me e con le consorelle del convento interno alla struttura, che lavorano senza sosta per noi aiutando nei reparti. Sono allibita, arrabbiata e senza parole sulla essenza degli organi competenti dell’Asl per le Strutture e sull’assenza di chi dovrebbe aiutarci e tutelarci oltre che controllarci!».
Nel lungo sfogo c’è anche spazio per i ringraziamenti: al sindaco e al capo di gabinetto, ai medici Reale, Pezzana e Focati per la loro collaborazione.