Al consultorio? Ora con impegnativa e ticket. Scatta la protesta
Sabato manifestazione in piazza Mazzini. E il Pd presenta un'interrogazione
Ieri in aula anche l'interrogazione sul tema del consultorio
CASALE – Irrituale fuoriprogramma in apertura di consiglio comunale ieri a Casale. Ettore Bellingeri, fuoriuscito dal gruppo della Lega, ha avuto da ridire sull’organizzazione dei lavori dell’aula.
Il motivo è da ricondursi agli ordini del giorno, al solito molto corposi ma la cui scaletta viene da anni stravolta dopo le riunioni capigruppo. Ieri ad esempio il primo argomento a essere trattato è stato il numero 16 in elenco, sul consultorio (ne parliamo più avanti in questo articolo), poi si è proceduto con i primi tre per finire con il numero 8. Gli altri, non tutti, si discuteranno lunedì. Altri ancora slitteranno all’anno prossimo.
Bellingeri, non essendo rappresentato in capigruppo, ha sbottato a microfoni spenti (il suo intervento non è stato ascoltato dai consiglieri collegati in remoto) ma a voce alta: «Cerchiamo di tornare a una certa ortodossia, a una certa ritualità. L’ordine del giorno che viene inviato è completamente sbagliato. Dopo la capigruppo tutti vengano informati!» ha tuonato verso il presidente Fiorenzo Pivetta che ha provato a replicare: «Il consigliere Abbate (anche lui non rappresentato in capigruppo) non si è mai lamentato». «Non mi interessa cosa fa Abbate! Ha gridato Bellingeri, mi mandate mail un giorno si e un giorno no su cose che non c’entrano con l’attività del consiglio!».
Il tutto si è risolto con una promessa di comunicazione al termine delle sedute della capigruppo.
Fabio Lavagno (Pd) ha quindi interrogato l’amministrazione sulle recenti modifiche all’accesso al consultorio di Casale, assunta con una determina a livello regionale.
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«La determina mina il principio di libero accesso, le risposte di Asl e dell’assessore regionale Icardi confermano la necessità (in alcuni casi nda) di percorsi prescrittivi».
A rispondere lo stesso sindaco Federico Riboldi. Da un lato il primo cittadino ha espresso dispiacere ammettendo la problematica: «Nessun sindaco può essere felice quando un servizio viene posto a pagamento per qualcuno – ma ha pure rassicurato – Non bisogna fare allarmismo, il servizio viene erogato ma a condizioni diverse, non siamo di fronte a una soppressione» ha detto prima di elencare: «Non eravamo felici neppure della chiusura di oncologia, dell’assenza del primario a radiologia, della chiusura di malattie infettive, dell’assenza della neonatologa e del primario di cardiologia, nemmeno dei problemi della prima fase vaccinale. Sono tanti gli episodi della nostra sanità che non dipendendo dal Comune non possono trovare consenso dall’amministrazione locale».
«Si fanno diversi gli uguali andando contro il principio di accesso universale su cui si basa il nostro sistema sanitario e la Regione non lo decide con un atto politico ma demanda tutto a un atto dirigenziale, è quantomeno inelegante – ha detto Lavagno dichiarandosi soddisfatto della risposta del sindaco ma invitandolo a compiere un passo ulteriore – Attenzioni questo tema come ha fatto per quelli citati, interessa a tutti i sindaci del territorio».