Zoom fatigue – Come rendere meno pesanti gli incontri virtuali
Dice che chi, ad agosto, lavora sulle strade della nostra provincia per rattopparla o sulla Milano–Torino che, da quando l’hanno creata, non hanno mai smesso di applicarle dei tacùn davvero soffra di “Asfalto-fatigue”. Eppure, è anche vero che, dopo più di un anno, di riunioni online è possibile soffrire di affaticamento da Zoom. Ore e ore di contatti ravvicinati con gli altri, lo sguardo che cade costantemente sulla propria immagine che parla, la riduzione della mobilità a causa degli incontri online serrati per tutta la giornata e le tante informazioni che si affastellano fra video-chiamate, chat ed e-mail rendono il lavoro a distanza una sfida per l’equilibrio di coloro che vi sono costretti.
In attesa che la polvere del Covid si depositi e si possa tornare ad affollare tangenziali e treni dei pendolari e ritrovare la “fatigue” delle riunioni in presenza, non resta dunque che rassegnarsi ed individuare un modo, con se stessi e con i propri contatti, per rendere tali incontri meno pesanti ed essere i primi a viverli al meglio, consapevoli che in una video-chiamata ciò che conta è la connessione. Non solo quella in fibra.
Non c’è alcun dubbio che, anche quando la crisi del Covid-19 sarà finalmente terminata, le riunioni online in qualche misura perdureranno in quel “next normal” in cui la dimensione digitale della nostra vita, benché non in forme così totalizzanti, forse ci aiuterà a trovare un miglior equilibrio fra la dimensione personale e la dimensione lavorativa.
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Per chi dunque è ormai rassegnato e intende adottare un metodo per partecipare al meglio alle video-chiamate, ecco un decalogo utile a condurre una lezione o una riunione online che, come ogni cosa, richiedono qualche competenza tecnica, ma soprattutto le attenzioni tipiche del “public speaker”:
- “nei meeting online le parole sono gesti”: la chiarezza espositiva, la realizzazione dei materiali, le scelte delle parole debbono essere ancora più attente perché minore è la propensione, da parte dei partecipanti, a formulare domande rispetto ad un’aula fisica. Ecco perché talvolta merita invitare ad esprimere opinioni, attendendo qualche momento perché le persone possano scrivere o attivare il microfono;
- “puoi improvvisare uno speech, non puoi improvvisarti public speaker” che è un mestiere o, almeno, un insieme di competenze e sensibilità che richiedono pratica. Ecco perché l’improvvisazione può nascere solo se si padroneggia benissimo la materia, ma in generale richiede avere chiari il palinsesto di ciò che si intende dire, le obiezioni e le domande che possono emergere, i tempi richiesti dal confronto, il check-in e il check-out della lezione e della riunione;
- “non c’è una seconda occasione per fare una buona prima impressione online”: la cura della postura, della luce, dello sfondo, dell’allestimento sono tanto rilevanti quanto se si trattasse di un incontro fisico ed ecco perché l’ambientazione e una buona connessione incidono sulla buona riuscita dell’appuntamento;
- “a nessuno piace sentirsi scemo, neanche online”: occorre non far sentire in imbarazzo nessuno, soprattutto per ciò che riguarda il suo uso delle piattaforme di meeting online;
- “parla con il corpo, ascolta con gli occhi” si diceva per le riunioni in presenza. Oggi se il corpo può parlare molto meno, merita avere un doppio schermo per mantenere il contatto visivo con le persone, osservarne le reazioni, coinvolgerle a voce e in chat per creare il clima partecipativo necessario alla buona riuscita della sessione;
- “arrivare puntuali, preparati e sorridenti non richiede alcun talento”: tutti possono fare bene una riunione online, basta applicarsi, imparare facendo segnandosi le domande che si ricevono e le difficoltà che si vivono per poter migliorare progressivamente;
- “parla sempre all’ultimo della fila, ti sentiranno tutti”: negli incontri in presenza riguardava la voce, ma l’attenzione all’inclusione ha rilevanza anche online e sarà di giovamento per tutti, soprattutto se una spiegazione più rotonda permette di chiarire un concetto, effettuare una contestualizzazione, favorire una partecipazione attiva;
- “non conta cosa sentono, ma come li farai sentire”: chiamare le persone per nome, saper stemperare la tensione con momenti di leggerezza, valorizzare i contributi di tutti sono attenzioni che valgono ancor di più se pensiamo che le persone sono spesso da sole, a casa, distanti dagli altri e dai propri colleghi;
- “più storie, meno slide”: alternare viso e slide aiuta a rendere più credibili i propri insegnamenti e a fornire una cornice personale ad una serie di informazioni che, altrimenti, rischiano di essere nozionistiche;
- “fare poco, ma farlo bene, tutti giorni”: condurre una lezione o una riunione non è una scienza, ma un’attività artigianale e ogni occasione – anche la partecipazione ad un incontro condotto da altri – è buona per imparare.
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Alessandrino ed esperto di digital: ecco chi è Andrea Boscaro