Venezia 78: Benigni e Almodóvar rendono omaggio alle donne della loro vita
Il più lento di oggi / sarà il più veloce di domani
così come il presente/ sarà presto passato (…)
perché i tempi stanno cambiando.
– Bob Dylan, ‘The Times They are a-Changing’
«Come in un ennesimo e deprecabile remake del film “Ricomincio da capo”, la pandemia che credevamo debellata dal tempo e dai vaccini sembra ripresentarsi ad ondate periodiche, dissimulate sotto mentite spoglie (le varianti), e inanellate l’una all’altra a formare una catena che resiste ai nostri sforzi e desideri di vederla finire. Nelle previsioni di tutti, l’autunno 2021 dovrebbe essere il momento della tanto desiderata ripartenza, più volte rinviata tra lo sconcerto generale. Non ne siamo più così sicuri, pur se ci sostiene una grande fiducia nella scienza e nella capacità umana di reagire anche alle peggiori disgrazie. Da qui la decisione di realizzare in presenza e con ancora maggior convinzione dell’‘annus horribilis’ che ci ha preceduto, la prossima Mostra del Cinema della Biennale di Venezia, declinando la 78.a edizione che precede di un solo anno la celebrazione del novantesimo anniversario della sua nascita, che risale all’agosto 1932.
Nell’insieme, mi sento di poter affermare che il programma di questa 78.a Mostra sia la prova della straordinaria vitalità del cinema contemporaneo. Lungi dall’essere stato messo al tappeto dal Coronavirus e dalla rivoluzione tecnologica destinata a cambiare radicalmente le regole del gioco con le quali abbiamo convissuto per tutto il suo primo secolo di vita, il cinema continuerà a stupire, meravigliare, coinvolgere e commuovere. Sappiamo di dover fare i conti con nuove modalità di produzione e, soprattutto, con inediti modelli distributivi, destinati ad avere non poche ripercussioni nelle nostre abitudini di spettatori e in quelle di chi opera in un settore così importante e decisivo. Memori della canzone di Bob Dylan, guardiamo al futuro del cinema con rinnovata fiducia e interesse. Non saremo smentiti».
Con questa dichiarazione e il riferimento ad alcuni versi di una canzone di Bob Dylan – diffusi a mezzo stampa – il direttore Alberto Barbera ha ufficialmente dato il via alla 78esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, inaugurata lo scorso primo settembre e in svolgimento sino all’11 dello stesso mese.
La dichiarazione d’intenti è manifesta, per un Festival che aspira a offrire la meritata collocazione e visibilità a opere dal respiro internazionale – moltissime italiane, in cospicuo numero americane ed europee, più esigue le asiatiche – bloccate nella loro diffusione in sala dall’emergenza sanitaria.
Il programma, assai nutrito, offre agli spettatori in presenza un totale di ventuno film in Concorso nella sezione Venezia 78, diciannove nella sezione Fuori Concorso (comprensiva di dieci documentari), tre in Proiezioni Speciali, diciannove in Orizzonti, otto in Orizzonti Extra e sei in Biennale College – Cinema.
I tradizionali Leoni d’oro alla carriera vengono attribuiti quest’anno all’attrice americana Jamie Lee Curtis e al regista, attore e sceneggiatore Roberto Benigni.
L’attrice Serena Rossi – madrina della Biennale Cinema 2021 – ha condotto la serata inaugurale in Sala Grande, mercoledì primo settembre, e guiderà anche la cerimonia di chiusura, sabato 11.
Serena Rossi, red carpet alla mostra Mostra del Cinema della Biennale di Venezia
«Credo di essere stata scelta per questo ruolo perché c’è questo desiderio di comunicare una ripartenza, una rinascita, una positività», spiega la Rossi. «E io sono così, il sorriso mi contraddistingue e sicuramente lo porterò sul palco del Palazzo del Cinema del Lido. La pandemia è già più alle spalle dell’anno scorso. Io cerco sempre di guardare in avanti e l’orizzonte comincia a schiarirsi, le nuvole a diradarsi. Se siamo tutti bravi, però».
Nel suo discorso d’apertura emerge anche un forte riferimento alla drammatica situazione dell’Afghanistan: «Da mamma, da donna, da cittadina del mondo ho sentito il desiderio di inserire nel discorso un passaggio su questo tema. È vero che siamo ad una festa, però quello del Lido è un palcoscenico importante dal quale si possono lanciare anche delle riflessioni: non è giusto voltare la faccia dall’altra parte», precisa l’attrice, che infine conclude: «Noi è una parola bellissima, soprattutto di questi tempi in cui la dimensione del noi ci è mancata moltissimo. Ci siamo resi conto ancor di più che da soli non andiamo lontano».
Il primo giorno di Festival ha salutato la presenza dell’ormai iconico regista spagnolo Pedro Almodovar, al Lido con il cast (nel quale primeggia l’autentica musa Penelope Cruz) del suo ultimo film, “Madres Paralelas”, storia di donne, di madri, di una Spagna ancora solcata dal doloroso ricordo della guerra civile.
«Nasco come regista proprio a Venezia nel 1983 – ha dichiarato Almodovar – nella sezione Mezzogiorno Mezzanotte. Trentotto anni dopo vengo chiamato a inaugurare la Mostra. Non riesco ad esprimere la gioia, l’onore e quanto questo rappresenti per me senza cadere nell’autocompiacimento. Sono molto grato al Festival per questo riconoscimento e spero di esserne all’altezza».
Alle parole del cineasta hanno fatto eco quelle generose e precise – di Alberto Barbera: «Sono grato a Pedro Almodóvar per averci offerto il privilegio di aprire la Mostra del Cinema con il suo nuovo film, ritratto intenso e sensibile di due donne che si misurano con i temi di una maternità dai risvolti imprevedibili, della solidarietà femminile, di una sessualità vissuta in piena libertà e senza ipocrisie, sullo sfondo di una riflessione sulla necessità ineludibile della verità, da perseguire senza esitazioni».
Il primo settembre è stato anche il giorno del conferimento del Leone d’oro alla carriera a Roberto Benigni, che oltre a ringraziare ed elogiare pubblicamente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella («Grazie Presidente di dimostrare il suo amore per l’arte, in special modo per l’arte cinematografica, essendo qui a Venezia»), ha manifestato con grande spontaneità il suo amore e la stima incondizionata per la moglie, l’attrice Nicoletta Braschi.
«In verità non posso nemmeno dedicare questo premio a Nicoletta, perché – ha sottolineato Benigni – le appartiene. E quindi, Nicoletta, lo dedicherai tu a chi vorrai. Io e te abbiamo fatto tutto insieme per 40 anni. Io conosco una sola maniera di misurare il tempo: con te e senza di te. Però lo possiamo condividere questo Leone: io mi prendo la coda, per farti vedere la mia gioia, la mia gioia scodinzolando e tu ti prendi il resto; soprattutto le ali sono tue, perché se nel lavoro qualche volta ho preso il volo è grazie a te, al tuo talento, al tuo mistero, al tuo fascino, alla tua bellezza, alla tua femminilità, al fatto di essere donna. Essere donna è un mistero che noi uomini non comprendiamo. Aveva ragione Groucho Marx quando diceva ‘gli uomini sono donne che non ce l’hanno fatta’. Ed è la verità. Io non ce l’ho fatta ad essere come te, Nicoletta. Se qualcosa di bello e buono ho fatto nella mia vita è stato sempre attraversato dalla tua luce. Il nostro è stato un amore a prima vista, anzi ad eterna vista».
Fra i numerosi e variegati titoli inseriti nel programma della Mostra, ricordiamo “The Power of the Dog” western atipico della regista neozelandese Jane Campion ed “È stata la mano di Dio”, l’atteso ultimo film di Paolo Sorrentino con Toni Servillo, protagonista anche di un altro film veneziano, “Qui rido io” di Mario Martone, nei panni del napoletano Eduardo Scarpetta, tra i maggiori teatranti e commediografi italiani del 900’: nel cast anche il nipote Eduardo Scarpetta, Cristiana Dell’Anna e Iaia Forte.
Il pubblico del Lido avrà anche occasione di vedere “Illusion Perdues” di Xavier Giannoli, con l’enfant prodige Xavier Dolan e Gerard Depardieu, tratto dall’omonimo romanzo di Honoré de Balzac, e il biopic “Spencer” del regista cileno Pablo Larraín, che approfondisce un momento delicato e drammatico dell’esistenza di lady Diana Spencer: protagonista nel ruolo della sfortunata principessa, l’attrice americana Kristen Stewart.
Sul fronte del cinema italiano troviamo, invece, in concorso “Freaks out” di Gabriele Mainetti – secondo film del regista di “Lo chiamavano Jeeg Robot” – con Claudio Santamaria e Pietro Castellitto, e “America Latina” dei fratelli D’Innocenzo (“Favolacce”, “La terra dell’abbondanza”), con Elio Germano; fuori concorso “Django & Django”, documentario di Steve Della Casa e Luca Rea sull’eccezionale carriera di Sergio Corbucci, con un narratore d’eccezione: Quentin Tarantino.
Il programma completo della Mostra è consultabile sul sito.