Quei vitigni rari che meritano di essere valorizzati
Anche questa volta vogliamo trasportarvi in vigna, lo facciamo con un racconto puntuale e preciso di Davide Petro Boretti che ci racconta di altri vitigni che erano ritenuti quasi scomparsi, rari e proprio per questo ricercati dagli appassionati. A fine ‘800 e all’inizio del 1900 la Fillossera, un afide proveniente dal nuovo mondo, determina una strage dei vigneti europei di cui attacca le radici facendole seccare. In quei tempi molti vitigni, nel momento in cui si è potuti ripartire con gli impianti sono stati abbandonati, spesso perché poco produttivi, di difficile vinificazione e di scarsa resa. Oggi possiamo fortunatamente tornarne a godere grazie a pochi viticoltori che con impegno e visione ne hanno fatto delle autentiche bandiere della viticoltura piemontese e non solo.
L’ampelografia della Regione Piemonte e della Provincia di Alessandria in particolare è notoriamente ricca.
Da secoli queste sono terre di elezione per l’allevamento della vite e per la produzione di ottimi vini.
Barbera del Monferrato Superiore e Barbera d’Asti; Brachetto d’Acqui, Gavi o Cortese di Gavi; Ovada o Dolcetto di Ovada Superiore; Moscato d’Asti e Asti Spumante; Alta Langa Spumante: queste, e le loro varie declinazioni, sono oggi le DOCG che si intersecano nel territorio provinciale.
Ma non solo: vi sono ben 48 denominazioni DOC che occupano ampie porzioni nel territorio provinciale tra le quali, proprio per la presenza di vitigni autoctoni della Provincia, meritano una menzione speciale la Colli Tortonesi Timorasso, la Grignolino del Monferrato Casalese e la Malvasia di Casorzo.
Bianchi, rossi, e rosati; spumanti e frizzanti; vini dolci e passiti; vitigni autoctoni, ovvero da sempre coltivati in queste terre e vitigni internazionali come chardonnay e pinot nero, introdotti proprio perché i territori ne sanno valorizzare le caratteristiche.
Prima dei danni portati dalla fillossera a metà dell’’800 l’ampelografia della Provincia era ancora più ricca e variegata ancorché, in parte per la mancanza di una classificazione scientifica, in parte per le molteplici terminologie locali, talvolta espressione dei cosiddetti “cloni” ovvero varianti dello stesso vitigno, risulta oggi difficile stabilire una correlazione precisa con l’attuale nomenclatura.
Non di meno, ancora oggi sopravvivono impianti antichi di uve semi-sconosciute, sovente vinificate ma non commercializzate, che rendono il quadro complessivo ancor più affascinante e ci svelano una ricchezza tutta italiana che pochi altri paesi al mondo possono vantare.
Incamminiamoci assieme lungo i segreti sentieri alla ricerca delle espressioni più rare dell’enologia provinciale, quasi un viaggio a ritroso nel tempo.
Un vitigno di antichissima tradizione recentemente riscoperto è la Slarina.
Come riporta il Registro Nazionale, siamo in presenza di un vitigno ampiamente noto e già censito dal Conte Nuvolone, al secolo Nuvolone Pergamo Giuseppe Conte di Scandaluzza, nel 1799.
Denominato anche Slarinna e Slarena, nella pianura Alessandrina è talvolta referenziato come Cenerina e in varie forme dialettali (ad esempio Sinréna). Nella attigua provincia astigiana, ad Agliano Terme per la precisione, è anche denominata Balsamina.
Riportata in auge da qualche intraprendente produttore anche in Provincia di Alessandria, questa uva offre un vino rosso fresco e giovane dai sentori floreali, con sapori di frutta fresca, piacevole e leggero al palato, che ben si abbina alle nostre cene all’aperto nelle serate estive.
Altro vitigno raro sul quale hanno puntato alcuni fra i più attenti produttori della Provincia è il Caricalasino. Si ricava un vino bianco di buona struttura, delicatamente aromatico, con una buona acidità, perfino longevo.
Le origini sono incerte: la sua presenza nella parte appenninica ai confini con la Liguria e le sue similarità genetiche con i più famosi Pigato e Vermentino fanno presagire ad una mutazione di questi ultimi.
Il nome curioso deriva presumibilmente dalla necessità di dover trasportare a dorso d’asino le uve vendemmiate a causa delle forti pendenze dei vigneti in collina.
Un altro bianco interessante, originario della Val di Susa e riportato quasi per caso alla luce sul finire degli anni ’90 è il Baratuciat.
Letteralmente traducibile dal dialetto locale come “Testicoli di Gatto” per la forma particolare degli acini, è stato introdotto nelle colline Monferrine della Provincia di Alessandria ottenendo un discreto risultato.
Menzionato per la prima volta nel Bollettino Ampelografico del 1877, dà un vino di struttura: al naso arrivano sentori di frutta esotica e frutta matura e nelle versioni più invecchiate si percepiscono accenti minerali.
Nelle terre della Provincia di Alessandria questo vino assume ancor più corpo e struttura rispetto alle più fresche valli d’origine: la gradazione alcolica può tranquillamente raggiungere i 14 °C.
Anche il Dolcetto dal Peduncolo Rosso, localmente denominato Nibiò, merita una menzione fra le uve meno diffuse e di più antica tradizione. Capace di regalare vini profumati, eleganti e dai tannini avvolgenti, adatto all’invecchiamento, ha una produzione quantitativamente limitata a causa del grappolo spargolo, ovvero con pochi acini.
Potrebbe essere questo uno dei motivi che hanno progressivamente indotto i nostri nonni vignaioli a dimenticarsi di questa uva, presi dall’esigenza di dover sopravvivere grazie anche ad una produzione di quantità soddisfacente.
Oggi che siamo molto più attenti alla qualità dei nostri prodotti e (forse) abbiamo anche altri mezzi primari di sostentamento, diversi produttori lungimiranti presenti nella fascia collinare che da Tortona si prolunga verso Ovada ed Acqui hanno investito e stanno investendo su questo vitigno, taluni anche applicando metodi di allevamento biologico della vite e di vinificazione naturale che riportano indietro l’orologio del tempo a quando il vino si faceva quasi da solo in cantina.
In questi ultimi anni ho avuto il piacere di vivere piacevoli esperienze di degustazione di più etichette dei vitigni rari menzionati in questo articolo: tuttavia, quasi sicuramente, la Provincia di Alessandria cela ai più altri preziosi tesori!
Sarà un grande piacere riuscire a portare prossimamente alla Vostra attenzione nuove avventure, nuove interessanti esplorazioni, già che il vino non è solo una bevanda di qualità e un piacere per i nostri sensi ma, soprattutto, è passione, è ricerca e crescita continua di esperienze.
Ed anche questa volta il bicchiere è mezzo pieno, magari di vino da vitigni rari!
SALUTE!