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    Redazione  
    14 Maggio 2020
    ore
    19:12 Logo Newsguard
    Polizia

    Sette truffatori per sette religiosi: l’indagine iniziata a Casale

    Sacred and Profane il nome della complessa operazione

    CASALE – La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano ha recentemente terminato una complessa e articolata attività di indagine, ribattezzata “Sacred And Profane” a carico di 7 persone, D.Q. di anni 54, F.S. di anni 52, M.R. di anni 36, F.M.M. di anni 33, R.D. di anni 30, A.S. di anni 29 e S.B. di anni  22,  tutti cittadini italiani abitanti nel relativo hinterland.

    I sette sono ritenuti responsabili in concorso fra loro con il vincolo della continuazione dei reati di estorsione, truffa aggravata e falsità materiale commessi un paio di anni prima ai danni di anziani religiosi che in servizio la loro opera in varie Regioni, Piemonte, Lombardia, Liguria e Friuli Venezia Giulia, riuscendo ad impossessarsi, in circa 6 mesi, di un importo superiore ad € 170.000,00.

    L’indagine era iniziata dalla denuncia formalizzata presso il Commissariato di P.S. di Casale Monferrato da un parroco della città il quale aveva raccontato che qualche mese prima era stato contattato telefonicamente dal sedicente R.D. che si era qualificato come Avvocato associato ad uno studio milanese.

    Nel corso della conversazione l’interlocutore aveva riferito che il contatto era dovuto ad una questione giuridica relativa ad un paventato insoluto in abbonamento, del valore di circa 10.000,00 € e che, ove il sacerdote non avesse provveduto al saldo avrebbe subito ritorsioni legali e, soprattutto, sarebbe incorso nel rischio che la sua reputazione venisse infangata nel comprensorio casalese, tramite pubblicazione di articoli su testate giornalistiche ed organi di stampa.

    Spaventato da tale “minaccia”, il prelato, seppur non incorresse in posizioni debitorie di alcun genere, ha pagato quanto richiesto versando la somma tramite bonifico bancario ma il sedicente avvocato, non pago, producendo documenti contraffatti ad “arte”, assolutamente similari a quelli reali, formalmente provenienti dallo Studio legale, dal Tribunale di Milano o dall’Ente Tesoreria dello Stato, nei mesi seguenti, ipotizzando altre violazioni e/o necessità di adempiere ad integrazioni per la soddisfazione delle richieste economiche, ha continuato ad esigere ulteriori dazioni di denaro che il sacerdote si è trovato costretto a soddisfare eseguendo decine di bonifici bancari, ad Iban via via diversi forniti dal malvivente.

    Dopo diverso tempo, economicamente prosciugato e disperato per la situazione creatasi, il religioso si è infine deciso a segnalare l’accaduto alla Polizia.  

    Gli agenti della Squadra Investigativa hanno eseguito i primi accertamenti constatando come ovvio che sia le coordinate bancarie dei conti su cui confluiva il denaro che le utenze telefoniche utilizzate per i contatti erano “mascherate” e non riconducibili al sedicente R.D. che fra l’altro risultava inesistente.

    Per tale motivo è iniziata origine una copiosa attività investigativa, svolta di iniziativa e su delega della Procura della Repubblica di Vercelli che ha coordinato le indagini, sia sul “campo”, tramite ricerche e pedinamenti nel capoluogo lombardo, che telematiche mediante l’utilizzo di sofisticate apparecchiature.

    Grazie anche allo scambio di informazioni con altri uffici della Polizia di Stato, tramite l’ incrocio dei dati reperiti si è riusciti ad identificare uno dei componenti del sodalizio criminale che, al termine delle investigazioni si è accertato essere il vertice della banda, corrispondente al D.Q., pluripregiudicato sia per reati analoghi che per altri di genere.

    Lo stesso, coadiuvato da F.S., suo “braccio destro”, entrambi specializzati per condotte criminali che vedevano come vittime esclusivamente membri del clero, era a capo di un gruppo di soggetti che corrispondevano alle cosiddette “teste di legno”, le quali, per una percentuale di partecipazione agli introiti incamerati, attivavano conti correnti presso varie filiali bancarie, associandovi carte di credito per lo più prepagate di cui fornivano i codici e le password di attivazione ai predetti.

    Fra i membri di secondo piano vi era effettivamente anche R.D. che però, ovviamente aveva generalità e dati anagrafici diversi.

    Le operazioni di accredito e l’istantaneo prelievo del denaro via via indebitamente ricevuto, avvenivano sempre per via telematica al fine di rendere difficilmente identificabili i responsabili; nonostante ciò gli investigatori sono riusciti a reperire alcuni riscontri acquisendo sia le loro effigi che, tramite triangolazione dei luoghi in cui erano radicati gli sportelli bancari, anche i luoghi di effettivo domicilio, difformi dalle rispettive residenze, dei due “capi” del sodalizio criminale.

    Tramite attività tecnica si sono acquisiti poi anche ulteriori elementi probatori tanto che, in esecuzione di decreti di perquisizione emessi dall’Aautorità Giudiziaria competente, sono state eseguite 7 perquisizioni domiciliari congiunte, presso le abitazioni dei rispettivi componenti della banda.

    In tutte sono stati trovati e sequestrati alcuni dei timbri impiegati per la produzione degli atti contraffati, documenti, titoli di credito, apparati telefonici e altro materiale utile alle indagini avvalorando l’impianto investigativo rappresentato; fra l’altro, in due di esse è stata anche rinvenuta una discreta quantità di droga, sia del tipo cocaina che del tipo marijuana che, con la collaborazione di uffici di Polizia del territorio è stata sequestrata dando origine ad altro procedimento penale.

    Successivamente sono stati posti sotto sequestro 9 conti corrente e le relative carte abbinate.

    Poiché, a seguito della capillare attività investigativa, oltre al religioso Casalese, sono individuati altri 6 sacerdoti residenti in altre Regioni, potenziali vittime del sodalizio criminale, dopo aver riferito i risultati ottenuti al Pubblico Ministero titolare delle indagini, P.P. è stato trasferito per competenza territoriale a Milano e l’Autorità Giudiziaria del capoluogo lombardo ha delegato ulteriori indagini volte ad accertare quanto ipotizzato.

    I poliziotti hanno analizzato sia i documenti cartacei sequestrati che diverso materiale informatico, acquisito o prodotto nel corso dei mesi di indagine e hanno ottenuto dei validi riscontri a carico di alcuni dei membri della “banda” effettuando anche comparazioni calligrafiche, verifiche incrociate dei toni vocali registrati tramite le conversazioni voce e  quelle dal vivo, trovando piena conferma a quanto rappresentato all’Autorità Giudiziaria. 

    Al termine delle indagini si è acclarato pertanto che il gruppo aveva lucrato la somma di denaro indicata in precedenza, ponendo in essere attività estorsiva o di natura truffaldina ai danni di 7 sacerdoti, ottenendo il pagamento di decine di bonifici bancari.

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