“Mamma, non mi sento bene, oggi non voglio andare a scuola”
Capricci o fobia scolastica?
Siamo agli sgoccioli, lunedì 13 settembre i nostri bambini e ragazzi rientreranno a scuola.
Dopo un anno scolastico estremamente difficile per studenti, insegnanti e genitori, si ricomincia esattamente come l’anno passato immersi nelle procedure anti-Covid, incuranti dei danni secondari di mascherine e distanziamento sociale.
Nulla è stato fatto in questo lungo periodo per scuola, docenti e famiglie. Incredibile.
Oggi tuttavia non vi parlerò degli effetti sul lungo periodo delle restrizioni legate al Covid e dell’impatto delle stesse sulle famiglie (sarà oggetto del prossimo articolo), ma di come riconoscere l’ansia scolastica dal semplice “capriccio” o “futile motivo”.
La fobia scolare non va confusa con l’assenza ingiustificata da scuola.
Quest’ultima è un comportamento in cui è assente l’ansia e la paura eccessiva di frequentare la scuola e solitamente è associata a mancanza di autorità e di disciplina. Sostanzialmente il bambino o il ragazzo, per motivi futili e che non costituiscono una valida ragione per motivare l’assenza da scuola (non ho studiato, non ho fatto i compiti perché ho preferito giocare ai video giochi o uscire con gli amici) impone ai familiari la propria irrazionale volontà di non frequentare la scuola per uno o più giorni.
Ricordiamoci che i cosiddetti “capricci” per essere gestiti e superati efficacemente richiedono fermezza, coerenza e coesione da parte di mamma e papà ed una buona dose di serenità ed equilibrio.
Teniamo presente che i capricci sono propri della fascia di età 2-8 anni, successivamente possiamo ipotizzare che i disagi espressi dai ragazzi abbiano radici più profonde che vale la pena di indagare.
Prima cosa dunque imparare a riconoscere le caratteristiche che contraddistinguono l’ansia o fobia scolastica e che a volte possono trasformarsi per il bambino, l’adolescente e la famiglia in un vero e proprio incubo.
L’ansia scolastica è di solito maggiore nelle scuole in cui le richieste sono particolarmente performanti. Sempre più compiti, sempre più materie, sempre più carico di studio a casa. Alle richieste di alte prestazioni, si aggiungono i giudizi di insegnanti e genitori.
I bambini ed i ragazzi hanno sempre meno tempo da dedicare alle loro passioni, che consentirebbero di recuperare energie mentali e fisiche. A queste si aggiungono anche le emozioni come noia e senso di colpa che accompagnano spesso la maggior parte dei nostri apprendimenti, a scuola e a casa, tracciando le memorie di ricordi negativi.
Diciamocelo, sempre più l’attuale modello di scuola risulta poco efficace ed obsoleto rispetto alle proposte di apprendimento.
Ci sono poi le cause scatenanti di tipo relazionale. Gravi problemi in famiglia, conflittualità tra i genitori, o nei rapporti con il gruppo dei pari e/o con gli insegnanti – come diventare oggetto di azioni di bullismo o di discriminazione. Si tratta quindi di un disturbo in cui l’ansia e la paura, irrazionale ed immotivata, di andare e/o restare a scuola raggiungono un livello tale da diventare invalidanti, pervasive, non controllabili e impedire una regolare frequenza scolastica, con conseguenze nel breve e nel lungo termine sul benessere del bambino e sull’equilibrio familiare.
In casi estremi, la fobia scolare può anche essere accompagnata da un disturbo depressivo, qualora il soggetto provi un forte senso di vergogna per il fallimento scolastico, bassa autostima e senso di inadeguatezza.
Come nell’adulto, l’ansia è associata a manifestazioni psico-somatiche. Tra i sintomi somatici quelli più diffusi sono: mal di testa, mal di pancia, nausea, vomito, diarrea, palpitazioni e anche febbre.
Tra i sintomi psicologici e comportamentali, invece, ricordiamo: pianto, ira e collera, crisi di panico all’ingresso della scuola, difficoltà ad addormentarsi e mente offuscata.
Non di rado si manifesta in momenti chiave o di passaggio, come iniziare nuovi cicli (dalla materna all’elementare, dall’elementare alla media, ecc…), o cambiare classe e compagni, o cattivi rapporti con il gruppo dei pari o con un insegnante, o disagi in famiglia. Quando il bambino o il ragazzo rientrano a casa tornano ad essere “loro stessi”. I sintomi svaniscono. Tuttavia le eventuali assenze definiscono un ritardo nel seguire il programma, il che alimenta nuove paure di inadeguatezza in vista del rientro a scuola. Si entra così in un circolo vizioso da cui è difficile uscire.
Esistono rimedi? Intanto è bene dire che se non esistono patologie pregresse di solito il disturbo è transitorio. Prima si interviene e maggiori sono le probabilità di regressione.
Fondamentale è la sinergia scuola–famiglia. I genitori dovranno mettersi in posizione di ascolto autentico, valorizzando i successi e ricomponendo gli insuccessi, in un ottica di rinforzo e miglioramento. Si mostreranno comprensivi, incoraggeranno i figli nella comunicazione dei loro disagi anche con insegnanti e compagni, lavorando sull’autostima.
Sminuire o ignorare il disagio non lo farà sparire. Parlarne e trovare strategie di superamento sarà invece utile.
Per esempio favorire il rapporto con i compagni e la socializzazione, invitando un amico a fare i compiti e la merenda, o accompagnare al parco vostro figlio ed un compagno di scuola per dare quattro calci al pallone. Tali situazioni sostengono le risorse relazionali dei bambini che si sentiranno più competenti anche fuori dal contesto scolastico e sapranno riprodurre tali buone prassi anche in classe.
Nel contempo gli insegnati faranno da ponte alla famiglia, mostrando comprensione, evitando di svilire la situazione, il ragazzo e le sue difficoltà o al contrario mostrandosi iperprotettivi nel tentativo di evitare l’esperienza negativa. È bene invece sostenere l’alunno nei piccoli miglioramenti, giorno dopo giorno, elogiando i successi ottenuti e ristrutturando le eventuali sconfitte come occasioni di crescita.
Infine, al bambino e al ragazzo potremo insegnare alcune strategie di fronteggiamento dell’ansia, quali una corretta programmazione dello studio, piuttosto che tecniche di rilassamento e respirazione nonché sviluppare e/o rinforzare le capacità di auto-ascolto e di risoluzione di problemi.
A questo punto non ci resta che preparare lo zaino, inserendo anche ottimismo e spirito di collaborazione ed intraprendere questo nuovo anno con qualche consapevolezza in più.
Buon inizio!