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    Fukushima:
    Blog, Home
    Enrico D'Urso  
    11 Maggio 2021
    ore
    10:50 Logo Newsguard
    Diario di un atomo perbene

    Fukushima: l’acqua contaminata che sarà riversata nell’oceano è pericolosa?

    Il 12 aprile scorso il governo giapponese ha definito il metodo di gestione finale dell’acqua contaminata, proveniente dall’impianto di raffreddamento della centrale nucleare di Fukushima. Questa notizia sta generando localmente molte preoccupazioni, in particolare tra i pescatori per le ricadute sulla fauna ittica. La questione merita un approfondimento.

    L’acqua, appena uscita dal reattore, è contaminata da tutti i prodotti di fissione (stabili e radioattivi) e perciò deve essere purificata in maniera molto accurata. Già nell’agosto 2011 venne creato un impianto per il trattamento, affiancato poi da un secondo sistema, denominato ALPS (Advanced Liquid Processing System). L’ALPS non riesce a rimuovere il trizio, l’isotopo radioattivo dell’idrogeno (l’elemento che assieme all’ossigeno forma l’acqua), non è da esso chimicamente distinguibile. Questo idrogeno-3 di cui parliamo, a differenza dell’idrogeno normale composto da un protone attorno a cui ruota un elettrone, è composto da un protone e due neutroni attorno a cui si muove il solito elettrone.

    C’è da chiedersi se il trizio comporti pericoli per la salute. Il trizio è uno degli isotopi radioattivi meno energetici, ma questo non vuol dire molto e tutto dipende dalle concentrazioni. Di recente sono emerse preoccupazioni riguardanti un secondo isotopo presente nelle acque, il carbonio-14.

    La legislazione in materia nucleare e radiologica è molto varia nel mondo: per l’acqua potabile si passa dal limite OMS che è pari a 10.000 Bq/l (decadimenti al secondo per litro), a quello italiano ed europeo che è a 100 Bq/l, a quello australiano che è a 76.106 Bq/l. L’acqua di Fukushima al momento ha concentrazioni che sono mediamente di 1.000.000 Bq/l, mentre il rilascio in condizioni normali prevede che si rimanga entro i 60.000 Bq/l, e perciò si devono chiedere autorizzazioni speciali. Per fare un paragone, bevendo tutto l’anno da una fonte con 60 Bq/l di trizio, la dose annuale corrisponde a 1/12.000 di una TAC o ad 1/12 di un viaggio aereo Washington-Los Angeles e ritorno (per lo spessore minore di atmosfera che scherma meno efficacemente i raggi cosmici). Per il carbonio-14 le acque della centrale sono già al di sotto dei limiti di legge.

    Si potrebbero utilizzare altri metodi di gestione, come aumentare la quantità di cisterne o far evaporare l’acqua, ma già nel novembre 2019 il ministero giapponese del commercio e dell’industria li giudicò aventi un maggior impatto ambientale rispetto allo scarico in mare. L’acqua – secondo il metodo scelto – sarà fatta passare per una seconda volta attraverso l’ALPS e prediluita fino a raggiungere una concentrazione di trizio di circa 1500 Bq/l e infine scaricata in oceano.

    Tutta la polemica è molto politica prima ancora che sanitaria. Nonostante il fatto che la contaminazione ambientale appaia trascurabile i pescatori della regione, già pesantemente colpiti da anni di fermo, temono nuovi contraccolpi negativi. La popolazione manifesta timore di consumare pesce contaminato, anche se normalissime noci brasiliane hanno contaminazioni naturali più forti, di cui il consumatore finale non ha contezza. 

    Analisi su due campioni delle cisterne gruppo J1-C (concentrazioni in Bq/litro):

    Fukushima Daiichi Nuclear Power Station Results from secondary treatment performance confirmation tests on water treated with multi-nuclide removal equipment (final report)

    Altri esempi di radionuclidi naturali:

    Radioactivity in the Natural Environment

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