“I bambini, in particolare di nido e infanzia, tornino a scuola”
Le proposte di Mamme in cerchio hanno raccolto decine di sottoscrittori
Diverse associazioni impegnate con famiglie, professionisti della sanità, educatori, insegnanti, genitori, intervengono in merito al dibattito sulla scuola e i servizi educativi nella “Fase 2” «che riguarda qualcosa come circa 9 milioni di studenti, 11 milioni di genitori e un milione di insegnanti».
Quella promossa da Mamme in cerchio, associazione di Casale, è una lettera aperta che ha già ricevuto oltre un centinaio di sottoscrizioni da parte di “addetti ai lavori” del Casalese ma anche di altri territori della provincia, da Alessandria a Valenza, e pure da fuori provincia. Si tratta di un appello rivolto agli amministratori locali e nazionali, all’opinione pubblica, ma soprattutto alle famiglie. Il Nodo Gordiano è la chiusura delle scuole, un accadimento «che ha lasciato un vuoto importante, gradualmente riempito dalla mobilitazione dei dirigenti e degli insegnanti di ogni ordine scolastico, che con capacità di adattamento, riorganizzazione, flessibilità davvero encomiabili, ha permesso alla scuola un balzo tecnologico impensabile in situazione di normalità per portare nelle case la Didattica a Distanza (Dad).
La chiusura e le misure fino ad oggi adottate però, per i sottoscrittori, non dovranno perdurare. «Vogliamo rivolgerci alla politica per dire che il contenimento fin qui attuato non può più essere mantenuto a lungo, e che per molte ragioni, è indispensabile pensare a come riaprire scuole e servizi per l’infanzia con gradualità e in sicurezza. Innanzitutto è ormai evidente un problema di giustizia sociale: la scuola è per tutti, la Dad purtroppo, no. In secondo luogo c’è un problema di tipo pedagogico-educativo: in questa situazione di contenimento nello spazio ristretto della casa e, per i più fortunati di un cortile o giardino, saltano importanti tappe evolutive per i bambini. Altro aspetto fondamentale è che il bambino impara dai compagni; l’interazione sociale serve a creare l’autoregolazione, avviando i processi di collaborazione. Infine, come già evidenziato da più parti, c’è un problema di tipo economico-sociale nel momento in cui i genitori riprenderanno a lavorare».
La soluzione quindi quale potrebbe essere? «Auspichiamo che i bambini e le bambine più piccoli (asili nido e scuola dell’infanzia) possano tornare a scuola già alla fine di quest’anno scolastico, perché per loro questo passaggio sarebbe davvero importante, oltre che un sollievo per le famiglie, e chiediamo per tutti il rientro a scuola in presenza, a settembre. È possibile arrivare a ciò con la dovuta sicurezza studiando strategie di distanziamento sociale, organizzando modalità operative, facendo formazione al personale soltanto se, da subito si attua un grande sforzo di ri-progettazione» dicono facendo esempi come l’outdoor education.
«Di fatto non si tratta solo di un ripensamento organizzativo, perché è evidente che è in atto una trasformazione culturale ed esistenziale. I Comuni, in questa fase devono avere un grande ruolo, poiché il ripensamento dell’organizzazione scolastica riguarda anche l’adeguamento degli spazi scolastici, degli arredi e degli ambienti. È molto probabile che servano più spazio, più strumenti, più insegnanti, nuove competenze e molte più risorse. Siamo pronti, come Paese a fare un investimento strategico sull’educazione? È una grande occasione per ripensare ad una scuola e a servizi davvero “al servizio” dei cittadini».