Crisi Cerutti: i lavoratori nei pensieri solo di alcuni casalesi?
Al presidio qualche mugugno: "c'è chi non si è mai fatto vedere"
CASALE – Dal 17 febbraio prosegue il presidio dei lavoratori Cerutti in via Adam, nello stabilimento dello storico marchio casalese. Proprio oggi la protesta, un vero e proprio grido d’allarme di famiglie che vedono incerto il loro futuro, ha compiuto 61 giorni.
Fin dai primi momenti, molti sono stati i gesti di solidarietà della comunità. I monferrini e i casalesi sono passati (e continuano a farlo), chi per manifestare la propria vicinanza, chi per qualche dono, offerte in denaro ma soprattutto generi di prima necessità in grado di alleviare le lunghe ore a presidiare una fabbrica che da troppo non produce nulla.
Si sono dati da fare molti commercianti di Oltreponte ma anche di altri quartieri. Chi con una colomba, chi con qualche brioche, chi con una teglia di focaccia o con un fiorellino. Don Renato Dalla Costa, il parroco, addirittura si prodiga per un pranzo caldo giornaliero. Aiuti sono arrivati anche da alcune realtà produttive del comprensorio. Eppure, lamentano diversi lavoratori, c’è anche chi non ha mai considerato quello che, per la città, assume i contorni di un dramma sociale. «In due mesi non si è visto nessuno dei commercianti del centro. Ci saremmo aspettati un gesto di vicinanza di qualsiasi tipo da chi, anche grazie a noi, quando le cose ci andavano bene, prosperava. Una parte della città non ci ha mai considerato ora che siamo in difficoltà – spiegano alcuni lavoratori al presidio – Anche sui social, si parla di buche e ci si lamenta dell’asfalto, ma sono ben pochi quelli che si ricordano di noi, che esprimono preoccupazione o anche solo una menzione».