Riboldi clamoroso: a Casale è plebiscito
Federico Riboldi con la vittoria conseguita ieri, martedì, ha raggiunto due obiettivi: con i suoi trentatré anni è il più…
Il sindaco di Casale fa il punto a metà del suo mandato. E pensa a Bruxelles
Ci riceve di martedì sera, poco prima delle 20, alla fine di una Giunta che era in calendario per le 15. A Palazzo San Giorgio restano lui e un usciere. Alle spalle della sua scrivania, quella che sembra una porta nasconde, invece, una dispensa: il microonde, il frigo, acqua, cibo e altre vettovaglie. Federico Riboldi, 35 anni, da circa 30 mesi sindaco di Casale, vive il Comune in senso lato. Mettetevi comodi, la questione è tanto lunga quanto interessante.
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Sindaco, partiamo da Cacciari. Domenica scorsa, a sua domanda, le ha risposto che, in fin dei conti, un’amministrazione locale può incidere molto relativamente sulla vita quotidiana dei cittadini. Addirittura che lo Stato stesso è tagliato fuori dalle logiche che dominano la nostra contemporaneità, in capo soprattutto alle multinazionali. Per quanto possa essere vero, è deprimente. Non trova?
In realtà il senso della mia domanda era un altro: volevo sapere da lui ‘qual è una comunità giusta?’. Io credo che una comunità locale sia giusta quando è efficiente, quando non abdica al dovere di rendere efficiente il personale comunale in cambio di prebende. Se vuoi efficientare la macchina comunale ti fai dei nemici, ma se non lo fai, nel lungo periodo, non avrai risultati. In sostanza: il ‘Comune giusto’ è quello che fa scelte impopolari, che vengono capite fra vent’anni, o quello che sceglie di seguire il consenso? È quello che investe subito su chi ha meno o quello che cerca di creare posti di lavoro? È un bel dilemma per chi deve amministrare.
Si è parlato anche di democrazia matura: il disimpegno sociale ne è causa o effetto?
“Democrazia matura”, ormai, è la risposta a tutto. Nel momento in cui la democrazia e la libertà non sono più tutelate ‘dall’azione civica o dal voto’, ma sono acquisite, ‘l’azione civica o il voto’ servono solo ad orientare i gestori della democrazia e della libertà. Non è più un’esigenza vitale, ecco perché non c’è più un’affluenza del 90%, ma solo del 40. Non necessariamente, mi permetto di dire, è un segnale terribile. Preferisco vivere in una nazione dove vota il 40% delle persone che in una nazione dove vota il 90 mettendo l’inchiostro sui polpastrelli: quelli sono i Paesi del Terzo mondo che escono dalle dittature.
Dunque legge “Maturità” con un’accezione positiva?
No, non lo direi così. Ma è sicuramente un segnale di stabilità e di benessere: non è più vitale votare per mantenere la libertà. Cacciari lo ha detto molto bene: non ci sono più l’anticomunismo e l’antifascismo perché non c’è il pericolo del comunismo e non c’è più il pericolo del fascismo. Probabilmente negli anni Sessanta – con la spinta del comunismo ai confini sloveno, friulano, veneto e trentino e con i regimi di destra che ancora c’erano in Europa, da Salazar a Franco fino ai colonnelli in Grecia – c’era un accerchiamento reale. L’occidente era ancora vittima dei regimi. Lo erano i Paesi della Penisola Iberica, lo era la Grecia e lo erano i territori dell’Est Europa. E quindi votare un partito o l’altro poteva significare la libertà. Oggi che questo scenario è cambiato, il voto è più rarefatto: interessa solo una categoria di persone che si occupano della cosa pubblica.
A proposito di questi temi: è sempre più spesso accusato di revisionismo storico e, al contempo, di non aver mai condannato apertamente il fascismo. Certe scene alla commemorazione della Banda Tom e al 25 Aprile non hanno fatto bene alla città. Non crede?
Ho avuto una grande soddisfazione: ricevere chiamate di uomini di sinistra che avevano letto le mie parole e sentirmi dire “è un discorso di parte ma non abbiamo trovato nulla né di offensivo né di revisionista”. Se legge i miei discorsi, noterà che non vado mai a sminuire le grandi colpe del fascismo e non vado mai a negare che l’Italia, nel biennio della Repubblica Sociale, fosse sotto dominio straniero. Voglio significare che occorre un’analisi attenta su chi ha combattuto per sostituire un regime con un altro regime e chi ha combattuto per la libertà. C’è stata una porzione importante di popolazione che ha combattuto per la libertà e una porzione di popolazione che si è battuta al soldo dei tedeschi o dei russi per tenere un regime di occupazione germanico o crearne uno nuovo di occupazione russo. Mi stupisce che si litighi ancora su un fatto che chiunque abbia studiato la storia non può negare. Perché chi a destra nega che il fascismo era schiavo dei tedeschi non vede la verità e chi a sinistra non vede che c’era una parte della liberazione che voleva svendere l’Italia ai sovietici, altrettanto non la vede. E sa che le dico?
Cosa?
Che mi fa strano parlarne un secolo dopo la marcia su Roma. Cento anni dopo, assurdo.
Eppure è materia di attualità. Perché allora?
Per opportunità di qualcuno. Tenere vivi certi temi è servito dal punto di vista elettorale e associazionistico. Perché c’è gente che ha vissuto tutta la vita di quello. Deve sapere che ho molto affetto per mio nonno che era un uomo di destra e che mi ha saputo raccontare in modo molto chiaro i problemi del fascismo. A cent’anni da Garibaldi – lui ventenne negli anni Cinquanta – non aveva il problema se essere o meno garibaldino. Non c’erano tensioni con i siciliani, o tra i piemontesi e i borbonici. Oggi io mi sento – a parlare di fascismo e comunismo, di antifascismo e anticomunismo – inadeguato, come se mio nonno nel 1950 avesse litigato con un siciliano per l’invasione del Regno delle Due Sicilie. Io voglio superare tutto questo consegnandolo alla storia e senza più dividerci in categorie che non ci appartengono.
Veniamo all’oggi allora: che idea si è fatto dell’ultima tornata elettorale?
Da sindaco credo che questa campagna elettorale abbia premiato i progetti concreti: Milano ha confermato Sala al primo turno; a trenta chilometri, a Novara, ha vinto un sindaco di centrodestra sempre al primo turno. Sono state gratificate la squadra e l’operatività. Determinante è stato chi ha voluto mettere al primo posto la città piuttosto che lo schieramento politico.
Errori?
L’errore grave del centrodestra è stato di scegliere all’ultimo i candidati e di renderli oggetto di mediazione. Dobbiamo saper fare un ‘mea culpa’ e cambiare il metodo di selezione della classe dirigente che deve governare i comuni. Complessivamente, in ultima analisi, le persone sono stufe di avere candidati calati dall’alto che non hanno contatto con la realtà del territorio.
E lei, cosa farà dal 2024 in poi?
Le opportunità sono molte. Ho sempre aspirato a fare il sindaco e mi sta piacendo molto ciò che faccio. Bruxelles, però, è un pensiero che ho di continuo: mi piace come idea e come esperienza. Più del Parlamento, mi affascina il Consiglio d’Europa. Ma da sindaco ho ancora tante cose da fare e il Covid mi ha tolto 14/18 mesi di progettualità.
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Palaferraris-Palaenergica: a giochi fatti, cosa è andato storto?
È andato storto che esiste una piccola parte della popolazione di Casale che butta in politica tutto. Non esiste un palasport che non abbia un ‘naming’ sponsorizzato. Il nostro, a differenza di altri, ha avuto la sensibilità di mantenere in pieno il nome dell’intitolazione.
Trasporti ferroviari: a che punto siamo?
I trasporti sono il Tallone d’Achille di tutti. Stiamo finendo i lavori sulla Casale-Mortara, ma non abbiamo ancora idea di quando sarà messa sui binari la prima littorina.
Casale è stata inserita da Ferrovie come stazione-tappa di un progetto “treno storico”…
Sì, una bella idea per il turismo. Ma non è sufficiente: abbiamo bisogno di un treno quotidiano che ci colleghi a Milano.
Casale Calcio: è arrivata l’ennesima promessa faraonica. È legittimo guardare al progetto con scetticismo?
Ero molto scettico anche io, il primo giorno non volevo nemmeno incontrarli. Ma in Servetti e Padovano ho trovato due ottimi interlocutori, di grande onestà. Non so cosa ci riservi il futuro, ma sono due persone che se chiedono lo fanno “per favore”, che conoscono i limiti di una piccola città e che non sono morbosi nel chiedere sponsorizzazioni. Per ora sono le persone migliori che ho incontrato fin qui in ambito sportivo.
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A proposito di comunicazioni al limite: cosa risponde a chi afferma che il suo metodo comunicativo annunci come ‘straordinarie’ attività che in realtà sono solo ordinaria amministrazione?
Lo stato di manutenzione della città prima e dopo il mio insediamento è sotto gli occhi di tutti: non ho grande fantasia, ma ho la fortuna di avere un ottimo archivio fotografico e da quelle immagini si evince bene cosa è cambiato. In questo senso l’ordinario è diventato straordinario. I pochi che mi accusano, se facessero due passi in città, vedrebbero un numero di cantieri mai visto prima. “L’annuncite” è seguita dai fatti, mi dispiace per loro. Poi lo diceva anche Pericle: bisogna sapere cosa fare, saperlo spiegare agli altri ed essere incorruttibili.
Passa tanto tempo sui social…
Vedo altri sindaci accusati di non essere abbastanza presenti. Io lo sono. Comunico tanto, è vero. Questo mi permette di capire cosa vogliono i cittadini e talvolta di cambiare idea su progetti che avevamo sviluppato senza aver tenuto conto di altri aspetti. Alla sera, soprattutto, mi concentro sulle risposte: ritengo siano parte integrante di questo lavoro. Provo davvero affetto nei confronti dei miei concittadini che mi stanno dando molto sostegno.
Al punto di aggredire chi la critica…
Succede raramente. Le critiche provengono sempre dalle stesse persone: candidate, sconfitte e che non sono entrate in Consiglio. Io non sono riuscito ad emergere come calciatore, ma non per questo insulto chi ce l’ha fatta. E poi quando su un social viene posta la domanda ‘siete soddisfatti di Riboldi?’ e ci sono 500 commenti di cittadini che dicono di sì, cos’altro c’è da aggiungere?
Beh, non è un campione statistico. E, nel caso specifico, è un gruppo di area…
Non è proprio vero. Provate in qualsiasi città del Piemonte a fare la stessa cosa. Non lo reputo un sondaggio, ma una grande testimonianza di affetto. Mi ha dato la carica più di una RedBull.
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Qual è il suo podio delle cose fatte fino ad ora?
Sanità al primo posto: l’ospedale ha recuperato i primariati riaprendo Oncologia e a breve riaprirà anche Malattie Infettive. Sono soddisfatto dei lavori all’argine della Consolata perché sono opere da 9 milioni di euro che Casale aspettava da 25 anni: mettono in sicurezza i quartieri della parte Nord. E al terzo posto metto il lavoro di abbellimento della città: abbiamo cominciato con una pulizia generale e ora lavoriamo sul verde. Abbiamo appena fatto il più grande acquisto di alberi degli ultimi 20 anni: 250 piante e il prossimo anno saranno altrettante.
L’errore più grande commesso dall’inizio del suo mandato?
Avrei voluto incidere di più sulle opere per il treno Casale-Milano.
Un grande progetto da annunciare?
A me è sempre interessato unire l’asse ‘Lungo Po-Castello-Centro Storico’. Ci stiamo lavorando.