Il primo autentico edificio scolastico di Valenza
Un nuovo approfondimento del professor Maggiora
VALENZA – Una volta, molti anni fa, le scuole maschili a Valenza erano collocate nell’edificio di via Carducci (ex convento di San Domenico), destinato dal 1787 per poco tempo anche a Seminario; quelle femminili in via Pastrengo (ex convento dell’Annunziata). Innanzi tutto vale la pena di ricordare che erano edifici adattati, con locali lugubri e tetri cancellati definitivamente dal nuovo e principale edificio scolastico del secolo scorso, quello che oggi include la scuola primaria Don Minzoni e la scuola secondaria di primo grado Pascoli. La sua storia è lunga e singolare, con alcune vie e piazze attigue pure variate di nome, tutto connotato nel rigoroso stile del regime fascista.
All’inizio del ‘900 i liberali e dal 1910 i socialisti, al governo del Comune, annunciano nei loro programmi, nei fioriti discorsi e soprattutto nella demagogia elettorale, la prossima costruzione di un nuovo edificio che raggrupperà tutte le scuole, elementari, tecniche e serali della città. Ma, purtroppo, ai proclami non seguiranno i fatti, a riprova che gli obiettivi più sono ambiziosi e più sono destinati a non essere realizzati.
Tuttavia, nel clima di rissa politica permanente, nel 1914 iniziano dei lavori di sterramento dello spiazzo (il sedime dell’odierno edificio scolastico) posto di fronte alla vasta piazza Umberto I (oggi Don Minzoni), più avanti così detta del Diamante. È un sito di facile e sicuro accesso per la popolazione, libero da altri edifici intorno e circondato da vie alberate, affiancato dalla parte terminale del viale di Porta Alessandria (oggi viale Oliva). I lavori sul terreno durano poco, vengono sospesi per lo scoppio della guerra e poi ripresi brevemente anche dopo il conflitto, quindi definitivamente interrotti.
In tanta confusione, negli anni venti e nei primi anni trenta, sfuma l’illusoria speranza di iniziare i lavori. In qualche misura, i molti progetti stilati paiono predisposti all’attesa e al rinvio, semplici da comprendere e difficili da realizzare; si susseguono delibere, pianificazioni, modifiche, mutui concessi, rilievi giuridici e scarsità di fondi. In balia della Cassa Depositi e Prestiti si giunge sino al 1934 senza un esito concreto, ciononostante con un progetto consolidato. Non è stata una traversata nel deserto, visto i tanti interventi amministrativi prodotti, pare invece sia stato un gioco allo sfinimento.
Determinante è l’intensa missione di propaganda affidata dal regime fascista alle scuole, la quale velocizza sempre più il processo di affermazione di questo settore dell’edilizia pubblica nel Paese; le sedi scolastiche rivestono un ruolo determinante soprattutto in ragione del fatto che la scuola è identificata come fondamentale vettore di formazione del cittadino fascista.
Nel 1934 le classi scolastiche della città sono: 21 elementari, 3 di avviamento professionale, 5 serali di disegno, arti e mestieri.
Dopo tante capriole, e dopo essersi incartati più volte, finalmente nel 1937 i lavori vengono assegnati all’impresa Simonelli di Alessandria. L’esecuzione deve compiersi entro venti mesi, poi prorogati di ulteriori sei mesi, per un importo a ragione del contratto di lire 2.059.949. Il Podestà Anselmo Ceva nomina progettista l’ing. Venanzio Guerci. Una nota dolente, continuamente tirata in ballo, è l’aumento continuo dei prezzi dei materiali utilizzati.
Mentre procedono i lavori, il 5 luglio 1939 il Provveditore agli Studi scrive al Commissario Prefettizio di Valenza Giovanni Gatti (dal 20-9-1939 Luigi Vaccari), comunicandogli che il Ministro dell’Educazione Nazionale ha disposto che l’edificio scolastico sia intitolato a Costanzo Ciano (morto da poco, presidente della Camera dei Fasci e delle Corporazioni e padre di Galeazzo) “in rispondenza all’unanime sentimento della Scuola fascista”. Infine, il 20 luglio 1940, il costruttore consegna al Comune le chiavi dell’edificio, costato al termine circa 4 milioni di lire (per avvicinarsi al valore odierno basta mettere al posto delle lire gli euro: circa 4 milioni di euro).
In linea con i dettami stilistici del movimento razionalista abbracciato dal fascismo, l’enorme edificio è austero come un tempio, scevro da ornamentazioni esteriori e senza particolari architettonici; ha ampi locali che permettono di avere luminose aule, laboratori ed altri ambienti spaziosi destinati al lavoro didattico.
L’inaugurazione della grandiosa opera è un evento di grande rilievo. Un tripudio con un profluvio di encomi che il regime utilizza per reclamizzarsi; per la cerimonia approda a Valenza nientemeno che il ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai. L’importante avvenimento, che avviene il giorno 9 novembre 1940, trova riscontro anche sulla stampa quotidiana nazionale. Con atteggiamento propagandistico, è persino documentato dal cinegiornale n.96 dell’Istituto Luce dove il commento vocale specifica che “l’edificio valenzano contiene le scuole elementari con 698 alunni, la scuola di avviamento professionale con 120 allievi, la scuola serale artigiana con 132 allievi, i locali per la direzione e le biblioteche e i rifugi antiaerei capaci di 1.200 persone”. Pochi giorni dopo, il Podestà Aldo Zacchetti chiede al Ministero l’istituzione della Scuola Media a Valenza, stabilita dalla riforma Bottai dello stesso anno, la quale unifica i primi tre anni del ginnasio, dell’istituto magistrale inferiore e dell’istituto tecnico inferiore, i quali prima consentivano il proseguimento degli studi.
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Dal 1943 sino al 29 aprile 1945 (giorno della liberazione di Valenza con tante camicie corvine distrutte nottetempo), parte dell’edificio scolastico diventa sede del Comando militare tedesco e del Tribunale speciale in cui vengono processati numerosi partigiani, tra i quali anche la famosa brigata “Banda Lenti“, i cui componenti sono condannati a morte (esecuzioni avvenute a Valenza il 12-9-1944) dopo un processo farsa.
Nel dopoguerra l’educazione scolastica si estende intensamente sino al 1962-63 quando debutta la scuola media unica e le rilevanti modifiche congiunte che segnano un forte cambiamento. La distribuzione dei vari istituti nel nostro edificio scolastico è in quest’anno scolastico la seguente: Elementare (I Circolo Didattico intitolato più avanti a Don Minzoni), Media (Pascoli), Istituto d’oreficeria Cellini (si trasferirà molto più avanti in via Pontecurone), con quasi 2 mila alunni-allievi totali.
Un po’ più avanti, nell’anno scolastico 1980-81 esce questa fotografia: alla Don Minzoni sono utilizzate 21 aule per 421 allievi, alla Pascoli 27 aule per 587 alunni, nell’edificio vi è anche una scuola d’infanzia statale con 90 bambini ospitati. Sono presenti in città un altro Circolo elementare (7 Fr.Cervi), un’altra Scuola media (A.Frank), alcune sedi di elementari staccate (Monte, Villabella, Gropella, Madonnina, Via Michelangelo), 3 asili, altre 3 scuole d’infanzia, un istituto d’Arte, un Istituto Tecnico Commerciale, un Liceo scientifico e un C.F.P.
Da una ricerca del 2005, il giudizio dei valenzani sulla qualità degli edifici scolastici è molto positivo per il 6%, abbastanza positivo per il 59%, poco positivo per il 16%, per nulla positivo per il 7%, il rimanente non sa.
All’inizio del decennio passato, nell’istruzione primaria e secondaria inferiore, a Valenza ci sono circa un centinaio di aule e pressappoco 1.500 studenti. Il totale delle classi in città, materne comprese, si aggira sulle 150 e gli alunni complessivi in ogni ordine di scuola sono circa 3.000 (intorno al 15% della popolazione). Poi però, gli studenti subiscono una significativa riduzione sino ai giorni nostri, dove le sventure le abbiamo quasi tutte.
Nel corso degli anni, questo edificio scolastico tratteggiato, ha subito limitate modifiche interne che non hanno portato cambiamenti alla sua imponente iniziale struttura, continuando a essere l’emblema scolastico dei valenzani.