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    Cuttica
    Generic, Home, Politica
    Marcello Feola  
    12 Febbraio 2022
    ore
    19:02 Logo Newsguard
    Alessandria

    Cuttica è pronto: “Si è messo in piedi il salvataggio della città”

    Il sindaco uscente si ripresenta con tutto il centrodestra, ma Barosini non c'è. Molinari: "Gianfranco mai in tv a piangere"

    ALESSANDRIA – E’ un Gianfranco Cuttica di Revigliasco emozionato quello che, di fronte quasi al doppio delle 70 persone che la sala potrebbe contenere, presenta ufficialmente la sua candidatura a sindaco di Alessandria.

    Al suo fianco, i partiti di centrodestra (Fratelli d’Italia con il presidente provinciale Federico Riboldi e il coordinatore cittadino Alessandro Traverso e Forza Italia con il commissario del partito alessandrino Davide Buzzi Langhi) e il consigliere comunale Elisabetta Onetti a rappresentare la neonata lista civica Per Alessandria, fondata con l’assessore Silvia Straneo, ma non l’assessore Giovanni Barosini (la cui assenza non è passata inosservata e che giusto pochi giorni fa è stato indicato nel direttivo regionale di Azione, il partito dell’ex ministro Carlo Calenda) e con il vicesindaco Franco Trussi – in rappresentanza dei consiglieri comunali di InsiemeAlCentro che appoggiano questa maggioranza – relegato in mezzo alla sala senza diritto di parola (leggi qui il suo commento).

    Collegato in streaming causa Covid, invece, il capogruppo della Lega alla Camera dei Deputati, Riccardo Molinari, che evidenzia la volontà del centrodestra “di rispondere in maniera unita all’appello. Una volontà che ad Alessandria e in Piemonte non è mai stata in discussione, perché le dinamiche della politica nazionale sono diverse. Ringrazio Gianfranco per la sua disponibilità e ricordo il lavoro non indifferente fatto fino a oggi, perché quando entrammo a Palazzo Rosso la situazione era sotto gli occhi di tutti: e se oggi ci sono ancora cose da fare, all’inizio del nostro percorso abbiamo dovuto affrontare problemi strutturali e finanziari come mai nessuno prima”.

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    “Ricordo – prosegue –  il caso di Aral, per il quale desidero dire grazie a Paolo Borasio (che poi si è pure sacrificato, facendo un passo indietro, per il bene della Giunta e di tutto il centrodestra), e ricordo pure il buco di Bilancio che ci siamo trovati all’improvviso, perché se in post-dissesto passi da scrivere un documento con +40 milioni a un altro con -75 milioni le prospettive cambiano, e non di poco. Ma Gianfranco non è andato in tv a piangere, ma si è rimboccato le maniche e, di concerto con il Governo, si è arrivato al Decreto “Salva Alessandria” che ha messo forse per la prima volta sullo stesso piano la nostra città e Roma”.

    Un iter che potrebbe essere ripetuto dopo il ‘caso Atm’, ma Molinari ammette che “non è facile, perché questo Governo non ha la medesima attenzione sul territorio di quello che vedeva la Lega coinvolta in prima persona, ma ci stiamo lavorando con impegno e cercheremo di fare ogni cosa affinché si possa arrivare a una soluzione. Con la stessa concretezza che ha portato il centrodestra, ad Alessandria, a progettare investimenti sulla logistica, sul secondo ponte Bormida, sul nuovo ospedale, sul rio Lovassina e sull’ex ospedale militare”.

    Il primo cittadino uscente appare emozionato, e ricorda subito che “ero abituato a leggere il Corriere dei Piccoli e mi riconosco nel signor Bonaventura, che però terminava la sua avventura con un bell’assegno da 1 milione mentre io chiudo con un debito di 22 milioni che mi è stato appioppato sulla schiena”, in riferimento alla sentenza del Tribunale delle Imprese di Torino sul fallimento Atm. 

    Ecco perché Cuttica sottolinea che “cinque anni volgono al termine, ma di vera operatività alla fine ce ne sono stati scarsi tre, tra Piano di Riequilibrio e pandemia. Eppure, nonostante le tante difficoltà, si è messo in piedi il salvataggio della città, che in caso contrario sarebbe andata incontro al dissesto numero 2”. 

    Il sindaco ricorda che “il primo giorno venne da me l’allora segretario generale con un mazzo di chiavi a dirmi che dopo due giorni sarebbe andato in pensione; poi è scoppiato subito il caso Aral, azienda salvata nonostante qualcuno mi dicesse di farla fallire e che invece oggi,  attraverso un processo concordatario, è una realtà modello che paga i debiti, guadagna e ha ottime prospettive per il futuro”.

    Un futuro nel quale il candidato del centrodestra vede chiaramente solo una cosa: “Lavoro, lavoro e lavoro, perché una città ha dignità solo se c’è lavoro. Alle urne, gli alessandrini dovranno scegliere tra la cultura di una città assistita e quella di una città che ha orgoglio di sé e vuole sfangarsela da sola. Io mi limito a ricordare che essere assistiti sarà pure comodo, ma significa anche essere sottomessi a coloro che elargiscono l’elemosina…”. 

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