Bancarotta Atm: condanne e messa alla prova, scosso il mondo politico alessandrino
"Otto mesi" anche al sindaco di Novi, ai segretari di Lega e Fratelli d'Italia. Ma il caso è ridimensionato
ALESSANDRIA – Bancarotta (semplice) Atm, scosso il mondo della politica alessandrino e novese.
Ieri pomeriggio (giovedì 9 aprile) il Gup Andrea Perelli ha emesso la sentenza che conclude il primo grado di giudizio per amministratori e sindaci di Atm. In mattina aveva assunto la sentenza del Tribunale delle Imprese di Torino che ha visto il Fallimento Atm vincere la causa civile contro il Comune di Alessandria (la città ha dunque un debito di 22.680.111,85 euro).
Dei ventun imputati cinque hanno ottenuto la messa alla prova (Prospero Gastaldi, Giuseppe Farina, Fabio Barisione, Francesco Di Pasquale, Angelo Marchelli).
Gli altri sedici sono stati condannati a 8 mesi di reclusione (in abbreviato, quindi con lo sconto di un terzo della pena) col beneficio della sospensione condizionale della pena e della non menzione: il sindaco di Novi Ligure Gian Paolo Cabella, 76 anni; Gian Paolo Lumi, 64 anni (ex vice presidente della Provincia e segretario della Lega di Alessandria), Alessandro Traverso, 65 anni (coordinatore cittadino di Fratelli d’Italia e presidente For.Al); Arcangelo Mastrandrea, 61 anni; Franco Amisano, 53 anni; Guido Ghidini, 69 anni; Gianfranco Cermelli, 58 anni; Ezio Bressan, 64 anni; Mariagrazia D’Oca, 47 anni; Paola Crescenzi, 60 anni; Fabrizio Munerato, 56 anni; Giovanni Lumiera, 73 anni; Michelino Sassone, 69 anni; Maurizio Pavignano, 51 anni; Roberto Castelli, 55 anni; Massimo Bianchi, 64 anni.
Erano difesi dagli avvocati Tino Goglino, Luca Gastini, Piero Monti, Alexia Cellerino, Marco Balossino, Giuseppe Romano, Giulia Boccassi, Govanni Caniggia, Gian Piero Mazzone, Sergio Favretto, Andrea Vernazza, Pierfranco Ferretti, Roberto Cavallone e Fausto Bellato.
Un caso ridimensionato dove il pubblico ministero Tiziano Masini aveva derubricato l’ipotesi d’accusa da bancarotta fraudolenta a semplice, quindi comportamenti colposi e non dolosi per cui il Pm aveva chiesto per amministratori e sindaci di Atm ante dissesto del Comune di Alessandria 8 mesi di reclusione, dieci mesi per quelli che avevano ricoperto quei ruoli dopo il default.
L’inchiesta aveva approfondito la gestione dell’Azienda dei trasporti alessandrina partendo dalla relazione del curatore fallimentare che aveva evidenziato un pesante stato di insolvenza a partire dal 2008, che si era via via aggravato fino al 2016, anno in cui era stato nominato un liquidatore che fece istanza di fallimento.
Inizialmente, sotto indagine finì il consiglio di amministrazione di Atm, successivamente si era ipotizzata la compartecipazione dell’amministrazione comunale sia nel periodo del dissesto che dopo.
E l’onda degli accertamenti colpì i Bilanci dal 2009 in avanti.
L’indagine aveva già subito un primo ridimensionamento. Poi era stata chiesta l’archiviazione di tutta la parte politica e tecnica del Comune di Alessandria.
Tra gli indagati, infatti, sparirono i nomi di Luciano Vandone (difeso dagli avvocati Marco Conti e Marco Paneri), Pietro Bianchi (assistito dall’avvocato Tino Goglino), Matteo Ferraris (avvocato Alberto Genovese), Giorgio Abonante (difeso dall’avvocato Giuseppe Cormaio), Antonello Zaccone e Carlo Alberto Ravazzano (questi ultimi assistiti dall’avvocato Luca Gastini).