Il tampone per la bimba? Domani a Cuneo, oppure c’è da attendere settimane
Disguidi e disagi: protagonista involontaria una undicenne
CASALE – Una quindicina di giorni fa la telefonata, ricevuta da diversi genitori casalesi: «L’allenatore della squadra è risultato positivo al Covid». Rapido scatta l’isolamento preventivo per tutte le persone che sono entrate in contatto con lui nell’ambito del sodalizio sportivo cittadino. Tutti, giovani atlete e staff, si sottopongono al tampone.
Lo fa anche l’undicenne Rebecca che trova posto all’Ospedale infantile di Alessandria per il giorno dopo. L’esame da esito positivo, solo per lei. Fortunatamente la ragazzina è asintomatica ma la quarantena è inevitabile e il provvedimento si allarga anche alla sua classe di prima media. Isolamento in casa anche per la madre, che vive con lei.
La vita del piccolo nucleo famigliare prosegue con le difficoltà della reclusione domiciliare. Vengono sospese le lezioni della sua classe, parte la Dad per tutti gli studenti che con Rebecca sono entrati in contatto, personale scolastico incluso.
Dopo una decina di giorni, ce lo racconta il padre Paolo, iniziano i veri problemi.
Rebecca, che era l’unica positiva tra coloro che erano entrate in contatto con l’allenatore, deve sottoporsi al secondo tampone. I genitori chiamano il medico di famiglia e vengono rimbalzati all’Asl. L’Asl a sua volta fa lo stesso, rimbalzandoli al medico di famiglia. Si va avanti così per qualche giorno estenuante, tra rabbia, scoramento, disillusione e il morale che precipita sottoterra. Nel mentre la classe torna a scuola. Non ci può essere Rebecca. «È una ragazza di 11 anni che manca da metà ottobre dalle lezioni. Ha saltato verifiche, lezioni, passiamo le giornate a spiegarle che non deve sentirsi in colpa, che non ha sbagliato nulla ma è dura. I suoi compagni sono tornati a scuola e lei non può ancora in attesa del tampone» dice Paolo.
Già, il tampone. Si diceva dell’estenuante (e imbarazzante) rimbalzo di responsabilità tra medico di famiglia e Asl. Ieri la paradossale svolta. «C’è posto a Cuneo, alle 13.30 di domani (oggi nda), se no bisogna aspettare, qui novembre tutto pieno» è quello che la dottoressa dice a mamma e papà.
«Oltre 360 km tra andata e ritorno, quasi 4 ore di viaggio. È questo quello che ci viene detto per provare a far terminare giorni da incubo per nostra figlia. Rebecca ci andrà, con la madre. Ma è assurdo» dice Paolo.
Il tutto nella speranza che il tampone dia esito negativo e che la giovane, studentessa diligente, possa tornare a scuola al più presto.
«Perchè ci è stata proposta Cuneo? Perchè abbiamo dovuto insistere così tanto tra telefonate a medico e Asl per ottenere questo? Se mia moglie non guidasse, visto che è lei che vive con Rebecca e con lei è in isolamento, come potrebbero fare un viaggio così lungo con solo un giorno di preavviso? Senza contare i problemi della scuola, che da quando le lezioni in presenza sono ricominciate per gli altri compagni non ci da la garanzia di avere lo stesso trattamento. A questo proposito ho chiesto un colloquio con il dirigente, per capire meglio. Rebecca ci tiene e ha solamente 11 anni. Difficile convincerla che in tutto questo non ha colpa, eppure è così».
Nota: per tutelare la riservatezza dei protagonisti di questa storia paradossale sono stati omessi alcuni particolari che li avrebbero resi facilmente riconoscibili. Paolo e Rebecca non sono i veri nomi di padre e figlia.