All’Eternit Bis Marsh: «Conta solo la prima esposizione all’amianto»
Al banco il consulente della difesa, in arrivo dall’Università di Pittsburgh. Ha commentato la deposizione di novembre scorso degli esperti della Procura Magnani e Mirabelli
NOVARA – Al processo Eternit Bis sembra di essere tornati a novembre 2021. A sedersi al banco ieri mattina è toccato a uno degli ultimi consulenti della difesa di Stephan Schmidheiny – accusato di omicidio volontario con dolo eventuale di 392 vittime – che si è occupato di analizzare una precedente deposizione: quella dei tecnici della Procura Corrado Magnani e Dario Mirabelli.
Si chiama Gary Marsh ed è un docente americano di biostatistica ed epidemiologia all’Università di Pittsburgh. Il suo intervento di questo lunedì si è in particolare concentrato su cinque critiche differenti mosse alla coppia Magnani-Mirabelli. Si è tornati quindi a parlare di periodo di latenza (il tempo dal primo contatto con l’amianto e l’insorgenza della malattia) e di esposizione comulativa (l’insieme di tutte le esposizioni alla fibra che un soggetto ha avuto nella sua vita). Secondo i due consulenti del Pm la frequenza di mesotelioma all’interno di una comunità dipende strettamente da quest’ultimo concetto.
Marsh però ha obbiettato di fronte alla Corte d’Assise di Novara sostenendo invece che «gli esperti sopravvalutano il valore dell’esposizione comulativa, che sull’insorgenza del mesotelioma non è statisticamente rilevante, e danno poco peso ad altre misure largamente usate». Aggiungendo inoltre che è il tempo ad essere un miglior indicatore della malattia. Un’affermazione che ha spinto il Pm Gianfranco Colace a chiedere «Ma quindi è il tempo o l’amianto a provocare il mesotelioma?», durante il controesame che si è svolto sempre nel corso della giornata per motivi organizzativi. «L’amianto provoca il mesotelioma però è l’esposizione iniziale che è la più importante rispetto a quella tardiva».
Allo stesso modo Marsh ha aggiunto che «non esiste evidenza che un’intensa esposizione all’amianto porta a periodi di latenza inferiore – e inoltre – che ciò che conta è il momento in cui avviene la prima esposizione». Ha poi proseguito affrontando il tema della possibile presenza di amianto a rischio in città non proveniente dalla fabbrica, parlando di polverino e battuto che «avrebbero potuto essere la fonte d’esposizione delle vittime».
Il Pm ha incalzato il tecnico domandandosi «Quindi l’inizio dell’esposizione per i residenti a Casale e i lavoratori dell’Eternit dove la collochiamo? In caso di vicinanza di una residenza a una possibile fonte di rischio, il momento di inizio di cui Lei parla, e di cui sottolinea l’importanza, è il momento della nascita (della vittima)?». Il consulente ha risposto affermativamente.
L’udienza è durata più di nove ore con l’assistenza di un’interprete. Prima di concludere il ct ha voluto sottolineare che «gli esperti della Procura hanno raggiunto conclusioni che non rispettano l’evidenza – perché – sono basate su un’analisi superficiale della letteratura epidemiologica mondiale». Si tornerà in aula un’ultima volta prima della pausa estiva, lunedì prossimo 18 luglio.