Da dove deriva e cosa indica il termine porn food?
Il termine porn food, è entrato in uso circa una trentina di anni fa e si riferisce al desiderio di presentare un piatto creato a regola d’arte, perfetto. Tuttavia, questo termine è ancora oggi oggetto di confusione fra i lettori, che, immediatamente, gli associano un’implicazione con la sfera pornografica. In realtà, in questa accezione, il termine porn food sta ad indicare la capacità che il cibo ha di catturare e mantenere su sé stesso l’attenzione e l’interesse del consumatore.
Nulla a che fare dunque con strane concezioni, ma solo un modo per indicare la forte spinta edonica che un piatto o una pietanza ben presentati e facili da ottenere, hanno sul nostro comportamento alimentare. Esistono ormai tantissimi locali che propongono cibo allettante ad ogni ora del giorno: buffet della colazione con goduriose fette di torta e brioches che scoppiano di crema, locali di street food che in ogni istante possono offrire fette fumanti di pizza o conetti di fritto o stuzzichini dolci e salati, gelaterie che propongono coni colanti di creme, bar che offrono aperitivi ricchi e abbondanti e, per finire, ristoranti di ogni sorta che preparano ogni tipo di cibo, adatto ad ogni portafoglio.
L’ampia variabilità, il prezzo accettabile, l’aspetto sociale nel sedersi a un tavolo con gli amici, il fatto di trovare tutto pronto, sono tutti fattori che contribuiscono a facilitare la diffusione di questo fenomeno, che assume una rilevanza e una diffusione enorme, come testimoniato da quella mania di fotografare i piatti del ristorante, che imperversa non solo fra i critici gastronomici o i food blogger, ma anche fra la gente comune, per postare sui social network ciò che si è mangiato con gli amici.
Altri associano al termine l’idea di “cibo spazzatura” (junk food): anche in questo caso si intendono due cose molto diverse, perché il termine junk food si riferisce ad alimenti non sani, poco indicati per la salute dell’organismo, in genere ricchi di grassi e di zuccheri semplici. Il porn food, al contrario, coincide molto spesso con cibo di buona qualità, raffinato, ben preparato e, soprattutto, ben proposto. È facile rendersi conto di questo banalmente guardando la televisione o scorrendo i giornali esposti nelle edicole: non si contano le trasmissioni che propongono preparazioni complicate, utilizzando ottimi ingredienti abbinati a impiattamenti spettacolari, un modo per attribuire ai piatti un livello estetico che fino a qualche anno fa era inimmaginabile. L’avvento e il continuo miglioramento della fotografia, del concetto di design, dei social media, ha contribuito enormemente a sdoganare il cibo come qualcosa di plastico e dinamico con cui giocare, creare, sperimentare nuovi abbinamenti, nuove cotture, nuovi ingredienti, talvolta molto strani e, in genere, sconosciuti.
Questo ha portato gradualmente a “magiare con gli occhi”, a soddisfare talmente la nostra sfera visiva, a soddisfare il nostro concetto di bello e invitante, che finiamo per mangiare non per necessità, non perché il nostro organismo ci dice che abbiamo bisogno di energia, ma mangiamo perché siamo fortemente attratti da ciò che vediamo, da ciò che scatena in noi golosità, curiosità e ci guida in un cerchio perverso che porta ad assumere quantità eccessive di calorie e gradualmente verso forme di alimentazione compulsiva, guidata dal sistema edonico dell’appetito, quel sistema che fa sì che il cibo diventi una sorta di droga, una sostanza di abuso di cui siamo sempre alla ricerca perché è una fonte di piacere e di benessere.
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*Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica
Università del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”
valeria.magnelli@uniupo.it