Il rapporto tra Casale e il Fiume Po
L'intervento di Legambiente
CASALE – Qual’è il rapporto tra il fiume Po e la città di Casale? La scorsa primavera il circolo di Legambiente Verdeblù ha pubblicato una riflessione sulla situazione. I pensieri dell’attivista sono stati ospitati dal portale stesso dell’associazione ambientalista.
La riflessione include anche pensieri sui lavori di rimozione dell'”isola” di sabbia dello scorso inverno. La riportiamo quasi integralmente
I lavori di sistemazione nel letto del fiume Po coinvolgono prospettive diverse che vanno approfondite, per evitare che future considerazioni si basino su posizioni preconcette. Le trasformazioni sono state due: la rimozione della fascia di terra in mezzo al fiume e la costruzione di un sistema mobile per la centrale idroelettrica.
L’ecosistema fiume
Ogni fiume ha momenti di piena e momenti di secca che richiedono spazi sufficienti per scorrere; per questo la gestione degli ecosistemi fluviali prevede aree di sfogo libere da costruzioni, dette “aree di laminazione”. Dove ci sono edifici, invece, si cerca di costruire argini a loro protezione, più vicino alle case che al fiume, in modo da lasciare appunto scorrere l’acqua. L’arretramento dell’argine nei punti in cui crea delle strettoie è in progetto anche nel tratto casalese, oltre la ferrovia sulla sponda sinistra del fiume.
È un modo di concepire il territorio diverso da quello seguito dal dopoguerra agli anni ’90: allora i fiumi venivano gestiti come dei canali, costruendo delle sponde di cemento e asportando la ghiaia dal fondale. Queste due pratiche però hanno l’effetto di aumentare la velocità dell’acqua, rendendo più violento il suo impatto a valle del tratto. La costruzione di edifici in aree alluvionali inoltre ha trascurato il rischio di allagamento in caso di piena.
L’affermazione che “i fiumi non vengono più puliti” per colpa dei “verdi”, si colloca in questo quadro. L’abbandono di quell’approccio non dipende molto da gruppi di ambientalisti, ma dall’evoluzione della progettazione del territorio, dotata, questo sì, di maggiore consapevolezza ambientale.
I depositi di sabbia nel corso del fiume, inoltre, non comportano il rischio di alluvione, perché il volume d’acqua in caso di piena non corrisponde a un fondale più alto o più basso di qualche metro, ma ad aree di sfogo a lato del fiume larghe decine o centinaia di metri, in cui l’acqua può riversarsi senza provocare danni. Soluzioni che, in questi anni, vengono realizzate anche nella nostra zona: un esempio è l’ex cava di estrazione “Allara” che sta completando la sua riconversione, in collaborazione con il Parco del Po.
L’isola che non c’è
Un’altra considerazione: la fascia di terra vicino al lungo Po a Casale è stata chiamata “isola”, ma non si tratta di una formazione recente. Nella serie di foto aeree visibili su Google Earth, mostrate dal direttore del Parco del Po nel corso della conferenza, si vede come il corso del fiume si sia spostato dopo il prolungamento del ponte stradale successivo al 2000; il braccio che corre sul lato di Oltreponte ha ritagliato quel lembo di terra che in precedenza era la sponda sinistra del fiume.
Viene da chiedersi allora perché sia stata asportata quella specie di isola. Il progetto, in effetti, non coinvolge l’eliminazione della terra in profondità, ma la rimozione di uno strato superficiale che è stato ricoperto con l’innalzamento del livello dell’acqua prodotto dalla nuova centrale. In caso di abbassamento delle paratie mobili e di un periodo di secca, quindi, il fondo tornerà a emergere.
Alle considerazioni tecniche e di protezione degli abitanti, si possono aggiungere quelle naturalistiche: le aree basse e i ghiaioni sono un ambiente di biodiversità – come ha notato l’ingegner Giancarlo Gusmaroli, del centro italiano per il recupero fluviale Gusmaroli durante una visita sul posto – per le specie che trovano rifugio e nidificano.
Che sia stata la pressione di una parte dell’opinione pubblica a indurre le autorità competenti – anche di diverso orientamento politico – ad approvare l’intervento, o che ci siano altre motivazioni, ad esempio di uso sportivo, non è noto a chi scrive. Però le convinzioni più o meno fondate degli abitanti e le conoscenze degli esperti andrebbero confrontate, per arrivare a decisioni libere, e se possibile rese note le motivazioni.
Globale e locale
Un’ultima variabile nella dinamica dei fiumi è data dal cambiamento climatico: l’aumento delle temperature in atmosfera, corrisponde a fenomeni meteorologici più intensi, con piogge più concentrate e periodi di siccità più frequenti.
A Casale, per fortuna, gli argini rafforzati e riposizionati dopo le alluvioni di vent’anni fa proteggono il territorio circostante. Si sta riscoprendo così il fiume Po da parte degli abitanti, grazie alla sistemazione delle due sponde e all’impegno di associazioni, enti e frequentatori.
Emozioni e ricerca, opere di modifica e uso per svago possono incontrarsi attraverso l’attenzione alla complessità.