«Qualcuno ha negato la libertà, altri l’hanno riconquistata»
Johnny Zaffiro commenta la cerimonia commemorativa della Banda Tom con delusione
CASALE – Sabato, in forma ridotta per la pandemia, si è tenuta a Casale la cerimonia di commemorazione dell’eccidio della Banda Tom.
A meno di 48 ore dall’evento, l’ex candidato sindaco Johnny Zaffiro, esponente di Casale Bene Comune, manifesta il suo malcontento: «La commemorazione dell’uccisione della Banda Tom di questo 2021 non è stata né rituale, né toccante. È stata – purtroppo – desolante. Ricordiamolo brevemente chi era Tom e perché lo celebriamo ogni anno. Tom era a capo di una banda partigiana, il suo nome era Antonio Olearo, poi Medaglia d’oro al valor militare. Con altri ragazzi scelse coraggiosamente la lotta partigiana per opporsi al regime fascista e dal 1943 fu attivo nel casalese e nell’astigiano. La banda Tom fu catturata a Casorzo, imprigionata, torturata, umiliata nel freddo inverno del 1945 e infine uccisa il 15 gennaio. Questi ragazzi furono vittime del fascismo. Non di altri. La violenza loro perpetrata, una spietata violenza fisica, ha dei responsabili e noi ogni anno vogliamo immaginare cosa sentirono e quanto soffrirono quei ragazzi in quei giorni, e vogliamo così corroborare la nostra coscienza e il nostro impegno per il futuro. Contestualizzare quel sacrificio, avvenuto al termine di una dittatura ventennale e di una scellerata guerra, è riaffermare I valori della Resistenza e dell’Italia repubblicana e consolidare l’unione della comunità, che si nutre di memoria e di emozione».
Zaffiro è duro nei confronti delle parole del sindaco Federico Riboldi che, nel suo breve intervento, non sarebbe stato sufficientemente preciso («L’Italia rischiava la sua indipendenza […] L’Italia era preda degli appetiti delle grandi potenze…»): «Sento dunque un profondo rammarico – va avanti Zaffiro – misto in verità ad una buona dose di rabbia, per aver partecipato ad una commemorazione ridotta ad una generica ricorrenza in ricordo di ragazzi coraggiosi (almeno questo!) uccisi da generici nemici stranieri. Conosco le posizioni del nostro primo cittadino, al quale contesto l’aver archiviato un mastodontico capitolo di storia, e conosco naturalmente il disagio di essere minoranza in un periodo storico difficile, confuso, ingiusto, ma non perdo di vista la dignità delle mie idee e di quei sacrifici, che celebriamo in Italia il 25 aprile. Quelle idee e quei valori fondano la libertà di ognuno e di ognuna di noi, inclusa quella di sbeffeggiare la Resistenza. Quelle idee e quei valori vivranno forse fortune alterne, prede anch’essi dell’approssimazione storica e delle transitorie rivalse cui ora assistiamo; ma quelle idee e quei valori non moriranno, diversamente dagli uomini… Allora perché, in una giornata commemorativa come il 23 gennaio scorso, rinunciare a chiamare le cose col nome che hanno? Perché soffocare il sacrosanto diritto di raccontare una storia, quella della Banda Tom, dentro una grande storia, quella della Liberazione? Non sarà il pudore verbale a ‘pacificare gli animi’, né tantomeno a produrre rispetto e conoscenza in chi non li ha. Questo è il punto. Raccontiamoci pure che c’è il buono e il brutto dappertutto, ma continuiamo ad esprimere che in questa bilancia postuma, qualcuno ha sbagliato e altri si sono sacrificati per tutti. Qualcuno ha negato la libertà, altri l’hanno riconquistata. Qualcuno ha prosperato sul silenzio della maggioranza, altri hanno compreso che opporsi era necessario, anche se erano inizialmente minoranza. Oggi possiamo ringraziarli, oggi possiamo discuterne, oggi possiamo attualizzare quell’esperienza, ma solo chiamando le cose col nome che hanno e solo riconoscendo in quelle radici antifasciste la grande spinta propulsiva che continueranno ad avere».
Sull’argomento anche un altro esponente di Casale Bene Comune, l’attore Mario Saldì. Il suo commento è affidato a un video pubblicato sui social.